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Femminicidio, lettera aperta ai giornalisti veneti della deputata Silvia Benedetti: “rischio di banalizzare e quasi giustificare il male”

Di Lettere al direttore Lunedi 17 Dicembre 2018 alle 15:48 | 0 commenti

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Egregi giornalisti, il femminicidio è un fenomeno ancora troppo diffuso, in Italia. Per combatterlo non basta piangerne le vittime, occorre comprenderne le caratteristiche. Nei primi mesi del 2018 già 94 uomini hanno compiuto un femminicidio ed in Veneto ne avviene uno ogni 45 giorni. Che la frequenza sia inferiore rispetto ad altre regioni italiane e che rispetto ad altri paesi in Italia i femminicidi siano inferiori è una magra soddisfazione.

Sia perché, come segnala l’Istat, la misurazione del fenomeno è difficile e quindi non sempre precisa, sia perché ogni caso costituisce un qualcosa di inaccettabile. Quasi sempre le vittime sono donne uccise per il rifiuto del dominio o del possesso dell'uomo, spesso dopo aver subito una serie di maltrattamenti sfociati nell’atto estremo del partner. Il problema maggiore, a differenza di quanto spesso viene affermato, non è la mancata denuncia della donna ma l’uomo che compie tali atti. Quasi mai la colpa va attribuita a disturbi: le cause sono rabbia, negazione del fallimento. Si tratta di violenza sessista, di ossessione di controllo e di potere frutto di una visione del mondo patriarcale in cui la donna ha un ruolo di subalternità e di sottomissione all’uomo. Prima se ne diventa consapevoli prima le statistiche potranno avvicinarsi allo 0, l’unico numero accettabile. A tal fine in Italia stanno sorgendo i CAM, Centri Antiviolenza Maschile, di supporto per gli uomini che riconoscono di avere un problema di violenza. La sottovalutazione o errata definizione del problema dipende anche, a mio avviso, dal fatto che spesso sulla stampa accade di leggere o sentire frasi del tipo “Era un ragazzo d’oro, di sani principi”, come accaduto per Gianfranco Fallica di Paternò. Accetto tali definizioni per chi ha subito una disgrazia, per chi è morto di cancro, non per chi pesta, chi maltratta, chi uccide donne e bambini. E’ tempo che i giornali ed i mezzi d’informazione non giustifichino più e non banalizzino più accadimenti simili, anche censurando gli interventi di chi prova a difendere l’indifendibile. Ricordo che un anno fa è stato sottoscritto a Venezia il “Manifesto delle Giornaliste e dei Giornalisti per il rispetto e la Parità di Genere nell’Informazione”. Esso richiama la Convenzione di Istanbul del 2011, che condanna “ogni forma di violenza sulle donne e la violenza domestica” e che cerca di prevenirla attraverso il raggiungimento dell’uguaglianza. Il Manifesto impegna gli aderenti ad “adottare  un  comportamento  professionale  consapevole  per  evitare  stereotipi  di  genere  e assicurare massima attenzione alla terminologia, ai contenuti e alle immagini divulgate”, nonché ad “utilizzare il termine specifico “femminicidio” per i delitti compiuti sulle donne in quanto donne e   superare la vecchia cultura della  “sottovalutazione  della  violenza”:  fisica, psicologica, economica, giuridica, culturale.”
Se la politica non deve vessare il giornalismo querelando un vignettista vietandone il sacrosanto diritto alla satira, d’altro canto esiste una responsabilità del giornalismo nella formazione culturale del paese, specialmente in questi anni in cui le informazioni sono più facilmente fruibili. Mi auguro pertanto che le adesioni al manifesto aderiscano sempre più giornalisti e raccontando la verità senza edulcorarla, rendano giustizia alle vittime e contribuiscano alla riduzione di nuovi casi.

On. Silvia Benedetti

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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