Disabili, Sel: il Comune ha agito solo dopo la denuncia dei familiari
Mercoledi 28 Agosto 2013 alle 11:42 | 0 commenti
Stefania Cerasoli e Valentina Dovigo Sinistra Ecologia Liberta Vicenza - Accogliamo con sollievo la decisione del Sindaco Variati e dell’Assessore al sociale Sala di sospendere il provvedimento che avrebbe visto, dal prossimo I settembre, precludere i Centri Diurni alle persone con disabilità inserite definitivamente in strutture residenziali.
Non è nostra intenzione sminuire l’importanza di tale decisione ma spiace vedere che l’Amministrazione comunale sia tornata sui propri passi solo dopo la forte presa di posizione delle associazioni di familiari.
Sarebbe stato doveroso che il Comune di Vicenza, PRIMA DI DELIBERARE tale preclusione, avesse provveduto ad accertare se tutte le comunità alloggio abbiano spazi e risorse per assicurare
l'integrazione dei disabili per tutta la giornata.
Ci chiediamo infatti: prima di procedere all’approvazione di tale provvedimento il Comune di Vicenza ha avuto modo di visitare le strutture ove i ragazzi sono inseriti?
Ha potuto accertare se tutte le comunità alloggio abbiano spazi e risorse per assicurare l'integrazione dei disabili per tutta la giornata in base agli standard richiesti dalla LR 22/2002?
Ci risulta che la legge regionale 22/2002 che ha ridefinito gli standard, sia nettamente in contrasto con questa soluzione in quanto gli spazi di un Diurno non possono essere quelli della Comunità Residenziale.
Come fatto in sede di audizione in V Commissione, è importante evidenziare
il pericolo che la (ingiusta e assolutamente non condivisa) decisione di precludere l’accesso ai Centri Diurni alle persone con disabilità inserite definitivamente in strutture residenziali ( ad
oggi solo sospesa fino al prossimo ottobre) assunta unicamente per far fronte alla
riduzione del Fondo Regionale per la Non Autosufficienza, possa tradursi in
maggiori oneri economici per le casse del Comune.
Risulta, infatti, che nei centri diurni la quota di compartecipazione a carico dei Comuni sia inferiore rispetto a quella sanitaria a carico regionale (la Regione, infatti, deve compartecipare per i due terzi) mentre nel residenziale la quota sociale a carico del Comune sarebbe più alta di quella sanitaria (pari
ad almeno la metà dell’intera retta).
Risponde al vero tale perplessità ?
E se è vero per quale motivo i Comuni hanno deliberato un provvedimento che ha l’unico fine di alleggerire gli oneri a carico della Regione?
L’intento della Regione è chiaro: escludere dalla spesa sociale moltissime persone con disabilità o non autosufficienza scaricando i problemi sui Comuni e poi sulle famiglie, sulle quali già grava un peso inaudito.
Non possiamo continuare a pensare che le risposte siano date sempre e soltanto dalla famiglia.
Affinché la centralità della persona e della famiglia diventi il perno del nostro sistema, le istituzioni devono rilanciare il proprio ruolo di supporto e sostegno solidale.
Ecco perché, nonostante la crisi sia reale e i Comuni siano in difficoltà , è doveroso che si pongano a fianco dei più deboli contrastando i tagli operati a livello regionale e salvaguardando ed incrementando i servizi essenziali! La Convenzione di New York del 13 dicembre 2006 sui diritti delle persone con
disabilità impone agli Stati aderenti un dovere di solidarietà nei confronti dei disabili, in linea con i principi costituzionali di uguaglianza e di tutela della dignità della persona, che nel settore specifico rendono doveroso valorizzare il disabile di per sé, come soggetto autonomo, a prescindere dal
contesto familiare in cui è collocato, anche se ciò può comportare un aggravio economico per gli enti pubblici.
Il messaggio che, invece, arriva dalle istituzioni, è che il problema è di chi ce l’ha!
Le persone con disabilità , la parte più debole della società , essendo parte integrante della società stessa, non possono e non devono essere abbandonate a se stesse o scaricate interamente sulle spalle della famiglia.La società stessa deve autotutelarsi, essere solidale, farsi carico di queste persone e stringersi attorno a loro per proteggerle.
Queste persone non sono corpi estranei: sono i nostri figli, fratelli, genitori o amici, e tutti, prima o poi, potremmo far parte di questa ‘famiglia’.
Una persona disabile non è solo “affare’ della famiglia: così succedeva nei secoli scorsi e noi non vogliamo che la nostra civiltà invece di progredire torni al passato, quando il figlio disabile era una colpa da scontare e da nascondere.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.