Due giugno, Ciambetti: la Festa della Res Publica
Venerdi 3 Giugno 2016 alle 15:00 | 0 commenti
Riceviamo dal Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, e pubblichiamo
Troppi segnali fanno intendere che il 2 giugno 2016 potrebbe essere l’ultima volta della festa della Repubblica democratica nata 70 anni fa. I pilastri repubblicani erano la democrazia, il regionalismo e lo stato sociale. Ora questi  pilastri sono stati erosi e ci si presta a dar loro il colpo finale. A sugellare la svolta reazionaria il progetto di riforma costituzionale voluto dal capo del Governo, che sfocerà in una nuova forma di Repubblica fortemente accentrata con scelte e strategie gestite dall’apparato statale prive di controllo politico con una progressiva marginalizzazione del decentramento sempre più svuotato di ruoli e, soprattutto, privato di risorse e patrimonio.
Un patrimonio che fa gola e sul quale, nel medio periodo, s’allungheranno le mani di grandi investitori, fondi sovrani, multinazionali, tutti attratti da palazzi, terreni e soprattutto quelle multiyutilities, le aziende pubbliche locali, che gestiscono acqua, energia elettrica, gas, parcheggi e altre attività oltremodo redditizie anche con tariffe calmierate. Il progetto parte da lontano.
Il 20 luglio 2013, governo Monti, l’allora ministro Saccomanni aveva  dichiarato all’emittente finanziaria americana “Bloomberg “ che l’Italia avrebbe dovuto vendere i gioielli pubblici, cioè Eni, Enel, Finmeccanica. All’inaugurazione della Fiera del levante a Bari, il 14 settembre successivo,  l’allora presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini,  già Psi poi indipendente del Pci e oggi Special Advisor del Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi , nel suo discorso inaugurale della manifestazione spiegò: “L’Italia è stata colpita dalla crisi più di altri paesi. Quindi, in Italia, oggi si possono fare investimenti e finanziamenti a condizioni molto favorevoli: ci sono ottime opportunità di investimento, in Italiaâ€. A questa vicenda la trasmissione televisiva La Gabbia de La7 dedicò un servizio facilmente reperibile anche in web con l’inviato Filippo Barone che s’intrufola in un party e videoregistra le dichiarazioni di Lorenzo Codogno, oggi docente alla London School of Economics ma all’epoca e fino all’aprile 2015 capo economista al Ministero dell’Economia. Codogno confermò  l’ipotesi della vendita di Eni, Enel e Finmeccanica spiegando poi  “il problema è che non prendi tantissimo, perché ho fatto un calcolo un po’ di tempo fa  sono 12 miliardi, meno di 1 punto di Pil†per cui per risistemare la situazione debitoria italiana già allora fallimentare serviva ben altro:  “La vera risorsa – dice Codogno nel servizio trasmesso da La Gabbia  – sono le ‘utilities’ a livello locale: lì sono veramente tanti, tanti miliardiâ€Â  purtroppo quei  servizi  “non sono nostri, dello Stato: sono dei Comuni, delle Regioni. E quindi bisogna cambiare il Titolo V della Costituzione, ed espropriare i Comuni e le Regioniâ€.  Codogno dice proprio espropriare e parla della necessità di mutare il titolo V della Costituzione: il debito pubblico, dal 2013, è aumentato e la scommessa di ripianarlo almeno in parte è ben viva. Il debito sarà la scusa per espropriare Comuni e Regioni. Â
Oggi questa operazione è mascherata da altre esigenze, alcune delle quali a tal punto condivisibili da sembrare banali, altre, invece che sembrano uscite dal populismo peronista per non parlare delle scopiazzature della P2 che ispirarono la celebre battura di Crozza per cui “Renzi sta facendo la sua fortuna con lo stesso programma di attacco alla Costituzione che portò Gelli in galeraâ€. Â
Si dica quello che si vuole, ma i burattinai che muovono il governo fantoccio preparano  la festa alla Res Publica.
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