Falcone, Capaci e una parabola non chiusa
Lunedi 23 Maggio 2011 alle 22:00 | 0 commenti
Raffaele Colombara, Consigliere Comunale - Il coraggio, la responsabilità e  il merito: le ragioni di una memoria, oggi, nell’Italia e nel Veneto ai tempi della crisi (e dei ballottaggi).
Tra gli imminenti ballottaggi, che hanno tutta l’aria di voler segnare un passaggio nel percorso politico di questi ultimi anni, e le più generali carenze di prospettiva che stanno dietro ad una situazione economica giunta a morderci nel vivo (“1 italiano su 4 sperimenta il rischio di povertà â€, rapporto ISTAT), ricorre oggi il 19° anniversario della strage di Capaci: il 23 maggio del 1992 venivano fatti saltare in aria presso Palermo Giovanni Falcone, la moglie e la loro scorta.Era l’inizio di una nuova strategia nei rapporti della mafia con lo Stato e le Istituzioni.
Era la vigilia della fine della Prima Repubblica. Una storia, quest’ultima, di cui non sappiamo se la Seconda sia una continuazione o non costituisca invece un lunga parentesi e la cui parabola possiamo per ora valutare solo per il bilancio di riforme attuate, investimenti strutturali operati e concreti passi in avanti compiuti dal nostro Paese.
Questi ultimi due decenni cominciano in ogni caso a chiederci il conto.
Quale senso ha allora ricordare oggi Falcone, nell’Italia e nel Veneto ai tempi della crisi?
Nessuno di noi oggi si sognerebbe di vestirsi come 100 anni fa.
Non lo fanno, naturalmente, neppure le mafie. Che non indossano più la coppola, ma bombetta e doppiopetto. Loro, si, hanno investito strutturalmente. Oggi sono organizzate come multinazionali e costituiscono per giro d’affari la prima azienda del Paese. In forte attivo. Droga, prostituzione; soprattutto appalti e rifiuti. E una montagna di cash: hanno a disposizione una fortissima liquidità che offre un vantaggio competitivo e uno spazio sempre maggiore all’infiltrazione nel tessuto produttivo; l’abbiamo visto anche qui da noi negli scorsi mesi.
Falcone, quindi, come icona e monito: ci sono forti ragioni economiche, finanziarie, sociali, storiche per cui la società civile debba guardare con attenzione al fenomeno mafioso anche dalle nostre parti.
Poi però ci sono le scelte e le responsabilità personali. Il tessuto sociale è costituito di persone. L’imprenditore, l’amministratore, il cittadino alla fine operano le proprie scelte facendo riferimento da una parte ai propri interessi, dall’altro alle regole (e magari anche alla propria coscienza).
Anime candide? Una società civile lacerata, sfarinata come quella che spesso ci capita di fotografare tra un Tg e l’altro lascia spazio sempre maggiore al perseguimento di interessi individuali non legittimi. L’abbiamo visto negli scorsi mesi: le persone lasciate sole e in difficoltà sono le prime vittime del sistema mafioso. Difficile fare gli eroi.
Ogni generazione ha i suoi, di eroi. Quelli di questa storia sono gente normale: gli Ambrosoli, i Falcone, i Borsellino, sono eroi civili, anche silenziosi, che hanno scelto il coraggio quotidiano di essere coerenti con la propria coscienza e un’idea di giustizia. Eroi di cui avvertiamo con profondo senso di rispetto la mancanza, oggi, nell’Italia e nel Veneto ai tempi della crisi.
Ecco allora che ci accorgiamo che parlare di mafie e dei suoi eroi è parlare di noi e del nostro futuro. La parabola si sta chiudendo: verso quale modello di società ? Una società è regole, rapporti, idee. Le mafie non vanno contro lo Stato: occupano posti lasciati vuoti dalle istituzioni e dalla società , occupano coscienze senza riferimenti. Questi ultimi due decenni di mancate riforme, scarsi investimenti strutturali e occasioni perdute sono il prodotto anche di una visione non sempre calibrata sulla società .
E cominciano a chiederci il conto.
Il coraggio è quello di chiudere la parabola; conoscere, ritrovare i riferimenti, ricostruire una rete di società civile, prima ancora che economica.
Partendo dal rispetto delle regole. E dal merito.
Valorizzando le competenze delle persone, le qualità e i valori della nostra terra; un’identità da recuperare, che è viva e si arricchisce quando ha la forza di confrontarsi, modificarsi, rinnovarsi.
Anche partendo dal coraggio civile che il magistrato siciliano ha testimoniato con la vita.
Raffaele Colombara, Consigliere Comunale Vicenza
“Avviso Pubblicoâ€, Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie, è un’Associazione nata nel 1996 con l’intento di collegare ed organizzare gli Amministratori pubblici che concretamente si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica nella politica, nella Pubblica Amministrazione e sui territori da essi governati.
Il nostro Comune vi ha aderito nel 2010.
“Avviso Pubblico†ricorda la figura di Falcone con il link ad una puntata speciale deâ€La storia siamo noiâ€.
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