Fibre vegetali e intrecci nel Neolitico, un workshop il 19 e il 20 maggio
Giovedi 17 Maggio 2012 alle 23:18 | non commentabile
 
				
		Comune di Vicenza - Un workshop con il Museo naturalistico archeologico di Vicenza
Collegare il museo con il territorio, valorizzandone le specificità : con questo obiettivo il Museo naturalistico archeologico di Vicenza propone, per il fine settimana del 19 e 20 maggio prossimo, un progetto aperto a tutti, i cui contenuti scientifici e formativi coinvolgono le due sezioni del museo, quella naturalistica e quella archeologica. Sulla scia dei positivi risultati ottenuti dai workshop organizzati negli anni scorsi ("Asce in pietra levigata" e "Paolo Lioy e il Lago di Fimon.
Una storia archeologica da riscoprire") il museo ha organizzato  un seminario sul tema dell'intreccio delle fibre vegetali ad opera  dell'uomo in epoca antica.
Sabato 19 maggio al Museo naturalistico  archeologico si terranno dalle 15 alle 18 dei momenti di approfondimento  con interventi di Vincenzo Tinè, Soprintendente per i beni archeologici  del Veneto, di Cesare Ravazzi (Cnr - Istituto per la dinamica dei  processi ambientali), Mauro Rottoli (laboratorio di archeobiologia dei  Musei civici di Como) e Luisa Moser (Soprintendenza di Trento). 
Si  prosegue domenica 20 maggio con un laboratorio al Lago di Fimon:  escursione e raccolta di materiale (dalle 10 alle 12) da utilizzare poi  nei laboratori del pomeriggio (dalle 15 alle 18). Si conclude alle 18  con la narrazione-spettacolo "Fimon 1864. Ossi e pignatte; gli scavi  archeologici di Paolo Lioy, poeta della scienza" di e con Carlo  Presotto, attore della Piccionaia, che partendo da lettere, relazioni,  racconti e documenti dell'epoca raccolti da Antonio Dal Lago, condurrà  gli spettatori nella strana avventura di Paolo Lioy, naturalista e  scienziato, armato di cultura vasta e visionaria, sulle tracce di  insediamenti preistorici intorno al lago di Fimon. Nel racconto spiccano  gli sguardi scettici e diffidenti dei contadini di Fimon, il cui mondo  chiuso e definito da un tempo circolare sempre uguale a se stesso, viene  scardinato dalla fede nel progresso e nella storia del giovane  appassionato.
Il tema dell'intreccio delle fibre vegetali è stato  scelto dalla necessità di approfondire le conoscenze su alcuni reperti  conservati in museo, che testimoniano l'uso della tecnica  dell'intreccio. Un frammento di nassa è un piccolo reperto recuperato  negli anni ‘40 durante lo scavo della torba nella Valle della Fontega,  costruito intrecciando piccoli rami di salice. Negli scavi condotti alla  fine degli anni '60 a Molino Casarotto sono stati rivenuti alcuni  frammenti di intonaco, grossolani frammenti di terra bianca,  probabilmente applicati alla parete di una capanna, sui quali erano  evidenti delle tracce di impronte molto probabilmente lasciate da canne  palustri. Sempre nel sito del Molino Casarotto sono venuti alla luce  vasi in ceramica, che riportano sul fondo delle impronte lasciate da  stuoie. 
La mancanza di studi specifici su questi reperti è un valido  motivo per avviare un progetto di ricerca sulle materie prime  utilizzate per costruire le stuoie, le tecniche di lavorazione e l'uso  di queste nella produzione di ceramica, con l'ausilio di specialisti del  settore esperti di palinologia, paleobotanica e simulazione  archeologica.
Dagli studi palinologici si possono ricostruire le  diverse formazioni vegetali che partecipavano in epoca neolitica a  comporre il paesaggio e che venivano utilizzati per costruire le nasse e  le stuoie, mentre un aiuto per comprendere come venissero usati i  cereali ci può venire dall'archeobotanica.
Dall'individuazione delle  specie vegetali disponibili, sarà quindi possibile, attraverso la guida  di esperti del settore, sperimentare l'uso di questi materiali per  trasformarli in oggetti e strumenti di lavoro, percorrendo tutto il  processo produttivo a partire dall'individuazione della materia prima  fino alla produzione del prodotto finale: le stuoie. Con la  ricostruzione di vasi in ceramica si potrà cercare di studiare  attraverso quali processi di lavorazione le stuoie lasciano le loro  impronte sul fondo dei vasi. Un percorso analogo verrà seguito per  sperimentare l'intreccio di vimini.
Per informazioni: Museo  naturalistico archeologico, 0444 222815 -www.museicivicivicenza.it;  associazione Studio D, 049 2610476; Cooperativa I Berici, 348 7548756.
 
  
		
		
	 
				     
				     
				     
				    