Decreto dignità, Maria Cristina Caretta: "gli imprenditori mi chiamano disperati"
Mercoledi 25 Luglio 2018 alle 21:52 | 0 commenti
Ho sempre pensato - scrive la parlamentare di Fratelli d'Italia, Maria Cristina Caretta - che l'essere parlamentare volesse dire difendere, prima di tutto, i diritti dei cittadini che vivono nel territorio dove sono stata eletta. Nel corso dell’intensa campagna elettorale, ho passato giorni ad ascoltare le voci del mio Veneto. Le voci di imprenditori che avevano vissuto gli anni del "miracolo veneto" e che , successivamente, si sono trovati nel profondo della crisi. Imprenditori che hanno tenuto duro con l’impegno prioritario di preservare i diritti ed il posto di lavoro dei loro dipendenti.
Imprenditori che sentivano il peso della responsabilità e del dolore del dover licenziare delle donne e degli uomini che erano ormai parte della loro famiglia.
Imprenditori che hanno venduto le loro proprietà solo per tenere vive le loro aziende.
Ed oggi, mentre si sta intravedendo un barlume di ripresa, gli stessi imprenditori mi chiamano disperati dopo aver letto il "decreto dignità ". Un decreto che non ha nessuna base logica. Un decreto che non dona ai lavoratori nessuna dignità e ne toglie ai datori di lavoro.
Come Fratelli d’Italia siamo d’accordo nel combattere il precariato nel mondo del lavoro e nell’aumentare la tutela dei lavoratori. Ma le nostre ricette per raggiungere tali obiettivi sono da sempre differenti rispetto a quelle prospettate e attuate nel tempo dalla sinistra e riprese in questo decreto.
Noi vogliamo un decreto che dia dignità ai lavoratori ed alle imprese, che tolga burocrazia, che tolga redditometri e spesometri, che inserisca il reddito incrementale. Noi vogliamo un decreto che non crei le ennesime diseguaglianze sociali. Ci ritroviamo invece un decreto che ci porta con norme assurde in un sistema dove gli imprenditori non assumeranno più. Questo è un decreto scritto da qualcuno che non ha nessuna idea di cosa voglia dire fare impresa e dare lavoro. Personalmente sarò alla Camera a difendere i nostri emendamenti che mirano a correggere le posizioni “staliniane†di questo Decreto perchè la lotta al precariato si fa aiutando le imprese ad assumere e non irrigidendo le regole e aumentando i vincoli.
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