Filippi e FdI AN: un sondaggio per dare la pagella alle banche. Silenzio sui media locali
Domenica 23 Novembre 2014 alle 20:32 | 0 commenti
Il Coordinamento provinciale di Vicenza di Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale ha illustrato venerdì le sue proposte "dalla parte di chi produce" e soprattutto un'iniziativa rivoluzionaria: un sondaggio commissionato a spese del partito per valutare le banche in base al supporto che forniscono allo sviluppo dell'economia locale.
Vista la scarsa, interessata?, eco sulla stampa locale, pubblichiamo qui on demand gratuitamente il video di VicenzaPiu.Tv sull'intervento integrale su questa iniziativa di Alberto Filippi, responsabile regionale per i temi economici, che era presente insieme a Raffaele Speranzon, membro Esecutivo Nazionale e responsabile nazionale temi economici di FdI AN, Sergio Berlato, promotore del rilancio a Vicenza e nel Veneto del partito della Meloni, e Mattia Ierardi, coordinatore per la provincia di Vicenza.
Di seguito publichiamo anche il documento completo del Coordinamento vicentino sul progetto... dalla parte di chi produce
Molti anzi troppi ormai sono gli anni in cui il mondo produttivo e del lavoro, oltre che le famiglie, devono fare i conti con una crisi non solo di grande entità ma anche di grande durata.
Purtroppo la quasi totalità dei provvedimenti generati dal governo Monti, che per inciso prendeva vita da evidenti interessi internazionali ma raccontandoci che avrebbe avuto quale missione quella di salvare l'Italia da una crisi che iniziava a farsi sentire, hanno ulteriormente aggravato e indebolito Il sistema produttivo veneto costituito per lo più da imprese di piccole e medie dimensioni. Del resto è evidente come il successivo governo Letta, per non parlare dell'attuale governo Renzi, non siano riusciti nemmeno minimamente a proporre qualche terapia concreta e credibile capace di ridare ossigeno e speranza a tutti quei piccoli e medi imprenditori, artigiani, liberi professionisti che anche di fronte ad uno Stato a loro ostile per il momento tengono duro e continuano a sperare di poter continuare ad impegnarsi nella produzione di Pil. Noi ci schieriamo apertamente: noi stiamo dalla parte di chi produce! Se ci fosse da scegliere quindi noi non avremmo dubbi: tra difendere il fisco o chi produce noi difenderemo quest'ultimi, tra difendere gli interessi dei potenti, delle multinazionali straniere, delle grandi lobby, ecc ecc e chi produce noi stiamo dalla parte di chi produce in Veneto: il concetto quindi è chiaro!
Per quanto riguarda il settore produttivo e dei servizi del nostro Veneto le principali problematiche sorgono in ragione di quelle dimensioni che in passato hanno fatto la fortuna delle stesse aziende quando il motto " piccolo è bello " rappresentava una peculiarità positiva del nostro territorio che riusciva a riunire le tante realtà simili concentrate in distretti competitivi.
La crisi di domanda interna oggi penalizza le aziende di piccola dimensione che hanno necessità di far crescere l'export ma che non trovano strutture italiane all'estero capaci di agevolare tale percorso. La nostra proposta È quella di riconoscere alle principali associazioni di categoria un contributo statale a fronte di aiuti concreti.
Inoltre quanto ai rapporti con le importazioni e la concorrenza delle produzioni estere noi proponiamo il concetto di reciprocità nei dazi: riteniamo infatti non corretto che ad esempio per alcuni prodotti importati dalla Cina questi per entrare in Italia paghino un dazio del 5,5% mentre gli stessi prodotti o similari esportati in Cina si ritrovano con dazi statali di gran lunga superiori ai quali si aggiungono dazi regionali a seconda del luogo di destinazione che sommati tra loro possono ampiamente superare di oltre cinque volte quello applicato dall'Italia.
Altro aspetto problematico è dato dal credito la cui disponibilità risulta insufficiente per le realtà di piccola e media dimensione; va considerato infatti che il finanziamento del capitale circolante da parte degli istituti di credito assorbito in Italia per oltre il 60% da incarichi di breve termine ed é assai limitato per quelli a medio e lungo termine. Il rating delle aziende italiane è mediamente assai peggiore rispetto ai competitori europei e questo comporta una maggiore difficoltà da parte di queste ad accedere a finanziamenti di medio e lungo termine finalizzati ad investimenti e sviluppo; infatti il merito creditizio è stabilito dal rating delle aziende che solo in piccola parte tiene conto degli aspetti positivi legati all'ambito economico dell'azienda mentre troppo spesso si focalizza sull'andamentale e sull'entità dell'indebitamento. Questo a volte può portare al paradosso che un'azienda in utile può fallire solo perché è in disequilibrio di liquidità e le banche invece di aiutarla ad uscire dalla crisi la affossano più velocemente! Va quindi rivisto il criterio con cui costruire il rating alle aziende.
Inoltre noi proponiamo di abbassare i valori dello spread che identifica il tasso d'usura per la banca e proponiamo il concetto di andamento d'usura e cioè quelle crescite in tempi brevi degli spread che a volte si verificano quando un istituto di credito percepisce che il suo cliente non può fare a meno del prestito bancario a breve ed è costretto ad accettare quindi incrementi dei tassi nello smobilizzo e nel salvo buon fine indiscriminati.
Inoltre vorremmo proporre una condizione di buon senso e cioè slegare dal rating ogni prestito garantito da garanzie reali abbassando quindi in questo caso ulteriormente il valore del tasso considerato usuraio.
Vorremmo inoltre che venga rispettato quanto normato da privacy e legge antitrust e precisamente che sia sancito il divieto di richiedere al cliente dati sensibili anche commerciali di pertinenza delle altre banche.
Annunciamo qui un importante iniziativa ( sondaggio ) finanziata dal partito fratelli d'Italia Vicenza che interrogherà un nutrito campione di partite IVA Venete finalizzato a verificare non quale sia la competitività commerciale degli istituti di credito che operano in Veneto ma che tipo di percezione ha il cliente delle stesse circa i valori dell'onestà , della sincerità informativa, della fiducia, della disponibilità nel bisogno a rilasciare maggiori fidi o prestiti, oltre alla qualità dei servizi ricevuti.
Uno degli annosi problemi che attanaglia ogni tipo di imprenditore è dato dalla burocrazia e dalla oppressione fiscale. Tra tasse, contributi previdenziali e burocrazia le imprese italiane sopportano un costo annuo di quasi 249 miliardi di euro di cui secondo la Presidenza del Consiglio dei Ministri 31 miliardi rappresentano i costi amministrativi che le aziende italiane patiscono ogni anno per districarsi tra timbri, certificati, formulari, bolli e pratiche varie, e di questi 31 miliardi quasi tutti sono a carico della piccola e media impresa essendo quelle grandi più strutturate. Il costo della burocrazia rappresenta circa due punti di Pil una cifra incredibile e di fatto la burocrazia diventata una tassa occulta che ci sta soffocando! Un peso eccessivo che non ha uguali nel resto d'Europa. La lentezza della macchina pubblica e il numero degli adempimenti richiesti continua ad essere eccessivo. Una legislazione spesso indecifrabile dove assumono maggior valore le varie interpretazioni comunicate tramite circolari interne hanno generato un velo di sfiducia tra imprese private e pubblica amministrazione che non sarà facile rimuovere (es. Agenzia Entrate vedi circolare sulla rivalutazione dei beni d'impresa che leggendo la legge andava in direzione favorevole alle aziende che avrebbero migliorato il rating facendo emergere il vero patrimonio, mentre l'agenzia delle entrate ha vanificato il tutto, sostituendosi di fatto al legislatore, e obbligando chi avesse voluto utilizzare tale strumento ad una tassazzione su beni che le tasse le hanno già pagate!).
Noi proponiamo che innanzitutto siano le grandi multinazionali a dover dare l'esempio e a pagare quanto dovuto cosa che invece non accade palesando uno Stato Italiano forte con i deboli e debole con i forti (pensiamo ad esempio alla mancata tassazione e ai buchi normativi in materia fiscale riguardanti i grossi introiti di Google, Amazon, E Bay, che pur avendo i magazzini logistici in Italia le tasse le pagano in ben altri paradisi fiscali). Siamo decisamente contrari a quanto accaduto circa gli sconti fiscali a vantaggio della lobby del gioco d'azzardo delle macchinette mangia soldi che alcuni governi colpevolmente ha scontato a qualche decina di milioni di euro i 100 miliardi di debiti fiscali. Poi però se una commessa per errore omette uno scontrino di un euro allora avrà la prova di tutta la forza del fisco italiano. Ovviamente noi siamo per eliminare la presenza delle macchinette mangia soldi e di prevederle al limite solo negli alberghi con sale apposite e con l'auspicio che siano frequentate per lo più dai turisti stranieri.
In materia fiscale noi siamo per una semplificazione radicale dove un'azienda in una paginetta può facilmente arrivare a pagare un'unica tassa che non possa superare più di cinque punti percentuali l'imposizione fiscale media europea. Noi pretendiamo quindi di mettere in Costituzione un tetto alle tasse!
Noi inoltre siamo stra-convinti che per rilanciare le aziende sia necessario instaurare l'esenzione fiscale extra profitti per il prossimo triennio: in sostanza quindi un imprenditore scommette su se stesso e salvo i casi di forza maggiore ed eventi calamitosi, si impegna a pagare quanto pagato mediamente nei tre anni precedenti e considerando ogni profitto extra tutto guadagno per l'azienda non tassabile. La ratio di questo provvedimento appare chiara e cioè quella di incentivare l'imprenditore a rendere più competitiva possibile la propria azienda senza timore di dover dividere con il suo socio occulto di maggioranza, cioè il fisco, ogni risultato positivo derivante da un rischio imprenditoriale e da impegni e investimenti personali.
Vorremmo inoltre un fisco più equo anche circa il riconoscimento sulle perdite su crediti che dopo un anno oggi vedono nemmeno riconosciuta la detrazione dell'Iva per il soggetto che ha subito la perdita; quindi noi proponiamo che ogni anno prima del deposito del bilancio l'azienda possa inviare all'Agenzia delle Entrate una lista nella quale i clienti che non hanno pagato siano precisamente inseriti: questi evidentemente non entreranno nel computo dell'utile aziendale se non l'anno successivo, e solo in caso di reale pagamento, altrimenti potrebbe accadere, come oggi accade, che un imprenditore si vede costretto a pagare l'Iva oltre che tasse su un finto utile di bilancio, anticipare i soldi ai fornitori sperando per questo di essere sostenuto dalle banche e poi in caso di mancato pagamento non solo non vede i soldi a lui dovuti ma anche non potrà mettere tali valori come perdite su crediti se la crisi non gli consente di avere utili e se sono passati più di 12 mesi l'Iva non potrà nemmeno recuperarla direttamente e intanto magari fallisce! In alternativa proponiamo la fatturazione al momento del pagamento, cioè io fatturerò non quando consegno il bene ma quando incasso il credito.
Per noi l'IVA deve poter essere compensata totalmente (ad esempio con il dovuto INPS).
Oltre a questo riteniamo che l'INPS converta in contributi figurativi quei contributi versati da tutti coloro che oggi o un domani di tali versamenti non potranno godere : ad esempio chi per due anni era inserito nel contratto di co. co. co. , o comunque lavoratore dipendente, e poi è diventato libero professionista e ha versato contributi oggi ha la certezza di averli versati invano ... e questa ci sembra una rapina.
La prostituzione così come non regolata oggi avvantaggia solo sfruttatori e delinquenti ed rappresenta un pugno al decoro e alla civiltà : se normata come in molti altri Paesi rappresenterebbe quello che nei fatti è e cioè un'industria capace peraltro se giustamente tassata di contribuire alle casse dello Stato per oltre 3 miliardi di euro all'anno.
Una questione che vorremmo fosse chiara è che ogni soggetto che gode della cassa integrazione debba essere utilizzato per lavori socialmente utili, a beneficio degli enti locali in modo particolare dei comuni, che spesso faticano a trovare le risorse sufficienti per dare i servizi dovuti (pulizie, assistenza anziani, assistenza presso asili e scuole ecc).
Pagamenti:
Nonostante la giustizia civile sia lentissima, il credito sia concesso con il contagocce, nonostante che la burocrazia abbia raggiunto livelli ormai insopportabili, la Pubblica Amministrazione rimane oggi la peggiore pagatrice d'Europa.
Noi ci batteremo con tutte le nostre forze affinché sia recepita quella norma europea in tema di pagamenti attualmente operante in Italia solo sui prodotti alimentari. Siamo favorevoli quindi all'istituzione di una banca dati del cattivo pagatore dove lo Stato ad oggi rischia di essere iscritto per primo! Quale misura temporanea pretendiamo che tutti i crediti dello Stato o della pubblica amministrazione siano immediatamente garantiti da un'emissione di titoli capaci di essere consegnati in banca in modo che questa debba anticipare il credito pubblico evitando assurdi fallimenti di aziende private colpevoli solo di aver venduto merci o prestato servizi ad aziende pubbliche o ad istituzioni statali.
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