Donne e lavoro, restano gravi squilibri al Sud
Lunedi 2 Agosto 2010 alle 23:31 | 0 commenti
Rassegna.it - L'indicatore di Italia Lavoro su Pari opportunità nel 2009. Nelle regioni meridionali forti differenze di genere e alto tasso di inattività femminile. Al Nord lo scarto cala in maniera consistente. "Confermata la natura duale del nostro sistema economico"
di E.D.N.
Le differenze di genere nel mondo del lavoro sono più accentuate al Sud. In queste regioni le donne trovano grandi difficoltà e, anche se gli indicatori migliorano, le province meridionali restano molto indietro sulle pari opportunità .
E' quanto emerge dall'indicatore di Pari opportunità dei mercati del lavoro, a cura di Italia Lavoro, l'ente affiliato al ministero. La ricerca, che si riferisce ai dati del 2009, analizza le dinamiche occupazionali della componente femminile, attraverso una divisione per province, e offre una loro valutazione in base agli "squilibri di genere". Che - come si apprende - restano un problema rilevante del nostro paese.
Il primo gruppo considerato, spiega lo studio, comprende otto province: Carbonia-Iglesias, Caltanissetta, Foggia, Agrigento, Trapani, Medio Campidano, Crotone e Taranto. "In queste realtà gli squilibri occupazionali di genere sono più forti - si legge -, si rilevano in altre parole i rapporti peggiori fra tasso di occupazione e di attività e l'inattività delle donne è più pronunciata". Malgrado questo, alcuni mercati del lavoro - come quello trapanese - fanno segnare un lieve miglioramento in confronto all'anno precedente. "All'inverso nelle province agrigentina, nissena e crotoniate è registrabile un aumento significativo delle criticità a scapito della componente femminile".
Anche le altre province meridionali, sostiene Italia Lavoro, soffrono "squilibri di genere ancora molto significativi". La condizione delle donne è complessivamente peggiore di quella degli uomini, la rilevazione "conferma la natura duale del nostro sistema economico". In ogni caso, la maggioranza dei territori considerati "mostra un aumento dell'indicatore e dunque una riduzione del divario occupazionale tra donne e uomini".
La situazione va meglio al Nord. In queste regioni, scrive Italia Lavoro, "lo scarto fra condizione maschile e femminile comincia a ridursi in maniera consistente. Le differenze di genere esistono ancora, ma sono sicuramente meno pronunciate che altrove, con valori decisamente più positivi soprattutto sul fronte del tasso di occupazione e di attività ". Vengono segnalate le realtà più virtuose: si tratta di territori del Centro Nord e in particolare della Toscana, dell'Emilia Romagna e del Triveneto, che "dimostrano di aver individuato nella componente femminile della forza lavoro la chiave di un successo economico ampiamente consolidato". Anche qui in alcune zone (Parma, Milano, Belluno, Trieste, Bologna) l'indicatore di pari opportunità è comunque peggiorato rispetto al 2009.
Ci sono poi alcuni casi particolari. Come le province sarde, dove "è possibile parlare di una progressiva ricomposizione degli squilibri di genere": vedi Nuoro, ma anche Sassari e Oristano. Al contrario, nelle province del Centro-Nord in molti casi gli indicatori di genere presentano valori negativi. "E' bene però tenere conto - aggiunge lo studio - del fatto che si tratta per lo più di territori che a livello strutturale presentano comunque dinamiche occupazionali della componente femminile storicamente virtuose".
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