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Ermes Mattielli, Busin: la morale al rovescio

Di Emma Reda Lunedi 27 Ottobre 2014 alle 17:08 | 0 commenti

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Riceviamo da Filippo Busin, parlamentare vicentino della Lega Nord, alcune considerazioni riguardanti il caso di Ermes Mattielli

Il fatto: due criminali entrano in una proprietà privata per rubare. Il proprietario li sorprende, ma i due ladri, oltretutto recidivi, non si perdono d’animo e impugnano delle spranghe di ferro e vanno verso l’uomo che, avendo difronte due persone adulte determinate a ferire (altrimenti una volta scoperti sarebbero fuggiti anziché armarsi e avanzare), si spaventa e si difende con la pistola che ha tra le mani.

L’uomo spara perché in quel momento teme per la sua vita, ha la pistola tra le mani perché da anni la sua proprietà è oggetto di furti ripetuti di ogni tipo, dal materiale di lavoro sino al sacchetto di pane nella cassetta.
Spara e ferisce, ma senza volontà di uccidere, per paura ed esasperazione.

IL CALVARIO. UN MONDO AL ROVESCIO
L’uomo è Ermes Mattielli di Arsiero, artigiano di 57 anni.

I malviventi Cris Caris e Blu Helt, di 27 e 32 anni, già noti alle forze dell’ordine e con condanne precedenti.
Mattielli viene condannato in primo grado a un anno per lesioni. Le lesioni che ha subito lui con i ripetuti furti evidentemente non contano.
Dopo il ricorso in appello, i giudici di secondo grado accolgono l´istanza dell´accusa pubblica e privata e riqualificano l’ipotesi di reato in tentato omicidio. E la legittima difesa? Sparita, insieme al diritto alla proprietà privata!
I due malviventi chiedono di essere risarciti inizialmente con 500 mila euro, ora si parla di 120 mila euro.

Per loro una condanna di 4 mesi.
Dopo questo fatto l’artigiano chiude l’attività e ora vive di lavoretti finalizzati alla sopravvivenza.

I due ladri, invece, … loro non hanno di questi problemi.
Il motivo per cui Mattielli è accusato di tentato omicidio sta nel fatto che è uscito a vedere cosa stava succedendo armato.

Ora chiedo, se alle 22.50 a casa vostra scatta l’allarme e avete la certezza che ci siano degli intrusi, cosa fate?
Certo l’ovvio è chiamare le forze dell’ordine, ma quante altre volte lo aveva già fatto Mattielli?
Allora esce armato solo per intimorire, e solo dopo che i malviventi, invece di scappare a gambe levate come chiunque si aspetterebbe, lo affrontano minacciosi con delle spranghe, inizia a sparare.
In tutto questo c’è una morale al rovescio, perché chi si è difeso è condannato, chi ha rubato verrà (probabilmente) risarcito.
Un paradosso che sarebbe piaciuto a Carlo Collodi, del resto l’Italia attuale è uguale a quella descritta in Pinocchio. Il solo fatto che la nostra legge consenta che venga avanzata una richiesta di risarcimento è un oltraggio al nostro senso della giustizia.

Da chiedersi cosa sarebbe successo se Mattielli fosse uscito disarmato.
I ladri avevano delle spranghe di ferro in mano e le avrebbero usate. Se al posto di Mattielli ci fosse stata una donna non in grado di difendersi, la violenza dimostrata dai malviventi dove si sarebbe spinta? In questo caso niente paura, per loro ci sarebbero state giustificazioni sociologiche che attribuiscono le colpe alle condizioni disagiate, all’ambiente famigliare, alla mancanza di opportunità, e comunque avrebbero beneficiato di uno dei numerosi svuotacarceri.
Nota finale: tutto questo è accaduto nella notte del 13 giugno 2006.
Da allora un uomo vive nell’incertezza assoluta, otto anni e mezzo senza sapere quale sarà il suo destino, con l’unica certezza che lo Stato italiano non è dalla sua parte.

Cosa possiamo fare?
Farci sentire, non far passare inosservato il fatto, non lasciare che la vicenda scivoli nell’oblio, perché la prossima notte dei malviventi potrebbero entrare anche nelle nostre case, forti di un precedente che li autorizza, che li spinge a farsi ferire per poi chiedere di essere risarciti e continuare a vivere alle spalle del sistema, ma con il danno preciso e grave nei confronti del singolo privato. Singolo che potrebbe essere ognuno di noi.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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