Feltri, Boffo e lo sputtanamento mediatico
Giovedi 10 Dicembre 2009 alle 23:22 | 0 commenti
Redazione di VicenzaPiù   Â
Riportiamo due pezzi pubblicati su IlSole24Ore.com.
Uno del 3 settembre, sulle accuse fatte, nelle prime pagine del suo quotidiano, da Vittorio Feltri, direttore de Il Giornale, a Dino Boffo, direttore de L'Avvenire, che per quelle accuse si è dignitosamente dimesso. L'altro del 4 dicembre, in cui Feltri ammette di aver sbagliato, semplicemente (marginalmente?) nella risposta a una lettrice e senza, per questo infamante errore, dimettersi.
Sono 2 pezzi che sottoponiamo al giudizio dei lettori, volutamente a distanza temporale dal caso, perché fotografano un certo modo di fare (uso del) giornalismo per infangare qualcuno col massimo risalto e con le peggiori accuse, salvo, poi, in qualche riga nascosta, ammettere, quando va bene, che le accuse erano infondate.
La domanda che nasce, sollecitata dal caso nazionale, se non internazionale, visto il coinvolgimento del Vaticano, è se anche a Vicenza qualche esponente della sua stampa (giornalista, mah? Parola troppo nobile in questo caso! N.d.r.) faccia o abbia fatto tramite la carta stampata opere di killeraggio personale e preventivo prima di ogni sentenza , convinto (da solo o da chi il killeraggio l'avesse ispirato) che lo ‘sputtanamento mediatico' sia giornalismo o compito del giornalismo (www.vicenzapiu.com/?a=comunicati&o=1962).
Ecco i pezzi, a voi le riflessioni.
Il Sole 24 ore.com
4 dicembre 2009
Caso Boffo, Feltri ci ripensa: «Giornalista prestigioso e apprezzato». La Cei: scuse tardive
«Il caso è chiuso» afferma il direttore de 'Il Giornale', Vittorio Feltri, in merito alla vicenda che vedeva coinvolto Dino Boffo, ex direttore dell«Avvenire, rispondendo a una lettera di una lettrice. «Personalmente - scrive Feltri - non mi sarei occupato di Dino Boffo, giornalista prestigioso e apprezzato, se non mi fosse stata consegnata da un informatore attendibile, direi insospettabile, la fotocopia del casellario giudiziario che recava la condanna del direttore a una contravvenzione per molestie telefoniche».
«La ricostruzione dei fatti descritti nella nota - prosegue Feltri - oggi posso dire, non corrisponde al contenuto degli atti processuali.
All'epoca giudicammo interessante il caso per cercare di dimostrare che tutti noi faremmo meglio a non speculare sul privato degli altri, perché anche il nostro, se scandagliato, non risulta mai perfetto. » «La cosa da piccola divenne grande - prosegue Feltri - ma forse sarebbe rimasta piccina se Boffo invece di segretare il fascicolo, lo avesse reso pubblico, consentendo di verificare che si trattava di una bagatella e non di uno scandalo. Dalle carte infatti, Boffo non risulta implicato in vicende omosessuali, tantomeno si parla di omosessuale attenzionato».
Tutto ciò «conferma il valore della persona del dottor Dino Boffo che, ancor prima delle tardive ammissioni del direttore Feltri, si era messo da parte per non coinvolgere la Chiesa che ha sempre servito con intelligenza e passione per molti anni». Lo afferma il direttore dell'Ufficio Cei comunicazioni sociali, mons. Domenico Pompili, dichiara al Sir, l'agenzia stampa della Cei, in relazione a quanto il direttore Vittorio Feltri scrive oggi su «il Giornale» in merito al «caso Boffo»
Il Sole 24 ore.com
3 settembre 2009
Feltri: «Non volevo le dimissioni di Boffo»
«Sono affari interni alla Chiesa», ha dichiarato il direttore sul sito de Il Giornale. «Immagino che Boffo avesse i suoi buoni motivi per dimettersi» ha aggiunto «Mi dispiace umanamente, le dimissioni non erano quello che volevo». Il direttore de Il Giornale, Vittorio Feltri, commenta così l'addio di Dino Boffo ad Avvenire, aggiungendo, secondo quanto riporta il sito del
quotidiano che dirige, che «sono affari interni alla Chiesa».
«Il direttore di Avvenire si è dimesso a causa mia e dell'attacco del mio giornale? Mi si attribuisce un potere che so di non avere, se lo ha fatto e se il Vaticano ha accettato le sue dimissioni, ci sarà un buon motivo», ha affermato Feltri, interpellato dalle agenzie di stampa. Il direttore de Il Giornale ha spiegato di non aver né vinto, né perso: «Non c'è niente né da vincere, né da perdere, piuttosto qualcuno si deve rimangiare gli insulti e tutto quello che è stato scritto su di me, compreso il Vaticano. Da questa vicenda l'unica cosa chiara alla fine è che c'è un evidente doppiopesismo intollerabile».
«La cosa che mi piacerebbe succedesse - ha spiegato Feltri, secondo quanto riferisce il sito de Il Giornale - è che si tirassero fuori i documenti che provano che quanto scritto dal Giornale era del tutto fondato
in maniera che si smettesse con attacchi sgangherati nei confronti del mio giornale e del sottoscritto, che degnamente lo dirige».
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