Elezioni, VICENZAORO: per imprenditori orafi meglio un ‘vincitore netto, il 95% andrà a votare
Martedi 23 Gennaio 2018 alle 17:25 | 0 commenti
Per il 57% degli imprenditori orafi alle prossime elezioni sarà un bene "che ci sia un vincitore netto e da subito identificabile". Un buon 33% tifa invece per una soluzione all'insegna della Grosse Koalition. Per il 76% l'incertezza dopo il voto del 4 marzo sarebbe una catastrofe. Se fosse per i grandi creativi dei gioielli ‘made in Italy' non esisterebbe l'astensionismo, visto che il 95% di loro andrà a votare. L'agenzia di comunicazione d'impresa di Klaus Davi - che sta realizzando una serie di inchieste sul made in Italy - ha realizzato oltre 100 interviste fra i principali brand esposti in queste ore a Vicenza.
Netto Roberto Zancan, titolare della Zancan Gioielli: "il mio auspicio è che ci sia un vincitore netto e che sia di centrodestra. Abbiamo bisogno di una svolta. Renzi ha fatto cose apprezzabili, ma necessitiamo di un governo che agevoli l'imprenditoria che dà lavoro". Precisando che "non vuole fare dichiarazioni politiche", Giulia Cazzola, direttore marketing nonché fra gli azionisti dell'azienda Fope, quotata in Borsa, auspica "un maggiore interesse per il ‘made in' e un'agevolazione dal punto di vista dei vincoli burocratici. Per noi il danno più grosso è la contraffazione, anche per esempio nel dare vita ai brevetti. Ma non è semplice conseguirli perché i vari funzionari sono molto cauti. Tutti sono dominati da un senso di paura che rallenta i processi". "Andrò a votare - dice Rocco Pizzo, tra i proprietari della Leo Pizzo - ma non so ancora per chi. La scommessa è capirci qualche cosa..." David Ragionieri, direttore Generale di Rebecca, spera in una "maggiore tutela del ‘made in Italy' che è il vero tesoro degli italiani". Per Albert Mouhadab, vice presidente di Milor, "chiunque dovesse vincere, se animato da serietà e competenza, sarà un interlocutore valido. Renzi è di sinistra, ma ha operato bene per il settore soprattutto sul fronte del lavoro". Insiste sul ‘made in Italy' anche Maria Cristina Squarcialupi, la vice presidente di Unoaerre: "Sono convinta che il ‘made in Italy' sia difficilmente copiabile perché sono sicura che in Italia ci siano delle risorse che altri Paesi non hanno". Pessimista Roberto Coin, titolare dell'omonima azienda: "In Italia domina una cultura anti-impresa che fa paura. Invece di favorirci ci combattono. Centrodestra? Sulla carta va bene, ma valuteremo i fatti". Fabrizio Visconti, alla guida della Giorgio Visconti Gioielli, è convinto che "la cosa più urgente è certamente rilanciare l'economia per cercare di far aumentare i consumi". Per Riccardo Renai, ceo di Annamaria Cammilli, "il centrodestra è più sensibile alla richiesta di sicurezza, ma non si deve giocare sull'immigrazione. Non sono gli immigrati il problema, ma la sensazione di un Paese in cui chi sbaglia non paga". Gianni Gori, titolare di Graziella Group, non ha dubbi: "Affinché la gente torni a consumare c'è bisogno di tranquillità e serenità . Una campagna elettorale urlata non fa bene al mercato". "Per rilanciare il ‘made in' bisogna fare in modo che tornino gli investitori in Italia; ma come si fa con lo strapotere dei politici e la lentezza della burocrazia?", osserva Federico Gauttieri, general manager della Casato Gioielli. Per Gennaro Buonocore, titolare dell'omonima azienda, "i competitor ci hanno invaso e stanno creando grosse difficoltà ai prodotti italiani; siamo tartassati e facciamo entrare chiunque. La politica non è stata all'altezza". Per Lorenzo Montecchi, responsabile marketing della Bertani and co., "chiunque arrivi deve abbassare le tasse e lasciare un po' di soldi in più nelle tasche degli italiani".
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