Festa Multietnica al Baronio: 500 immigrati sotto il segno dell'integrazione, soprattutto tra loro. Presidente Immigrati: "Andate a votare, solo così possiamo chiedere"
Sabato 31 Ottobre 2015 alle 19:25 | 0 commenti
C'è una novità , quest'anno in quella che viene chiamata Festa Multietnica, organizzata dall'Unione Immigrati di Vicenza e che si è svolta oggi al'Istituto Baronio e che ha visto la partecipazione di circa cinquecento immigrati provenienti da ogni parte del mondo e tra loro anche i profughi dell'Hotel Virginia di Sandrigo e dell'Hotel Adele di Vicenza. La differenza, rispetto alle precedenti edizioni, è la forte volontà di integrazione, sopratutto tra loro. Una cosa non da poco, che l'ottusità della demagogia spicciola - quella che fa di tutta un'erba un fascio, nemmeno considera (quì il video documento che vi... colpirà , ndr).
A volte, infatti, è più difficile mettere assieme culture diverse - ad esempio all'interno di quell'enorme continente che è l'Africa - che non "integrarsi" nel paese in cui, per vari motivi, si decide di vivere.
Il torneo di calcio di dieci squadre, durato dalla mattina fino alle cinque del pomeriggio, è stato un modo efficace per l'interazione in questo senso. "Molti giovani, e appassionati, qualche impeto ma mai nessun problema", mi dice Coulibaly Bdrisa Bassani, l'organizzatore tecnico del torneo, indicandomi un ragazzo che palleggia: "Vedi quello? Secondo me è un fuoriclasse". "Lo sport è una cosa che unifica sempre - ha commentato Federico Formisano, il presidente del Consiglio Comunale che ha pure arbitrato una partita e che assieme all'assessore ai servizi sociali Isabella Sala rappresentava l'amministrazione comunale". E ha aggiunto: l'integrazione è dura e difficile ma mi pare che qualche segnale positivo ci sia."
Il segnale positivo parte naturalmente anche dal fatto che le polemiche sulle elezioni per i rappresentanti dell'Unione Immigrati, che si terranno a febbraio si siano un po' smorzate. E la festa, altra differenza, aveva come scopo anche il richiamo il voto. "Venite a votare, se non votiamo non possiamo avere niente", ha ripetuto davanti alle comunità il presidente dell'Unione Immigrati Sall Maouhamadou.
Sport che unisce e che manda quel messaggio di poter essere rappresentati. Ma anche quelle bancherelle con bandiere diverse, dall'Africa al Sudamerica passando per l'Europa dell'est e quella sfilata di costumi, canti e balli che le varie comunità hanno messo in scena in serata. Attenzione, però, non c'era niente di naif e di ghettizzante in tutto questo, nonostante l'assenza quasi totale di italiani - ce n'erano veramente pochi e una squadra vicentina (era prevista quella degli alpini) non si è vista - che si sono persi l'occasione di assaporare suoni e sapori - con l'offerta di un buffet di cibi etnici - di mondi diversi. La cosa, naturalmente, può anche essere secondaria, perché la festa multietnica è stata sopratutto un confronto tra la miriade di comunità che risiedono a Vicenza. Le associazioni dell'Unione Immigrati di Burkina Faso, Serbia, Togo, Algeria, Sri Lanka, Senegal, Marocco, Costa d'Avorio, Bangladesh, Tunisia, Ucraina, Ghana, Nigeria, Santo Domingo, Guinea, Cina, Ex Yugoslavia, Romania, Filippine, Albania e Cambogia forse non erano tutte presenti, ma i colori rappresentanti erano comunque vari.
E alla domanda "Vi sentite discriminati", la risposta è stata quasi unanime: "qui si sta bene, non c'è nessuna discriminazione". "Certo, ci sono le campagna di stampa, ma spesso i media gonfiano le cose anche se fanno il loro lavoro", ha commentato il vicepresidente dell'Unione Immigrati Zakaria El Mohajir. "La paura c'è e a volte viene montata ad arte per certi scopi - ha sottolineato Mattia Pillan, di Sel e uno dei promotori del "Consiglio degli stranieri - è innegabile, ci possono essere degli aspetti negativi ma la stragrande maggioranza delle persone che sono qui sono qui per imparare, per lavorare, per fare la loro vita.
E i richiedenti asilo? Erano presenti anche loro, qualche decina. Hanno partecipato con quattro squadre ed alcuni erano pure un po' tristi perché la squadra ha perso. Sulla questione integrazione, non hanno espresso nessun parere negativo sul fatto dell'accoglienza. Di poche parole, alcuni portavano nello sguardo davanti alla telecamera quella diffidenza tutto sommato normale, salvo poi, a telecamera spenta, chiedere una sigaretta e dire "Rispetto ad altri paesi europei dove sono stato, l'Italia non è affatto razzista".
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