Ex Popolari venete, la proposta di ristoro coinvolge enti religiosi e fondazioni
Mercoledi 11 Gennaio 2017 alle 08:58 | 0 commenti
La proposta di transazione avanzata dalle due ex Popolari non riguarda solo i singoli azionisti e le piccole società ma anche una serie di soggetti che spaziano dagli enti religiosi, alle fondazioni, alle Onlus. Nel Vicentino le fondazioni con maggiore stazza nell’elenco dei soci della Banca popolare di Vicenza sono la Fondazione Roi, che possiede 510 mila azioni, di cui 426 mila acquistate dopo il 2009 che, a 9 euro ciascuna, valgono un rimborso teorico di 3,8 milioni contro i 50 mila euro di oggi, e la Cassa di Risparmio di Prato, titolare di altre 355 mila e «accontentabile» con 3,2 milioni di euro. Anche la diocesi di Vicenza, presente fra i soci con 26 mila azioni attraverso il settimanale La Voce dei berici , accogliendo la proposta potrebbe recuperare 234 mila euro contro le poche migliaia che ha ora in cassa.
Ragionamento analogo per l’Ordine dei servi di Maria, che porterebbe a casa 270 mila euro. Sono ovviamente esclusi dalla pacificazione i grandi soci. Cattolica Assicurazioni e Generali sono proprietarie, nell’ordine, di 890 e 361 mila azioni, 234 mila sono intestate a Soges, 168 mila a Banca Ifis e altre 54 mila sono nei portafogli di Maltauro Costruzioni e Partecipazioni. Seguono le 55 mila di Fiamm, società di Stefano Dolcetta, ultimo presidente di Bpvi prima di Atlante, le 34 mila di Blackrock e le 22 mila di Finanziaria Internazionale. Per loro una eventuale composizione dovrà essere cercata per altre vie. Tornando all’offerta di transazione, sul fronte Veneto Banca fra i soci ammessi all’opzione si distingue la Fondazione di Venezia, con 280 mila azioni le quali, fossero nella migliore delle ipotesi valutate ciascuna 6 euro, varrebbero quasi 1,7 milioni. Di peso, fra gli azionisti, c’è anche la Cassa di risparmio di Fabriano, con 561 mila azioni, le quali porterebbero ad un valore massimo di risarcimento di 3,36 milioni. La Curia vescovile di Treviso detiene oltre 50 mila azioni di Montebelluna, quasi tutte prese dopo il 2007, dunque un tesoretto che, nella conciliazione, varrebbe circa 300 mila euro. Ma intanto i giudizi tra le associazioni dei soci restano divisi. L’Associazione soci sostiene di «accogliere positivamente la proposta di rimborso. Può costituire un valido punto di partenza», sostengono Enzo Guidotto, Fabio Bello e Francesco Celotto, che rilanciano però la proposta dei bond da distribuire ai soci legati al recupero delle sofferenze. Dice invece Andrea Arman, del Coordinamento Don Torta: «Questa mattina abbiamo accolto al nostro “Centro di primo soccorso†un centinaio di risparmiatori, ansiosi di comprendere meglio l’offerta delle banche ma delusi, per non dire offesi, dal modo e dai contenuti della proposta. Se ancora manca la trasparenza sulle responsabilità e sul reale stato delle banche non si può dire se il 15% sia una quota ragionevole e la nostra valutazione è perciò negativa. Non accetteremo e aspettiamo un’offerta migliore». Patrizio Miatello, che rappresenta l’associazione Ezzelino III, esprime però un «sincero parziale apprezzamento» per lo sforzo compiuto dalle due banche per rimediare ai danni provocati dalle precedenti gestioni. Un tentativo tuttavia ancora imperfetto per il quale viene rivolto l’invito a «compiere ulteriori sforzi per smussare quelle criticità comunque ancora presenti per consentirne la quanto più vasta adesione». È prudente e possibilista anche l’approccio delle associazioni artigiane. «Se la fusione facesse saltare le garanzie salterebbero anche molte aziende — riflette Renzo Sartori, presidente della Confartigianato di Treviso — e su questo abbiamo incontrato pochi giorni fa gli amministratori delegati di entrambi gli istituti, i quali ci hanno manifestato disponibilità nell’aprire tavoli tecnici dedicati. Per cui, pur nella massima libertà dei singoli, riterrei controproducente inasprire il clima». Toni e temi analoghi per la Cna. «Richiamiamo l’attenzione degli imprenditori sugli affidamenti in essere — è l’invito di Giuliano Rosolen, direttore generale di Treviso — e su quanto sia fondamentale che, dopo la fusione, il loro importo complessivo sia confermato. Le proposte di risarcimento arrivano da istituti di credito ancora fragilissimi, condizione che ha come conseguenza la scarsa disponibilità di risorse per i risarcimenti. Ma in futuro le banche potranno continuare a svolgere una funzione positiva e auspichiamo che il ministero del Tesoro possa intervenire con risorse proprie per accrescere i rimborsi».
Di Gianni Favero, da Corriere del Veneto
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