Fiera Vicenza, M5S: è di tutti, ma senza donne
Giovedi 7 Novembre 2013 alle 16:50 | 0 commenti
Movimento 5 Stelle Vicenza, i portavoce e consiglieri comunali Ferrarin Daniele, Zaltron Liliana - Fiera Vicenza S.p.A è una società appartenente a tre Enti pubblici (Comune di Vicenza, Camera di Commercio di Vicenza a Provincia di Vicenza) che detengono una quota paritetica del 32,1% ciascuno, e quindi il 96,3% del capitale sociale è a tutti gli effetti pubblico.
Il CdA è complessivamente costituito da 7 membri eletti tra i soci; ciascuno degli enti pubblici sopra citati ha diritto di nominare due  amministratori, uno, invece spetta ai soci privati che detengono la minoranza delle quote (3,7% sul totale delle quote).
Il gruppo consiliare M5S in data 6 agosto 2013 ha presentato un’interrogazione in merito al mancato rispetto delle cosiddette quote rosa, di cui al DPR 251/2012, nelle nomine del consiglio di amministrazione dell’ente Fiera Vicenza Spa interamente rappresentato da componenti di genere maschile.Â
La risposta che abbiamo ricevuto dal Comune di Vicenza ci ha lasciati basìti; ci è stato risposto, infatti, che "nessuna delle pubbliche amministrazioni ... pur computando ai sensi dell'art.2359 c.2 cc. ... dispone della maggioranza dei voti sufficienti per esercitare una influenza dominante nella assemblea ordinaria  .... non essendo dunque Fiera Vicenza soggetta al controllo ... si ritiene che il D.P.R. 251/2012 non trovi applicazione per la Società ,  ... nessuna delle tre esercita, per le ragioni sopra esposte, il controllo ... si ritiene che Fiera Vicenza medesima non sia tenuta a conformarsi alle previsioni regolamentari del D.P.R. 251/2012"Â
L'interpretazione fornita dal Comune di Vicenza, valuta distintamente gli ambiti di competenza dei tre enti pubblici proprietari dell’ente Fiera, ignorando il principio della  parità di genere nella partecipazione ai processi decisionali, a cui tutta l'Unione Europea si va sempre più conformando.
In sostanza ci viene risposto che il Comune di Vicenza, con la detenzione di una quota di proprietà  paritetica (del 32,1% sul totale) non può essere considerato  titolare del "controllo" (come tecnicamente specificato nell'ex art.2359)  e la Fiera Vicenza S.p.A non può,quindi,  essere considerata una "società controllata" dal Comune, sottraendosi così anche dagli obblighi imposti per le quote rosa nel Consiglio di Amministrazione.
Quindi i tre soci principali, essendo tutti e tre enti pubblici (la camera di commercio è un ente autonomo di diritto pubblico) proprietari di identiche quote societarie,  "pur computando i voti alle società controllate",  sono  considerati separatamente  per quanto concerne il diritto alla parità di genere  previsto nel controllo delle attività dell’Ente Fiera,  nonostante essi debbano sottostare ai principi di diritto pubblico per quanto concerne l'esercizio del controllo stesso.
Il Comune di  Vicenza si appiglia al cavillo tecnico art.2359 (maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria) che matematicamente di fatto non c'è, se si guarda solo al proprio ambito di competenza, affermando che il controllo non è posto formalmente in capo a nessuno dei tre enti pubblici!
Tecnicamente però Fiera Vicenza S.p.A  è res pubblica perché è per più del 96,3% in quota pubblica, e se anche gli altri soci, in quota paritetica, assumessero la stessa interpretazione del Comune di Vicenza, nel CdA di Fiera Vicenza S.p.A la parità di genere sarebbe completamente disattesa.Â
Com'è possibile accettare un’ interpretazione così limitata per una città che ha delle grandi ambizioni come Vicenza?Â
E' corretto che il Comune di Vicenza si limiti a valutare il proprio ambito quota relativo e volutamente ignori il particolare quadro complessivo dell'assetto societario? Â
Paradossalmente l'Unione europea mira all'obiettivo minimo di una quota del 40% di amministratori di sesso femminile entro il 2020.Â
Il DPR 251/2013 è una normativa scarna, che non spiega chi si debba fare carico delle quote di genere quando il capitale è suddiviso tra diversi enti, nessuno dei quali ha la maggioranza assoluta delle quote societarie.
Quand'anche il Comune di Vicenza, C.C.I.A.A. e Provincia di Vicenza  ritenessero di concordare con il parere legale (allegato in risposta alla interrogazione dei Consiglieri del Movimento 5 stelle) che il DPR 251/2012 non è applicabile alla Fiera di Vicenza, va rammentato che è sempre possibile una applicazione volontaria dei principi di una normativa, se la si ritiene corretta.Â
Il fatto, invece, che si sia preferito pagare dei consulenti esterni per avvalorare una scelta politica maschilista, dimostra senza ombra di dubbio che in Fiera il "problema discriminazione di genere" esiste!
E' banalmente chiaro che il controllo è di fatto praticato dalla sinergia della "compagine" di maggioranza; la logica a "compartimenti stagni" del Comune di Vicenza nei fatti vanifica i buoni propositi del D.P.R. 251/2012.
Auspichiamo, per il bene collettivo di tutti i vicentini, che ciascuno dei 3 soci, per proprio "ambito di competenza" nei suoi due seggi assegnatigli, garantisca entrambi i generi, e nel caso permanesse il dubbio, procederemo alla segnalazione  al Ministero delle pari opportunità , secondo il comma 4 dell'art.4 del citato DPR.Â
La parola d'ordine per risollevare Fiera Vicenza S.p.A  è: sinergia ... con le donne!Accedi per inserire un commento
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