Famiglie vittime del gioco, Caritas: i rimpalli istituzionali danneggiano le persone più fragili
Lunedi 6 Agosto 2012 alle 20:34 | 0 commenti
Caritas Vicentina - Da Caritas Vicentina e cooperativa Nuova Vita un appello a chi ha responsabilità in merito all'apertura di nuove sale da gioco
Vicenza, 6 agosto 2012. Infuria nel vicentino la polemica per le nuove aperture di sale da scommesse, anche di fronte a scuole. Sulle conseguenze sociali del gioco d'azzardo ed in particolare sulla sua dipendenza (quelle che ormai gli addetti ai lavori chiamano ludopatie), Caritas Vicentina lancia l'allarme e chiede di porre attenzione ai risvolti umani di questo business.
"Se è vero infatti che non tutto il gioco è patologico e crea dipendenza e debiti - sottolinea il direttore della Caritas Vicentina don Giovanni Sandonà - è altrettanto vero che i numeri evidenziamo un trend di preoccupante crescita delle dipendenze da gioco, con gravissime conseguenze per tante famiglie".
La "fotografia" del fenomeno non lascia spazio a dubbi: la compulsività da gioco patologico è una delle nuove forme di povertà ed invece di trovare un freno nella mancanza di soldi a causa della crisi, sembra trarre dal senso di incertezza economica di tante persone un motivo di espansione: un fatalismo scaramantico a cui ci si affida malamente.
In un convegno che si è svolto a Trento nel maggio scorso, infatti, l'Associazione Centro Sociale Papa Giovanni XXIII ha reso noto dei dati su cui riflettere. Se la spesa per il gioco d'azzardo legale è infatti passata da 14,3 miliardi di euro nel 2000 ai 79,9 miliardi del 2011, la spesa pro-capite annua è di 1260 euro (neonati compresi, se si contano solo i maggiorenni è di 1500 euro). Il gioco d'azzardo è la terza industria italiana, dopo realtà come Eni e Enel. Il fatturato illegale è di 10 miliardi, mentre le tasse sulle scommesse sono costantemente diminuite (la pressione fiscale è passata dal 29,4% del 2004 al 14,4% del 2010). Si stima che fra i giocatori quelli dipendenti siano fra l'1 e il 3%, pari a circa 700-800 mila persone in età da gioco (il doppio dei soggetti seguiti dalla sanità pubblica per dipendenze da droghe o alcol). Le ricerche dimostrano anche che la maggior quantità di giochi a disposizione è direttamente proporzionale ad un aumento del numero della popolazione che perde il controllo nel gioco e diviene giocatore problematico o patologico.
Dati eclatanti vengono dall'identikit di chi gioca: secondo dati Eurispes sono il 47% degli indigenti, il 56% del ceto medio-basso, il 66% dei disoccupati e il 47% dei giovani che frequentano le scuole superiori. Le scommesse si confermano la causa maggiore di debiti ed usura.
I numeri vicentini confermano che questa forma di dipendenze è in crescita: il servizio per la dipendenza da gioco della Cooperativa Nuova Vita nel 2009 ha avuto 87 contatti, che sono diventati 100 nel 2010, 120 nel 2011 e 71 in soli sei mesi del 2012.
"La situazione è drammatica - afferma ancora Sandonà - e tutto è reso ancor più grave dalla scandalosa sordità e cecità del potere legislativo. Il nostro sistema sociale dovrebbe tutelare i più deboli, invece siamo di fronte ad una frammentazione istituzionali di fronte al fenomeno, in assoluta autoreferenzialita".
"Con una patologia comportamentale in crescita, come testimonia anche la Delibera Regionale del 22 maggio scorso che sollecita i servizi socio-sanitari a farsene meglio carico, altri 'pezzì di istituzioni sono incapaci di aggiornare la normativa sia da un punto di vista legislativo, che amministrativo. Di questa schizofrenia istituzionale ancora una volta sono i più deboli a farne le spese. E sia chiaro, non si tratta di ledere la libertà dei singoli e la libertà d'impresa, quanto piuttosto di non diventare complici del proliferare smodato di una patologia; così come si fa con tutte le altre forme di dipendenza che ledono la dignità e la libertà della persona, vanno promossi percorsi di consapevolezza sociale e culturale, oltre che una serie di servizi e un sistema normativo fatto anche di divieti" continua Sandonà , che conclude: "Come Caritas non smetteremo di attivare concretamente, assieme ai servizi socio-sanitari, percorsi al fianco di chi diventa vittima del gioco, spesso mandando in crisi anche la propria famiglia. Ma altrettanto ci impegneremo con tutte quelle realtà istituzionali, sociali e culturali che non intendono restare spettatori di un sistema complice di questa nuova piaga sociale".
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