Foibe, Ciambetti: i giorni del disprezzo e le necessità del ricordo
Mercoledi 10 Febbraio 2016 alle 11:28 | 0 commenti
Riceviamo da Roberto Ciambetti, presidente Consiglio regionale Veneto, e pubblichiamoÂ
Foibe, dal latino fovea cioè fossa, cava, caratteristica del paesaggio carsico dove se ne contano più di tremila. Nel passato e per lungo tempo  furono utilizzate dalle popolazioni locali come discariche, nelle quali veniva gettato ciò che non serviva più: la scelta di usare queste cavità naturali come luogo di martirio e orrida tomba, tra il 1943 e il 1945  non fu solo frutto di vendetta e rappresaglia,  non solo mirava a creare un clima di terrore tra gli innocenti,  ma voleva essere appunto un gesto di estremo disprezzo, un insulto barbaro con il quale si giungeva a negare ogni dignità anche ai resti mortali di persone assassinate.Â
Con le Foibe siamo davanti ad una  strategia pianificata  di annichilimento di ogni forma potenziale di dissenso oltre che dal bisogno di cancellare la storia e la memoria di terre, popoli e comunità che furono per secoli il nucleo dello Stato da Mar della Serenissima. Â
Le Foibe svelano il volto crudele del regime iugoslavo, che non si faceva scrupolo alcuno pur di raggiungere e mantenere i propri obiettivi. “Colpirne uno per educarne centoâ€, avrebbe detto Mao Zedong con un motto che sintetizza al meglio la strada titina del terrore che investì le comunità italiane per diventare monito a qualunque altro oppositore interno
Con questa logica Tito riuscì a far bombardare per ben 54 volte Zara, città martire, con operazioni inutili dal punto di vista militare ma utilissime nella strategia del terrore teso a suscitare lo sgomento e il timore nella comunità di lingua italiana, in maggioranza veneti-istriani e dalmati.  Lo stesso accadde con la strage della spiaggia di Vergarolla in quel di Pola in cui vittime furono una ottantina di persone, per lo più  bambini e ragazzi, una strage tesa a minare le ultime resistenze di chi non voleva abbandonare la propria terra natia.   Â
Il silenzio con cui si volle seppellire in Italia la tragedia delle Foibe fu emblematico e ancor oggi quel silenzio, e la profonda ignoranza che esso alimenta,  genera mostri, se persino a Trento in queste ore la lapide dedicata a vittime innocenti è stata rubata in segno di disprezzo.
Ignoranza e disprezzo che rinnovano  pagine dolorose seguenti alle Foibe, con l’esodo di istriani e dalmati, finiti per essere stranieri in quella patria in cui  non si volle far luce su pagine che non ebbero  responsabili solo ed esclusivamente i titini ma anche italiani complici degli stermini  di una strategia programmata. Â
Disprezzo nel gettare le vittime nelle foibe, disprezzo, oggi, per i monumenti che rinnovano il ricordo di quei momenti, disprezzo per la verità , un disprezzo che si rinnova come abbiamo visto a Trento. L’ignoranza è nemica della libertà . Per questo dobbiamo ricordare.
 “Si deve incominciare a perdere la memoria, anche solo brandelli di ricordi, per capire che in essa consiste la nostra vita. Senza memoria la vita non è vita… La nostra memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento, persino il nostro agire. Senza di essa non siamo nulla…†diceva Bunuel. La vera morte, l’oblio definitivo è la perdita della memoria. Per questo oggi e non solo oggi vogliamo ricordare le vittime delle Foibe e con quelle l’amaro destino dell’esodo istriano dalmata per riscoprire l’impegno nel dare giustizia agli innocenti e difendere gli ideali di libertà , uguaglianza e fratellanza che sono i pilastri della nostra democrazia, contro ogni forma di totalitarismo, contro il buio della mente, contro l’oscurantismo che ancor oggi minaccia la nostra società .
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