Fillea Cgil, il documento dell'incontro odierno con i lavoratori dell'edilizia e con i media
Giovedi 29 Dicembre 2011 alle 17:42 | 0 commenti
Fillea Cgil, il documento dell'incontro odierno con lavoratori e media.
Giovedì 29 dicembre, presso la sede della CGIL di Vicenza, si sono riuniti in assemblea i delegati ed una rappresentanza di lavoratori del settore edile iscritti alla Fillea CGIL per valutare la recente manovra governativa, approvata definitivamente dal Parlamento il 22 dicembre scorso. Alla riunione hanno partecipato Marina Bergamin, segretaria generale CGIL Vicenza, Romano Baldo, della Fillea nazionale e la segreteria Fillea di Vicenza (qui l'intervento di Danilo Andriollo, qui la photo gallery).
Il giudizio sulla manovra è stato complessivamente negativo, perchè ancora una volta si è deciso di intervenire in modo pesante dove è più esmplice e sicuro reperire risorse, colpendo così lavoratrici e lavoratori dipendenti e pensionati. Il cambio di Governo, ad oggi, non ha comportato cambio di politiche e permane il rischio di recessione, accompagnato dal permanere di profonde ingiustizie sul piano della distribuzione della ricchezza prodotta. E' necessario invece un profondo cambio di rotta verso una nuova politica economica, basata sulla giustizia fiscale, improntata alla tassazione dei patrimoni e delle rendite. Le rendite hanno rappresentato in questi anni una modalità perversa di arricchimento, che ha contribuito alla devastazione del territorio ed alla degenerazione del nostro settore. Ora ne stiamo pagando le conseguenze.
Per questo confermiamo il sostegno alle richieste già avanzate dalla CGIL basate sull'introduzione di una tassazione patrimoniale e su una vera lotta all'evasione fiscale, per recuperare risorse da indirizzare ad un nuovo modello di sviluppo, basato non su nuove opere o costruzioni, ma sul recupero, riuso, ristrutturazione.
Nel corso dell'incontro ci si è soffermati sul punto più pesante ed ingiusto della manovra: quello relativo alle pensioni.
L'innalzamento dell'età pensionabile, ben oltre quanto già previsto dalle leggi degli ultimi anni, colpisce in particolare i lavoratori che andranno in pensione nei prossimi anni. Saranno coloro che, anche nei nostri settori, hanno iniziato a lavorare in età giovane e giovanissima. Per questo, con 40 anni di contributi potevano accedere alla pensione, non perchè sono privilegiati, come sembrano pensare anche alcuni ministri, che hanno bisogno di un bagno di umiltà a diretto contatto con chi ha lavorato per anni e anni in un cantiere. Per questo è inaccettabile che vi siano penalizzazioni per coloro che vanno in pensione con 41/42 anni di contributi versati ma con età inferiore ai 62 anni.
Il settore edile è caratterizzato da pesantezza e gravosità del lavoro e dall'assunzione per cantiere, che porta ad una carriera lavorativa frammentata e, spesso, con buchi contributivi che impediscono il raggiungimento della pensione con 40 (41/42) anni di contributi. Non è accettabile pertanto che, per i lavoratori edili, si allunghi la possibilità di accedere alla pensione fino ai 70 anni.
L'aver abolito di punto in bianco le pensioni di anzianità (chiamandole pensioni anticipate, quasi che l'anticipo sia un privilegio) costringerà molti lavoratori a dover rimanere in cantiere fino ad un'età molto avanzata. E' facile, anche se può apparire retorico, ricordare che non è semplice salire su un'impalcatura o su un tetto a 66, 67, 70 anni. Si cambiano aspettative e prospettive di vita; si incide in modo pesante su donne e uomini che lavorano.
Invitiamo coloro che hanno discettato a vanvera sulle pensioni, fino ad affermare che sarebbero stati finalmente colpiti i "privilegiati", e chi legifera in materia a visitare un cantiere in opera ed a parlare con chi ci lavora, per rendersi conto di ciò che comporta il lavoro nei nostri settori.
Apprezziamo l'impegno assunto da Susanna Camusso a non considerare conclusa la vicenda pensioni; rilanciamo le richieste avanzate da CGIL, CISL, UIL e chiediamo alla nostra e alle altre organizzazioni sindacali confederali di continuare la mobilitazione e la lotta fino a quando non si riusciranno a modificare le scelte del Governo, anche ricorrendo, se necessario, alla proclamazione dello sciopero generale.
E' necessario:
ï€ ripristinare il sistema di indicizzazione delle pensioni in vigore fino ad oggi;
ï€ attuare una maggiore gradualità nel superamento delle cosiddette "quote" (somma di età anagrafica ed anzianità contributiva) per l'acceso al pensionamento di anzianità ;
ï€ equiparare sia per le donne che per gli uomini a 41 anni e 1 mese il requisito contributivo per l'accesso alla pensione, indipendentemente dall'età anagrafica;
ï€ eliminare la penalizzazione (2%) previsto per ogni anno di anticipo rispetto ai 62 anni;
ï€ introdurre una maggiore gradualità nell'accesso alla pensione di vecchiaia delle lavoratrici;
ï€ ampliare la platea dei lavori cosiddeti usuranti, per i quali ottenere un anticipo dell'età di pensionamento;
ï€ assicurare reddito e copertura previdenziale ai lavoratori che si trovano senza lavoro, senza ammortizzatori sociali e nell'impossibilità di trovare lavoro fino all'età della pensione.
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