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Ederle2, i buchi neri del progetto

Di Luca Matteazzi Sabato 27 Dicembre 2008 alle 18:08 | 0 commenti

L’appalto della Ederle 2 è di Cmc e Ccc, due colossi delle costruzioni vicini al Pd. Cosa c’è dietro il miliardario impero delle coop

 

Il progetto definitivo della baseNella complicata vicenda del Dal Molin, la questione delle “carte" è uno degli aspetti più problematici. Basta pensare a tutte le volte – l’ultima solo agli inizi di ottobre - che ricorsi e richieste di chiarimenti si sono infranti contro il muro di gomma della mancanza di progetti e  documenti ufficiali. A fine novembre, però, quando in viale Ferrarin qualche lavoro era già cominciato, il Comune è finalmente riuscito a mettere le mani sulla relazione paesaggistica e sul progetto architettonico definitivo della nuova base. Documenti “un po’ bucolici, con tante foto e poca analisi", ha commentato a caldo il sindaco Variati. E l’impressione resta anche dopo una lettura completa dell’incartamento.


La relazione paesaggistica
Realizzata dallo studio Alberto Izzo & Partners su incarico delle cooperative vincitrici dell’appalto, la relazione paesaggistica è forse la parte più interessante di tutta la documentazione. In una quarantina di pagine, e con il supporto di altrettanti disegni, fotografie ed elaborati grafici, il documento passa in rassegna le normative che disciplinano l’area, e soprattutto descrive come sarà il futuro insediamento a stelle e strisce. C’è l’elenco completo dei nuovi edifici – dal poligono di tiro coperto al distributore di carburante, dalla zona commerciale alla stazione dei pompieri, dal centro fitness alla mensa -, con tanto di descrizione di volumi e superfici. E c’è un’analisi dell’impatto che tutto questo avrà sulla zona. Impatto che, a leggere quanto scrivono i tecnici  che hanno redatto la relazione, sarà praticamente inesistente.
Il punto di partenza è che la Ederle 2 si inserisce in un’area già edificata, almeno in parte, e di cui si conservano gli edifici più importanti (la caserma avieri e la mensa sottoufficiali). “Il progetto per il nuovo insediamento [...] intende confrontarsi dialetticamente con le presenze architettoniche preesistenti – si legge nel documento -, al fine di consolidare e non stravolgere l’identità paesaggistica del territorio e le sue caratteristiche estetiche". Come? “Proponendo un principio insediativo fondato su una chiara sequenza di edifici che si alternano a spazi aperti (piazze, strade, corti, aree verdi) con un disegno regolare ma non ripetitivo, in modo da rispettare quelle condizioni di ricchezza formale, diversificazione e di complementarietà  tra edifici e spazi aperti che contraddistinguono la città consolidata". Non solo: “L’obiettivo di fondo è quello di costruire non semplicemente un insediamento che sia rispondente alle esigenze militari ma, più ambiziosamente, una parte di città che un giorno potrà essere restituita al tessuto urbano al contorno e con questo possa facilmente integrarsi".

Una caserma a impatto zero?
La nuova base, dunque, sarà fatta di spazi “a misura d’uomo", con edifici dalle forme “semplici ma non banali", con i pianterreni rivestiti di intonaco a bugnato e con portici che richiamano quelli del centro storico della città. In modo da riproporre, in modo più astratto, “logiche compositive, criteri di proporzione, di misura e di equilibrio che sono propri della città storica, proponendo un’immagine complessiva di decoro, di sobrietà e di chiarezza".  Se questo non bastasse, a mascherare le nuove costruzioni penseranno una serie di siepi e alberature, una “fascia tampone boscata" e un bosco igrofilo. 
La conclusione, viste le premesse, è scontata. “Gli effetti sulle componenti ambientali dell’intervento in oggetto risultano minimi e perfettamente compatibili con il contesto esistente. Non si rilevano dunque effetti prodotti dall’intervento sulla biodiversità, sulla salute umana, sulla flora, sulla fauna, sull’acqua e sull’aria". E, più avanti. “Il progetto risulta oggettivamente rivolto ad indirizzare ed integrare in termini paesaggistici le risorse già disponibili nel contesto di riferimento". 

I buchi neri
A ben guardare, però, i documenti arrivati in Comune presentano una serie di lacune non di poco conto. Qualche esempio? Nella relazione paesaggistica non si fa cenno all’impatto viabilistico sulla zona: si dà per scontato l’ingresso da viale Ferrarin, ma non si spende una parola per capire se, come e quanto, il traffico causato dalla nuova caserma ricadrà sull’area circostante. Tutto il progetto, poi, viene presentato come la sistemazione di un contesto giù urbanizzato: vero, ma perché non precisare che le superfici edificate saranno più che raddoppiate? La pista dell’aeroporto, infine, sparisce completamente: con buona pace di chi spera nella rototraslazione e nella ripresa delle attività dello scalo civile, a fianco della base compare solo un enorme prato verde.
Ancora, nella relazione non c’è nessun accenno alle fasce di esondazione: nelle mappe idrogeologiche della zona la fascia a destra del Bacchiglione (quella verso Lobbia) è tutta segnata come a rischio, quella a sinistra lo è solo fino a Ponte del Marchese. Poi, “miracolosamente", il rischio di inondazioni sparisce, per ricomparire, guarda caso, solo fuori dal perimetro del Dal Molin. Il mistero si spiega con il fatto che l’aeroporto, come zona militare, non è inserito nella cartografia corrente; ma il paradosso è che a destra del Bacchiglione zone poste a 37,8 metri sul livello del mare sono considerate esondabili, mentre a sinistra, proprio dove dovrebbe sorgere la base, aree che si trovano a 37,2 metri (e quindi più basse) sono considerate non esondabili.
Sempre in tema di rischio idrogeologico, le norme in vigore prevedono che ogni intervento edilizio deve essere accompagnato da lavori per mitigare gli effetti delle precipitazioni. In questo caso, visto la quantità ingente di terreno edificato, servirebbe un bacino di laminazione di mezzo metro di profondità e 40 mila metri quadrati di superficie (più o meno come sette campi da calcio); bacino di cui, nelle carte per ora a disposizione, non si trova traccia.
Se si allarga lo sguardo anche al progetto definitivo architettonico, infine, si nota che di definitivo c’è ben poco. Ci sono gli alzati e le planimetrie degli edifici, ma non c’è nulla che riguardi le fondazioni (c’è un paragrafo di mezza pagina nella relazione paesaggistica), così come non ci sono le relazioni geologiche e idrogeologiche che dovrebbero obbligatoriamente accompagnare il progetto definitivo di una qualsiasi lottizzazione residenziale.

Quella sporca dozzina

Stiamo parlando di una relazione paesaggistica e di un progetto “architettonico", due documenti che non possono esaurire tutte le questioni in campo. Tanto è vero che la conferenza di servizi che sta lavorando in questi mesi sulla questione ha già messo in evidenza una dozzina di punti oscuri che devono essere chiariti.  Qualcosa di più preciso si saprà quando ci sarà il vero progetto definitivo. E, forse, la valutazione di impatto ambientale, che dovrà prendere in considerazione una serie di parametri molto più estesa e che potrebbe dare esiti opposti rispetto a quelli a cui è giunta la relazione paesaggistica. Il Comune la chiede da tempo, ma il Governo non sembra intenzionato a concederla. E non è difficile capire il perché. 

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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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