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Categorie: Politica
Dalla discarica al caso D&R, a Grumolo è maretta
Giovedi 25 Aprile 2013 alle 14:31 | 0 commenti
Sulla discarica di Grumolo delle Abbadesse, nella quale conferisce in primis il comune di Vicenza, si abbattono i dubbi del consigliere grumolese Giorgio Magnani il quale chiede lumi sulla presenza del bio gas. E intanto sulla politica locale si abbatte il caso Desio & Robé. Magnani più dettagliatamente ieri ha redatto e diffuso una breve nota in cui fa il punto della situazione dei dubbi che permangono sul grande impianto per i rifiuti sito alla periferia del paese.
Oggetto del contendere è la eccessiva presenza di biogas che a detta di Arpa, sostiene il consigliere, potrebbe risultare pericoloso. Ma quale è l'origine di questa presenza potenzialmente preoccupante? Il consigliere della civica Comitato popolare, che due giorni fa ha sottoposto i suoi dubbi anche durante una tesa seduta del consiglio municipale, spiega che dalle carte in possesso dell'amministrazione sono formulabili due ipotesi. O il gas in eccesso era lì già da prima della scelta del sito della discarica, e allora tale scelta è avvenuta in modo improvvido. Oppure il gas in eccesso è dovuto alla resa scarsa o nulla dei tramezzi di materiale speciale, «ovvero bentonite», che dovrebbe «invece contenerlo». Il che farebbe pensare ad una esecuzione non ottimale delle opere.
Ad ogni modo la seduta di due giorni fa ha avuto una piega inattesa quando a fronte di una interrogazione presentata dal capogruppo della civica Comunità e Territorio Filippo Franceschetto (vicino alle posizioni dell'ex leader di Fare Oscar Giannino), il sindaco Flavio Scaranto (vicino alle posizioni del Pdl) ha ordinato al pubblico di lasciare la sala poiché la discussione di lì a poco avrebbe coinvolto «persone fisiche».
Ma che cosa è avvenuto nella discussione a porte chiuse? Nel dettaglio Franceschetto aveva presentato una interrogazione a seguito di una segnalazione giunta dal consorzio dei vigili urbani che segue anche la municipalità grumolese. Nella nota si chiedevano lumi circa il comportamento di un altro consigliere comunale, Vittorio Bettinardi, capogruppo della civica Rinnovamento (su posizioni di prossimità al centrosinistra cattolico). Oggetto del contendere, riferisce lo stesso Bettinardi, era stata la decisione di quest'ultimo di fornire copia di una ordinanza ad un residente che chiedeva il documento assieme ad altri da molto tempo. Il tutto in ragione di un lunghissimo contenzioso del cittadino con comune, regione e privati per il cosiddetto affare Desio & Robè.
Il cittadino in questione è l'imprenditore Agostino Cogo che aveva fatto notizia sui media locali dopo che il Tar gli aveva dato ragione e aveva giudicato illegittimi i permessi avuti proprio da Desio & Robé, noto anche come D&R, più di venticinque anni fa. Azienda con la quale Cogo è in causa civile. Con la sua interrogazione Franceschetto, facendo propri i dubbi sollevati dal comandante del consorzio Paolo Bertozzo, aveva chiesto lumi al sindaco rispetto ad una possibile violazione della riservatezza dei documenti in possesso all'amministrazione. Scaranto in aula ha spiegato, confortato da Franceschetto, che l'amministrazione non avendo le competenze necessarie ha preferito investire del problema, tra gli altri, procura e prefettura inviando un esposto.
Al terime della seduta Bettinardi (in foto), chiamato in causa, ha criticato la giunta usando il sarcasmo: «L'amministrazione non può non dare le carte tanto che i dinieghi opposti a Cogo sono stati giudicati illegittimi dal Tar. E poi è una questione di buon senso. Se per la mia condotta, pienamente legittima peraltro, si comportano così, allora dopo la mazzata patita da loro per il caso D&R che faranno? Informeranno il tribunale di Norimberga? Oppure che so l'Onu? Magari la commissione antimafia?»
Frattanto a sostegno di Bettinardi interviene anche Magnani: «La cosa pazzesca è che contrariamente al regolamento non volevano nemmeno concedere a Bettinardi il diritto di replica per fatto personale. Abbiamo dovuto impuntarci. E ancora non si capisce perché abbiano chiesto la discussione a porte chiuse. Temevano che la gente sentisse? Ad ogni buon conto la cosa più incredibile è che ci sia qualcuno che si ponga dubbi se possa essere o meno diffusa una ordinanza che è un atto notorio per antonomasia. É come se il parlamento varasse una legge e poi si accusasse un deputato di essersela stampata per leggerla in un dibattito pubblico. Siamo alla farsa».
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