Fiom,Noi unico vero sindacato:VicenzaPiù 198
Domenica 3 Ottobre 2010 alle 11:32 | 0 commenti
Zanni, segretario vicentino dei metalmeccanici Cgil, condanna le provocazioni contro Bonanni e la Porto. Ma avverte: "Non sottovalutiamo la tensione nelle fabbriche, che hanno ragioni precise". Ecco quali (da VicenzaPiù n. 198 in distribuzione)
Giampaolo Zanni sembra tutto tranne che un "duro e puro". Eppure è segretario provinciale della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici Cgil, l'ala intransigente del sindacalismo italiano.
Quella, per capirci, che a differenza dello stesso vertice nazionale Cgil, ha assunto una posizione di no chiaro e netto sull'accordo di Pomigliano d'Arco. Il governo Berlusconi, col ministro del Welfare, Sacconi in testa, la Confindustria, la Cisl e la Uil a difendere il "principio di Marchionne" (o stai alle condizioni dell'azienda, o sei fuori); la Cgil divisa con la Fiom a presidiare il "principio di Landini", segretario nazionale Fiom, che ha ribadito a Vicenza nel seminario Cgil di lunedì 20 settembre: «non sono d'accordo con la derogabilità dei contratti e, in ogni caso, se vogliamo proseguire su questa strada, prima mi pare doveroso sentire gli interessati, cioè i lavoratori. Perché la questione delle rappresentatività non è secondaria. E poi, diciamolo chiaramente, se apriamo alle deroghe il contratto nazionale non esiste più». Zanni, pacato ma fermo, ci spiega le ragioni per cui anche nel Vicentino, terra ancora manifatturiera, il malcontento operaio monta e produce gesti come quello inscenato dalla RdB-Cub contro la segretaria veneta della Cisl, Franca Porto, bersagliata da un paio di volantini (con la faccia di Bonanni "venduto" in una finta banconota da 50 euro) proprio durante il convegno organizzato dalla Cgil a cui partecipavano anche Paolo Pirani, segretario nazionale Uil, e Andrea Tomat, presidente Confindustria del Veneto. «La tendenza in atto è scardinare il contratto nazionale. E' il progetto del governo contenuto nel "Libro bianco sul Welfare" del ministro Sacconi, che in sostanza vuole che non si ponga più alcun limite alle cose lecite e non lecite da fare sui diritti dei lavoratori».
In concreto che significa l'attacco al contratto nazionale?
La parola chiave per capire cosa sta succedendo è "deroga". Cioè la possibilità di derogare, appunto, al contratto nazionale per esempio dei metalmeccanici a livello territoriale o della singola azienda. "In caso di crisi o di disoccupazione", è la giustificazione. In realtà è sempre una deroga in peius, peggiorativa delle condizioni dei lavoratori, una rincorsa al ribasso, un dumping fra lavoratori su base locale.
Ma la legge prevede la possibilità di deroga.
Certo, ma sul livello aziendale, non sul contratto nazionale! Faccio quattro esempi recenti del nostro territorio. Fiamm (delocalizzazione), Salvagnini (100 esuberi), Beltrame (meno 50% del fatturato in un anno), Mecalt (un centinaio di esuberi): in questi quattro casi abbiamo firmato accordi unitari che hanno salvato l'occupazione senza derogare al nazionale ma solo all'aziendale. Ad esempio togliendo il premio di risultato.
Insomma la Fiom, mi sta dicendo, è un sindacato responsabile. Quanto morde ancora la crisi nel settore?
Attualmente nel Vicentino ci sono 40 mila metalmeccanici industriali e circa 6-7 mila artigianali. La percentuale di cassintegrazione è la stessa dei dati nazionali in nostro possesso, che parlano di 600 mila cassintegrati su 1 milione e mezzo di operai del settore. Il picco si è avuto a metà di quest'anno. Parliamo di lavoratori che percepiscono in media 1100 euro al mese.
A sentire gli osanna degli industriali veneti al "modello Pomigliano", c'è il rischio che si estenda anche qui. Lei cosa ne pensa?
Penso che il rischio c'è. Anzi, per la verità Pomigliano qui c'è già . Ma attenzione: alla Beltrame, per esempio, fanno 21 turni, tre in più rispetto all'accordo Fiat a Pomigliano, ma per accordo aziendale, non violando i patti nazionali.
Gli operai vicentini cosa dicono? Il fumogeno contro Bonanni della Cisl e il caso delle tre tute blu di Melfi cacciate dalla Fiat per "comportamento anti-aziendale" sono campanelli d'allarme di una tensione sociale che si avverte anche qui?
La tensione si sente anche qui. Il clima è pesante, c'è insofferenza, soprattutto nelle aziende più sindacalizzate. I lavoratori avvertono che gli accordi vengono presi sulla loro testa.
Ma bisognerà pure parlare delle ragioni che portano ad azioni così eclatanti e rabbiose.
Atti come quello contro Bonanni o come quello degli RdB contro la Porto non sono giustificabili. Anzi danneggiano me che poi faccio fatica a rendermi credibile proprio nel voler spiegare quelle stesse ragioni.
Spieghiamole, allora.
Il problema a monte è la democrazia sindacale. Non è tollerabile che Cisl e Uil decidano di far votare su un ricatto come quello di Pomigliano e poi su accordi nazionali e aziendali non vogliano che i lavoratori votino. E poi c'è la questione della rappresentatività . Prendiamo il contratto nazionale delle coop metalmeccaniche, quasi tutte concentrate in Emilia. Il 90% delle Rsu sono della Fiom, eppure come se niente fosse Uilm e Fim hanno firmato il contratto. Perché sulla rappresentanza non ci sono regole come nel pubblico impiego? Perché ci sono sindacati complici di un modello autoritario di relazioni industriali, ecco perché. Bisogna dirlo.
Ma se lo dite rischiate di essere accusati di radicalismo, passatismo, talebanismo sindacale.
Rispondo dicendo che qui in Veneto, a Vicenza, lo stesso operaio che vota Lega Nord poi si affida a noi della Fiom per difendere i propri diritti. Poi magari ci sono più iscritti alla Cisl per via del fattore tradizione bianca, ma il consenso va a noi. C'è sempre più paura per il futuro, e perciò i lavoratori stanno con noi. Temono che crollino anche gli ultimi baluardi, la gente ha bisogno di essere rassicurata. Si chiedono quale pensione, quale sanità , quali diritti avranno i propri figli. Noi della Fiom diciamo che c'è un limite all'orgia della flessibilità , ed è la dignità . Il lavoratore non è un pacco postale, il lavoro non è una merce.
Per "rassicurare" si può fare anche come il segretario Cgil di Treviso, Barbiero, che si è detto d'accordo con una politica più restrittiva nei confronti degli immigrati?
Non condivido Barbiero, perché si limita a registrare l'aria e a seguire l'onda. Noi dobbiamo avere un'altra funzione: pedagogica, indicando quale progetto abbiamo per il futuro per renderlo migliore del presente. Non fare come Berlusconi o la Lega, che governano sentendo solo la pancia della gente, cioè non governano. Quella di Barbiero è pura demagogia, scimmiotta la Lega e basta.
E così vi diranno ancora una volta che chiudete gli occhi di fronte ad una realtà che non è più quella di trent'anni fa.
Noi siamo un sindacato dei lavoratori che difende gli interessi della nostra categoria ma non in modo corporativo, bensì come soggetto politico generale, cioè guardando anche all'intera società . E siamo autonomi dal governo, dai partiti e naturalmente dai padroni. E questo significa guardare anche agli interessi di chi sta meglio, in un'ottica appunto generale, collettiva, e questa ad esempio è la differenza coi Cobas. Essere sindacato non vuol dire, come vorrebbe Sacconi, ridursi a dare servizi o addirittura sparire del tutto facendo spazio ai soli contratti individuali fra azienda e singolo lavoratore, ma essere, ripeto, un soggetto negoziale, politico, generale e autonomo. Certo che poi, se per "innovare", ci devo rimettere solo io lavoratore, allora negoziare significa dire dei no.
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