Due passaggi con Franco Semioli
Mercoledi 10 Ottobre 2012 alle 14:27 | 0 commenti
Alla prima vera caduta sul campo, condita dal pessimismo di una cessione societaria che non trova chiarezza, c’è un giocatore che non perde il suo celebre sorriso e da cui vale la pena imparare. E’ Franco Semioli, uno che nella sua carriera ne ha viste proprio tante, anche passare dai preliminari di Champion’s League a una dolorosa riconquista della serie A con la Samp, per poi essere scartato. A Vicenza sapeva di tornare in una situazione dove è importante mantenere i nervi saldi: e assieme a lui vogliamo ripartire da qui.Â
Semioli, la sconfitta di Bari ha lasciato il segno ma nel dopogara ci hai fornito l’analisi più ottimista
«Secondo me abbiamo cominciato bene, ci siamo seduti ma poi rialzati, solo che non siamo riusciti a pareggiare. Punto. Io la vedo così, è una sconfitta da tenere in conto come soglia di attenzione, ma archiviamola in fretta, non apriamo un caso».
L’aspetto emotivo ha una grande importanza sulla gestione dell’ambiente e tu ne sai qualcosa. La tua esperienza è stata promossa subito in campo da Breda
«Sì, fa piacere ricevere stima e stimoli in questo gruppo di tanti giovani, il mix funziona come si è visto col Grosseto, dove stavamo perdendo ma non abbiamo smesso di lottare e abbiamo vinto»
Proprio tu in quella partita hai messo quel cross al limite dell’area che Plasmati (con altrettanta perizia) ha poi trasformato in occasione da rigore al 92’. Mentre a Bari non è andata bene come ci si aspettava.
«E’ vero, proprio perché le partite bisogna combatterle dall’inizio alla fine. Abbiamo patito lo sforzo delle partite precedenti. Non è un alibi, anche il Bari veniva da una partita tosta col Verona, anche se a differenza loro il nostro gruppo è ancora in rodaggio. Poi contano le motivazioni: ci siamo svegliati tardi, potevamo fargli male e chiuderci come fatto col Sassuolo, ma la loro fame di vittoria ci ha sorpreso prima della nostra reazione».
Come si valuta questa sconfitta in vista del derby contro il Padova?
«Con l’idea di non essere mai appagati. Anche contro il Verona abbiamo perso perché ci siamo lasciati spingere indietro dopo il pareggio di Pinardi, e nel calcio l’imprevisto è dietro l’angolo».   Â
Come il tuo ‘esonero’ da Genova quest’estate. Te lo aspettavi? L’anno dopo le famose scuse di Palombo rimane l’impressione che la società blucerchiata abbia le sue colpe più dei giocatori.
«Guarda ancora oggi ci sono state delle scelte che so spiegarmi. L’anno prima avevo fatto il campionato migliore con Del Neri e conquistato un posto in Champion’s, l’anno dopo sono retrocesso in serie B. Ma so che può succedere: la cessione di Pazzini e Cassano non ci ha agevolato, poi sono cambiati diversi allenatori in gamba. Capita quando fai il passo più lungo della gamba. Anche a Firenze poteva andare meglio, ma abbiamo comunque perso la semifinale di coppa Uefa ai rigori contro i Rangers di Glasgow».
Eppure stavi per entrare anche tu nella storia: eri riserva nella Nazionale di Lippi, campione del Mondo 2006.
«Sì quello è stato un sogno che si è realizzato. Per me pur non andando in Germania col grande ct ho avuto la fortuna di giocare in Nazionale con Donadoni: è  stato il picco della mia felicità , un grande onore».    Â
E poi, oggi sei tornato a vestire la maglia biancorossa.
«E’ stata una scelta di cuore perché a Vicenza, 10 anni fa questa squadra è stato un trampolino di lancio per la serie A. Direi che non è cambiato nulla qui, a parte il Centro Tecnico dove si lavora bene che ai miei tempi non c’era. 10 anni dopo l’obiettivo è di proseguire il più possibile, ho 32 anni ma sto bene e finché gioco e posso dare una mano, mi diverto. Ringrazio l’ambiente ma anche i tifosi per come mi hanno accolto, so che questa piazza merita un calcio sereno e vincente, voglio sinceramente che sia così »
E al fianco di un nuovo simbolo, Malonga, come ti trovi?
«Non ho problemi a giocare seconda punta, al momento parlo per me perché lui lo sta già facendo con i gol, in carriera ho spinto in fascia ma il ruolo che mi ha affidato Breda finora è più universale, e sono contento perché accresce il mio bagaglio e i miei riferimenti»
Del tuo compagno Padalino abbiamo già patito l’assenza a Bari, mentre di Lazcko è un assenza prolungata e ancora misterioso, tu che ci hai giocato cosa puoi dirci dell’ungherese
«Se sta bene sarà molto utile perché non è un terzino classico, è un giocatore che spinge e per questa squadra, gli intenti del mister e dei tifosi che non vogliono giustamente vederci troppo bassi a rischiare il gol, speriamo possa tornare in campo presto»
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