Eisenhower: tempo pessimo ma dobbiamo andare. BpVi: Borsa giù, ma dobbiamo andarci
Sabato 23 Gennaio 2016 alle 10:24 | 0 commenti
«Non mi piace. Ma sono convinto che dobbiamo andare». Con queste parole "Ike" Eisenhower ordinò lo sbarco in Normandia. Il tempo era pessimo e la Manica in burrasca (arrivò la vittoria, ma a quale prezzo di morti?, ndr). Oggi in burrasca ci sono i mercati. Ed è in queste condizioni che la Popolare di Vicenza e la "cugina" Veneto Banca, si apprestano ad affrontare la prova più dura: quella della Borsa. Fortunatamente le scadenze per le due Ipo non sono così ravvicinate e si auspica che per quel momento il trend ribassista che investe oggi il settore bancario possa invertirsi.
Intanto a Vicenza si lavora. Il Cda della BpVi ha approvato il piano quinquennale (2015-2020) stilato da Francesco Iorio, amministratore delegato subentrato a Samuele Sorato. Vi si prevede un aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro, grazie al quale potranno rafforzarsi i ratio patrimoniali sino a raggiungere (a tendere) un Cet 1 sopra il 12%. La prossima assemblea sarà chiamata a decidere sulla trasformazione in Spa di una banca storicamente popolare. Per farlo il management ha pianificato un fitto calendario di incontri con gli azionisti e le loro associazioni. Verranno spiegate le linee guida che, negli intenti dei vertici della banca, la porteranno a riqualificarsi come banca commerciale nei settori delle famiglie e del corporate. «Per entrambe le banche i piani appaiono ambiziosi. Anche se, per quello che riguarda la popolare di Vicenza, occorre attendere l'esito dell'assemblea - spiega Marco Rossi presidente del Comitato scientifico di Alma Iura, centro studi giuridici bancari e finanziari - le incognite per la Vicenza riguardano essenzialmente il fatto che il piano è fondato su previsioni la cui realizzazione è legata a incognite e a situazioni perlopiù aleatorie. Per esempio i contenziosi tra banca e azionisti e obbligazionisti e l'eventuale danno d'immagine che potrà impattare sul processo di quotazione dai primi pronunciamenti dei Tribunali coinvolti». Oltre a questo c'è un problema di valorizzazione del titolo, che non è certo secondario, vista l'escursione già registrata ad aprile scorso quando il titolo passò da 62,50 euro a 48 euro.
«Ai dati di oggi il rapporto tra prezzo e valore di libro per le banche popolari quotate sta in un campo di variazione compreso tra 0,7 e 0,2 - spiega un manager bancario esperto in ristrutturazioni e continua - Per Vicenza, a differenza di Veneto Banca manca il riferimento del prezzo di recesso, dunque è difficile riuscire a stimare un valore di riferimento, che comunque alcuni analisti sostengono non essere distante tra i 10 e i 12 euro. Molto dipenderà dall'efficienza con cui si metterà mano alla gestione del portafoglio crediti che, non a caso, ha un peso rilevante nell'ambito dei sei punti in cui si articola il piano Iorio».
Dunque molta importanza, tra gli analisti, viene attribuita alle cessioni mirate di portafogli di crediti deteriorati della BpVi per 1,5 miliardi che dovranno essere effettuate a prezzi congrui e a condizioni tali da consentire i migliori tassi di recovery. «Importante - prosegue il banchiere - e non solo per la BpVi, ma pure per tutti gli altri istituti coinvolti nella crisi, sarà anche la scelta dei partner con cui avviare i processi di cessione dei crediti non performing».
In altri termini a pagare sarà la trasparenza e la linearità dei processi.
Di Stefano Elli, da Il Sole 24 Ore
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