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Dal PTRC al PI. di Vicenza 2012. E le stelle stanno a guardare

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 3 Novembre 2012 alle 20:34 | 0 commenti

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di Guido Zentile

Da VicenzaPiù n. 243 in edicola e sfogliabile comodamente dagli abbonati. Ecco alcuni del lanci principali in locandina: No al bavaglio: anche per Puppato; Piano degli interventi: trent'anni in un lampo; Variati, ultima corsa; Assindustria con gli Usa, Gemmo con Lombardo. E in ... più ci sono le pagine di BassanoPiù. 

Anni fa, nella prima metà degli anni novanta del secolo scorso, uscì per mano di Francesco Indovina, docente presso la Facoltà di Pianificazione Urbanistica e Territoriale (vecchio ordinamento), dello IUAV, un agile volumetto dal titolo molto significativo: "la città diffusa".

Il libro, così tale, oggi introvabile, rimase all'interno di una cerchia accademica e non ebbe, forse per motivi di scelta editoriale, e di mercato, un'ampia diffusione, come invece il titolo avrebbe meritato; è un vero peccato che non sia stato ristampato, anche se alcuni fondamenti, più che attuali, sono riportati in alcuni testi di urbanistica recentemente usciti.
A quel tempo, e non stiamo parlando di ere geologiche, l'argomento dello sprawl veneto non era entrato a pieno nella coscienza della gente comune (a dire il vero nemmeno oggi), ma in ambito accademico invece sì. Dalle stanze di Cà Tron, a Venezia, Indovina con i propri collaboratori lanciò l'allarme; è partita così una mappatura del nostro territorio: dove finisce una città, e inizia l'altra? Dove finisce Mestre e inizia Mogliano? E la campagna che faceva da netto intermezzo fra le nostre città (come dovrebbe essere) dov'è?
Passano gli anni, ma venti sono tanti (torna alla mente il brano di Celentano "il ragazzo della via Gluck", chissà perché .....); oggi gli strumenti di ricognizione e di informatizzazione del territorio ci permettono di avere una visione effettiva, e in tempo reale, del nostro ambiente e dei suoi colori, sia i colori che la natura si sforza di donarci, sia gli artificiali colori dominanti che noi umani abbiamo distribuito sulla terra.
Non possiamo certo non dire che la varietà di piani urbanistici sovra e sotto dimensionati non ci hanno permesso di avere un'embrionale visione del nostro ambiente costruito, e disporre così di un controllo per porre dei correttivi, o meglio ancora affermare: "basta con il consumo di suolo".
In sede di stesura del P.T.R.C., i dotti, con l'assenso dei politici regionali di turno, hanno manifestato tutto questo; il preambolo del Piano Regionale è un disperato mea culpa, uno stracciarsi le vesti, per ciò che finora si è creato. Ci si è accorti, in ritardo, della distruzione del nostro territorio. Ma la strage continua, in parallelo con gli interessi dell'ormai nota gang degli immobiliaristi e degli imprenditori: i soldi, i schei, devono pur girare, non certo nelle tasche della plebe.
E il Piano degli Interventi 2012 del Comune di Vicenza è la perfetta rispondenza di quanto sopra, case su case, cemento su cemento.
Nonostante non si sia data attuazione a tutte le previsioni del P.A.T., i numeri sono importanti. Il P.I. comporterà non solo un incremento di superficie, andando ad occupare del suolo agricolo (complessivamente circa 13 ha.), ma anche un pesante intervento volumetrico (circa 653.000 mc. residenziali, e 320.000 mq. di terziario), all'interno anche di aree di espansione che avrebbero meritato degli spazi verdi, e degli spazi pubblici, invece di insediamenti privati, direzionali e commerciali, creando dei non luoghi come spazi di godimento per la città. Standard urbanistici morti già sul nascere.
In pratica il vuoto ....., nel vuoto.
E i famigerati B.I.D., i bandi di interesse diffuso? Ben circa 9 ha di territorio sottratti alla comunità ad uso e godimento di pochi. E sì perché le aree agricole, e la campagna, pur avendo una titolarità appartengono al patrimonio comune, ma il diritto di edificare, come da legislazione nazionale è (purtroppo) sovrano. Ci tentò, con caparbietà, nei primi anni sessanta del secolo scorso, il ministro Fiorentino Sullo, ma le sue proposte limitative non ebbero seguito, anzi fu gentilmente invitato ad uscire dalla compagine governativa dai Partiti (e dai patiti) del cemento; da qui iniziò un periodo di anni bui (non solo urbanistici) che ebbero una prima fase di chiusura nel 1977 con la riforma Bucalossi sul regime dei suoli, che, però, in effetti, fu una riforma parziale. Anche Bucalossi, come Sullo, dovette incassare. Ci sarebbe da scrivere molto sulla storia dell'urbanistica in Italia, sul consumo del suo territorio, compresa la nostra "provincia bianca" di allora, per avvalorare quanto la politica andava, e va a tutt'oggi, a braccetto con la pianificazione del territorio.
Con i B.I.D., si gioca, e si avvia alla conclusione, la partita politica, iniziata già con la precedente Amministrazione, strumenti che paradossalmente rasentano l'edilizia sociale e di necessità, talché vengono definiti "aree per il soddisfacimento del fabbisogno abitativo famigliare". Ma è sufficiente verificare sulle mappe della zonizzazione ed appurare che non è proprio così: ci si trova di fronte ad un'atomizzazione di particelle sul territorio che sanno più di soddisfacimento clientelare, e non di pianificazione sociale, ruolo determinante che dovrebbe assumere l'urbanistica.
Ma non dobbiamo preoccuparci, per arrivare ai circa 13 ha. di occupazione di suolo agricolo, mancano ancora gli accordi di programma e le aree di espansione residenziale, e, poi, in aggiunta a questi, ci sono i piani attuativi, già approvati e inseriti nella variante tecnica del P.R.G. 2009.
Ci sono, infine, anche le condizioni per lanciare un messaggio di pace, una strada di pace "on the road", la tangenziale interna che taglia la campagna nord-est, ai margini del Comune di Vicenza, ma che in effetti non è che il collegamento diretto fra le due basi militari, dalla Ederle al Dal Molin. E si perché fra i migliaia di metri cubi, in costruzione, e in previsione, ci si è dimenticati dei migliaia di metri cubi delle due basi, ma forse da buone basi di guerra si devono rendere invisibili: non ci sono.
Vicenza città aperta ..... e le stelle stanno a guardare.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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