Opinioni | Quotidiano | Categorie: Politica

Fare un nuovo abito per la nostra vita sociale: "la pezza è peggio dello sbrego"

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 10 Settembre 2011 alle 10:07 | 0 commenti

ArticleImage

Riceviamo da Italo Francesco Baldo, presidente di Impegno per Vicenza, e pubblichiamo.

La crisi, la manovra del governo sono all'attenzione di tutti, Non vi è politico o amministratore che non forma la notte di fronte alle conseguenze della crisi. Tutti non vogliono subire le conseguenze, non vogliono pagare né di tasca propria né con quello che amministrano una delle maggiori difficoltà che dal 1929 ha investito la struttura economico-politica del mondo cosiddetto occidentale. Dopo il 1929 due furono le linee di risoluzione.

Quella che era già nata con il totalitarismo comunista i cui esiti si sono riversati, seppur lentamente, sulle economie occidentali in primis la riunificazione della Germania, politicamente eccezionale, economicamente un disastro, La seconda è stata quella che pur risente di una certa visione socialista, cioè quella di John Keynes. L'economista riteneva che il problema fosse la domanda e non tanto la produzione. Infatti si possono produrre tutti i beni che si vogliono, ma il problema è che essi devono essere venduti e che solo l'intervento dello Stato può stimolare la ripresa della domanda con ciò il riequilibrio del mercato stesso. Questo modello con qualche variazione è il riferimento principale cui si rimanda per risolvere la crisi. In circa tre anni di crisi e di tentativi non sembra che le cose siano andate per il verso giusto, anzi si stanno scatenando conflitti interni e internazionali e soprattutto agisce da grande vettore il modello dell'acquisizione dei diritti, che sono diventati i diritti del singolo e non quelli della società che non è la semplice somma di addendi. Il fine della società, questa la prospettiva liberale, marxista e keynsiana è l'economia. La politica non può che governare questa. Ma la crisi si annida proprio nel fondamento. Infatti se sosteniamo che il fine della società è quello economico, allora lo Stato dovrebbe occuparsi solo di questo e a livello sociale solo della distribuzione della ricchezza secondo proporzioni che ogni Stato può autonomamente affermare. Il welfare state. nasce proprio da questo. La miopia dei politici e l'interesse economico prevalente si è scontrato a partire dagli anni settanta del secolo scorso dalla dimensione "dei diritti". Ogni singolo ha sostenuto e sostiene che a lui competono i diritti che egli intende avere, indipendentemente da quelli degli altri. Lo Stato non può che riconoscerli, qualunque essi siano, anzi lo Stato deve fornire tutti i mezzi, chiaramente economici, per la loro realizzazione. In questa direzione molti amministratori pubblici, anche a Vicenza, senza alcuna prospettiva futura e finalità quindi cercano di cavalcare la possibilità di riconoscere la realizzazione dei diritti, che vanno intesi solo ed unicamente come voleri del singolo e delle comunità/gruppi di aggregazione e condivisione. Il singolo non si aggrega all'associazione, non ama la società, se non nello slogan, ma poco, né ama il bene comune se non per il bene suo proprio, per amore di se stesso. Non ama, sosteneva il filosofo Rosmini, l'altrui bene non propriamente e necessariamente perché bene altrui, ma perché egli lo trova condizione necessaria al suo bene particolare. Ecco quindi che i politici nonché gli amministratori inseguono la benevolenza, per essere eletti, dei cittadini. Ciò fanno non con la riflessione politica, ma più semplicemente con elargizioni spettacolari di ogni tipo e genere, puntando soprattutto sulla informazione di quello che compiono, sapendo bene che non riusciranno a mantenere. Potremo portare esempio di ogni genere e di tutti i tipi, dal mercatini alle passeggiate in futuri parchi che nessuno sa come si manterranno se non con le parole del Sindaco, con sagre, concerti , film ecc. ecc. Un mondo fatto di immagini nelle quali immaginarsi e non a caso la cinematografia occupa un posto fondamentale e nessuno è, perlomeno in Italia, disponibile a tagliare i fondi a film che vengono detti belli per obbligo di parte, ma all'estero nemmeno sono considerati.

Forse la strada dovrà essere diversa, ne sosteneva la necessità il mai rimpianto a sinistra e al centro, ma neppure a destra Ugo La Malfa, che non amava uno Stato spendaccione su inutili cose che servivano per accaparrare voti, non al benessere dello Stato.
Forse la strada da percorrere potrà essere quella dei veri tagli e ce ne sarebbero molti da fare. L'elenco può essere lunghissimo dalle onlus, ai finanziamenti ai giornali, si possono leggere on line con piccolo abbonamenti, a questo o a quello. Lo Stato deve ritornare ad essere sobrio, ovvero spendere solo là dove è necessario per il bene comune, non per il bene di quel presidente di quel gruppo o ecc.. Lo Stato deve essere leggero e quello che spende deve spenderlo bene. Ma accanto al problema economico della migliore spesa, sono i cittadini, coloro che fanno lo Stato a dover cambiare direzione di vita associata. Lo Stato non è l'ufficiale pagatore e i cittadini non solo figlioli prodighi come ora sembra. Si deve ritornare a casa, alla casa comune, dove ognuno dà al benessere complessivo, che non va confuso con l'appagamento di quello che ciascuno vuole. Uscire dalla retorica che paghino gli altri, ognuno paghi e lo Stato controlli dal piccolo al grande, se stesso e i suoi amministratori. Ma questa non è un riforma economica, né politica né dei diritti, è una prospettiva morale che dovrebbe informare la vita. Infatti per noi l'uomo non è solo cittadino, prima di essere cittadino egli è uomo e nella sua globalità. Da questa umanità nasce e dipende lo Stato che è l'abito della vita sociale e che non è determinato dai diritti, ma dal comune consenso degli uomini a dotarsi di determinate forme politiche, giuridiche ed economiche. Si tratta fare un vestito nuovo a questa nostra Italia, non di inventare fantasiose e irrealistiche soluzioni né di rattoppare, perché, alla veneta, la pezza è peggio dello sbrego."

Leggi tutti gli articoli su: crisi, Italo Francesco Baldo, Impegno per Vicenza

Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network