Filivivi ex Lanerossi: la protesta degli indignados di Piovene corre anche sul web
Domenica 20 Maggio 2012 alle 15:05 | 0 commenti
Una pagina di Facebook per mantenere alta l'attenzione sul rischio chiusura: "un grazie a VicenzaPiù"
"Non possiamo permetterci di abbassare la guardia: appena calerà l'attenzione su di noi, per 127 famiglie del territorio inizierà il dramma". Il braccio di ferro tra operai e sindacati, da una parte, e dirigenza di Filivivi Piovene dall'altra è appena all'inizio e l'utilizzo dei social forum diventa un'importante cassa di risonanza per tentare di sensibilizzare le istituzioni.
"Abbiamo creato una pagina di Facebook per pubblicare le foto delle manifestazioni e per far sapere cosa sta succedendo - spiega Federica Perin, una delle operaie in esubero della ex Lanerossi di Piovene, separata e madre di due figli - anche perché, purtroppo, i principali media stanno sottovalutando la grave situazione. Il Giornale di Vicenza ha addirittura fatto sparire il marchio Lanerossi da una foto. Sembra quasi che la Filivivi sia un'aziendina neocostituita che il mercato ha inevitabilmente stritolato; insomma una vittima come tante di questa crisi. Si è volutamente ignorato, invece, cosa rappresenta questa realtà storica per il territorio, forse per far calare il sipario in fretta. Per fortuna voi di VicenzaPiù avete raccolto il nostro appello e compreso il dramma sociale che sta per esplodere". Sì, perchè la Filivivi, partecipata a metà da Marzotto e Verzoletto, altro non è che l'erede dello storico stabilimento Lanerossi di Piovene Rocchette, datato 1868 e che, nel suo fulgore, diede lavoro ad oltre 1500 operai, tanto che lì di fianco sorse anche un moderno quartiere per le famiglie di chi vi lavorava. Il settore tessile da tempo è in difficoltà in tutta Europa, la concorrenza sui prezzi è insostenibile, ma la dirigenza, dopo aver superato un momento delicato nel 2003, tre anni fa rilanciò costituendo appunto Filivivi, che si proponeva di occupare un importante segmento di mercato. Il direttore del personale, Massimo Lolli, manifestò allora grande fiducia, salvo poi dover prendere atto di continue perdite in bilancio. "Siamo uno degli stabilimenti più robotizzati d'Italia - spiega Siro Faccin, operaio e delegato interno RSU - ma sarebbe stato necessario investire in formazione e strutture produttive per far fronte alle richieste del mercato. Invece hanno iniziato subito a portare via macchinari per altre divisioni della Marzotto, abbandonandoci al nostro destino. Con grande senso di responsabilità operai ed operaie hanno accettato turni massacranti, di lavorare anche la domenica, pur di aiutare l'azienda a sopravvivere, ma non è servito. Capiamo che c'è crisi, ma siamo arrabbiati perchè di fronte alle voci di chiusura ed alle nostre preoccupazioni, poco tempo fa hanno minimizzato. Parlavano al massimo di 57 esuberi, invece ora vogliono chiudere e lasciare in mezzo ad una strada 127 persone su 144 dipendenti. Il 70% di queste forze lavoro che non servono più sono donne, molte vicine ai 50 anni, con figli, mutui, in famiglie monoreddito: insomma non ricollocabili sul mercato. Una tragedia per tutto il territorio, perchè veniamo tutti da Piovene e dintorni. E il nostro sindaco Maurizio Colman non ha mosso finora un dito! Allo sciopero di martedì scorso non ha mandato nessun rappresentante della Giunta, mentre non mancano mai a sagre e feste patronali". Prossimo passo, venerdì 25 prossimo, un ulteriore incontro (sarebbe il quarto) coi vertici di Filivivi, ci ricordano "ex Lanerossi", per tentare almeno di trasformare la prevista mobilità di 75 giorni in cassa integrazione straordinaria per due anni, per consentire (sperando che la crisi rallenti) a qualcuno di trovare alternative. "Chiederemo anche all'azienda di finanziare corsi di riqualificazione del personale - fa presente Renato Omenetto, Cgil- perchè questi operai sono specializzati in un compito che oramai il mercato non cerca più. Bisognerà creare loro altre opportunità ".
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