Edronis (Retrone) hovercraft, a celle solari
Giovedi 24 Giugno 2010 alle 19:30 | 0 commenti
Un anzianissimo, anzi antico, ed un anziano avrebbero potuto meravigliarsi non poco oggi alla prova pratica di funzionamento dell'hovercraft a pannelli solari che due studenti dell'Istituto Rossi hanno presentato nell'ambito di Festambiente (e con l'aiuto di quest'ultima) al Parco Retrone: il primo si chiama Edronis, volgarmente detto Retrone; il secondo si chiama Alessandro Rossi, industriale, senatore del regno, barone per meriti industriali. Il primo perché proprio dentro alle sue acque gli ideatori del natante hanno effettuato la prova, il secondo per essere stato il promotore del glorioso Istituto la bellezza di centocinquanta anni fa. E in tutti questi anni l'Istituto di meriti e primati ne ha accumulati tanti, e i diplomati sono stati e sono presenti nelle migliori industrie.
Andando per ordine, a mezzogiorno del 24 giugno 2010 c'è l'appuntamento per la conferenza stampa con presentazione del modello. Sono presenti i due ideatori e realizzatori: Simone Zanon e Mirko Perazzolo (nella foto per VicenzaPiù); poi ci sono i due professori che li hanno seguiti: Paolo Lucente e Mirko Schibotto. E' presente anche il vicepreside dell'Istituto Rossi, prof. Panevello. Per la cronaca, i due allievi appartengono alla quinta AE, ad indirizzo Elettronica ed Automazione.
Il natante (ma non è esatto chiamarlo così, perché non "pesca" in acqua, bensì rimane sospeso su un cuscino d'aria e scivola sulla superficie), chiamato hovercraft, è invenzione recente, poco più di mezzo secolo. In realtà l'invenzione nel senso di progetto data come minimo dalla fine del ‘700, ma un modello funzionante fu messo a punto solo negli anni 50 dello scorso secolo. La particolarità del prototipo che vediamo in funzione sta nel fatto che funziona ad energia solare: né carburante, né scarichi inquinanti. E' stato realizzato con materiali leggerissimi, tipo polistirene, proprio perché meno pesa, meno utilizza energia. Il sistema motore prende energia da una serie di cinquanta minuscole celle solari. Quattro eliche producono l'aria che serve a formare il famoso cuscino, mentre un altro motorino aziona l'elica che produce la spinta. Viene teleguidato da uno dei due costruttori. Ovviamente non è così semplice come ho frettolosamente spiegato, perché il marchingegno si avvale di altri complicati apparati elettronici che ne rendono migliore il funzionamento: l'apparato ricevitore dei comandi, i condensatori collegati ai motori per la regolazione della corrente, i regolatori di velocità dei motori. C'è anche il trasformatore per rendere alternata la corrente continua prodotta dalle celle solari. La prova riesce in pieno, anche se, liberato dalla cima di collegamento, viene spinto dal vento all'ombra delle piante che crescono sulla riva e quasi si ferma per mancanza di materia prima, il sole appunto. Chi si fosse aspettato velocità e spettacolarità sarebbe rimasto senz'altro deluso, ma chi pensa seriamente alle fonti alternative avrà senz'altro capito che se si vuole eliminare lo spettro delle centrali nucleari, è proprio a progetti come questo (ripeto, riuscitissimo) che bisogna dedicarsi, anche se da parte politica su questo argomento si nicchia non poco.
Sembra impossibile che i materiali per la costruzione siano costati solo 700 €. Ma se calcoliamo le ore di lavoro dei due studenti che hanno lavorato gratis, circa 100 a testa, la cosa si complica anche sotto questo punto di vista. Simone e Mirko, che non sono nuovi a progetti di questo genere, presenteranno il prototipo all'esame di maturità , è un po' la loro "tesi". Affronteranno tra poco la commissione d'esame, con gli auguri dei presenti che, dal canto loro, li hanno già promossi. Speriamo che anche la commissione sia d'accordo.
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