Dovigo e Legambiente: c'è qualcosa di stonato in questa "voglia di cassa di espansione"
Venerdi 16 Novembre 2012 alle 20:29 | 1 commenti
Egregio Direttore, passata la paura, la tristezza e la rabbia, lasciate passare anche le prime reazioni a caldo, è il momento di qualche riflessione un po' più approfondita su quanto è successo domenica 11 novembre a Vicenza, con la consapevolezza che non è solo Vicenza, è tutta un'Italia che viene giù, che frana, che è allagata. E' in tutta Italia che c'è da far nascere una nuova cultura, di attenzione e di assunzione di responsabilità nei confronti del territorio, dell'acqua, dei cambiamenti climatici e del rischio idrogeologico.
A noi sembra ci sia qualcosa di stonato in questa "voglia di cassa di espansione" che sta prendendo tutti. Da tempo stiamo ed abitiamo in un territorio in cui si è costruito tanto e male, si è costruito lungo i fiumi, e troppo: la cosa migliore sarebbe avviare una seria delocalizzazione. Ma se fossero di numero limitato i fabbricati da delocalizzare, lo si potrebbe anche fare, così, con i quantitativi che ci troviamo a dover spostare altrove (dove?) possiamo capire che un bacino di laminazione diventa utile. Ciò che è sbagliato è che questa proposta è stata, e rimane, l'unico approccio al problema della sicurezza della città e delle persone. Ed è ancor più sbagliato se diviene un alibi per non pensare e non fare altro.
Perchè tuttora si continua a fare urbanistica come se il territorio fosse infinito e come se non ci fossero migliaia di alloggi vuoti; ciò che non serve, o meglio serve solo alla speculazione ed alla crescita grigia, occupa spazio e suolo, diminuisce la capacità di assorbimento del terreno, devia i problemi, li sposta più in là e li aumenta a dismisura. Ma anche le costruzioni attualmente presenti devono essere ripensate. Le città si devono rinnovare accettando la sfida dei cambiamenti climatici, che ci sono e saranno sempre di più nel prossimo futuro. Quindi case a zero emissioni, tetti verdi, piante e filari arborati, sistemi di recupero e ricircolo dell'acqua, sistemi che aumentino le capacità di invaso anche in ambienti molto costruiti, continuo monitoraggio e revisione della rete di scolo in funzione delle maggiori probabili portate, ecc.... Le città resilienti sono la nuova frontiera della politica urbanistica, da concepire e da mettere in cantiere, prima di ogni altra cosa.
E se allarghiamo lo sguardo oltre i confini della città , a quello che si sta realizzando, a quello che si ha in mente di realizzare, non possiamo non considerare la viabilità . I comitati attivi sulla questione Pedemontana hanno proposto di fermarsi e ragionare sulla SPV stessa, ma anche sulla Valdastico e sulla Nuova Valsugana. E' una posizione che Legambiente condivide ed appoggia in pieno. Rinunciando ad alcune grandi opere dai costi elevatissimi e dagli impatti ambientali enormi e scegliendo, invece, di intervenire nella riqualificazione delle strade esistenti e nel potenziamento delle ferrovie, si potrebbero attivare risorse oltre che per la mobilità pubblica, cosa di cui si ha in questa regione estremo bisogno, anche per la rutela e la messa in sicurezza del territorio, riducendo contemporaneamente un fattore di rischio accertato e pesante.
Proprio un anno fa a Vicenza, nel corso di un convegno sul dissesto idrogeologico, Legambiente ha lanciato l'idea del Servizio Civile Nazionale per la difesa del suolo e la manutenzione del territorio, imperniato sulla formazione e sul volontariato attivo, proponendo come prime città in cui attivare i progetti Genova, Vicenza e Messina. Ora quella proposta è stata portata avanti dalla nostra associazione e presentata al Ministero, ma, dopo un primo momento in cui sembrava potesse arrivare in porto, è stata falciata dai tagli e dall'austerità di questo momento. Ci chiediamo ora se non sia possibile riprendere quel progetto, modificarlo su scala locale, tararlo sulle problematiche specifiche della città , ed avviare così un lavoro diffuso di informazione sul rischio idrogeologico, organizzazione di esercitazione con la popolazione, pulizia degli argini, rimozione dei rifiuti pericolosi ed ingombranti, monitoraggio e segnalazione delle criticità , cura e manutenzione. Rivolgiamo chiaramente la proposta all'amministrazione. In fondo basterebbe meno di una rotatoria in meno.
Valentina Dovigo
circolo Legambiente Vicenza
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