Finanza di progetto e finanza di rigetto
Venerdi 20 Settembre 2013 alle 16:57 | 0 commenti
Ieri durante il consiglio comunale di Vicenza si è registrata una inusuale convergenza tra tutti i gruppi che all'unanimità hanno votato un documento in cui si chiede alla Regione Veneto di modificare il gettito di alcune voci per il comparto sanità , al fine di garantire una serie di fondi per la disabilità che a detta degli utenti, delle famiglie e di pressoché tutta la politica berica genererebbe scompensi non sopportabili per centinaia di persone già costrette ad una vita di per sé difficile.
Sul piano astratto si tratta di una prova di responsabilità che non può essere sottaciuta. Lo stesso sindaco però, il democratico Achille Variati, che per anni è stato vicepresidente di quel consiglio regionale che ha in mano parte del borsellino (in una con la giunta), sa bene che quella votata in sala Bernarda ieri a Vicenza non è che una raccomandazione e che sul piano amministrativo non ha alcun effetto vincolante, sebbene sul piano politico potrebbe pesare.
Dal dibattito in aula però poco o nulla si è detto di uno dei motivi che hanno ridotto le casse della regione nello stato in cui versano ora. Ovvero delle iniziative attuate tramite la finanza di progetto, sia in termini di infrastrutture viarie, sia per gli ospedali di nuova progettazione. Il cosiddetto project financing, figlio dell'era Galan continua ad essere continuamente invocato dalle amministrazioni di vari segni politici, Pdl, Pd e Lega in primis. E fino a quando la politica non avrà il coraggio di denunciare la natura criminogena e maligna di uno strumento pensato solo ed esclusivamente per il portafoglio di pochi, le grane come quelle del fondo della disabilità saranno all'ordine del giorno giacché causano sui conti pubblici una crisi di rigetto che potrebbe dissanguarli nel giro di pochi anni. Il che genera poi la perversione conseguente, quella di dover applicare tagli drastici ai bilanci pubblici proprio perché i conti sono andati in rosso, anche ma non solo, in ragione di operazioni che con la res publica hanno ben poco a che fare.
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