Dal Lago e Variati, destini incrociati
Lunedi 11 Gennaio 2010 alle 19:13 | 0 commenti
Articolo pubblicato sul numero 177 di VicenzaPiù, in edicola a 1 euro e disponibile nei punti di distribuzione in città , oppure scaricabile in formato pdf dal box a destra
Se il 2010 dovesse essere come il 2009, Achille Variati può dormire sonni tranquilli. L'anno appena chiuso se ne va portandosi dietro l'approvazione del Pat, il nuovo piano di assetto del territorio che costituiva uno dei passaggi più delicati del mandato amministrativo. E i numeri della votazione in consiglio comunale dicono che, ad ormai venti mesi dalle elezioni, il primo cittadino può contare su una maggioranza che lo sostiene compatta. Anzi: nei suoi confronti c'è pure lo sguardo benevolo, o quanto meno non ostile, di forze che in teoria dovrebbero essere di opposizione, come la lista Vicenza a 360 gradi di Claudio Cicero, la Vicenza Libera di Cinzia Bottene o l'Udc di Massimo Pecori, tutti astenuti nel voto sul Pat. E dicono anche il resto dell'opposizione in consiglio, cioè Pdl e Lega, non ha molte armi per impensierirlo. Cosa che, del resto, non le è quasi mai riuscita in questi mesi. A cominciare da quelle che dovrebbero essere le sue punte di diamante, prima fra tutte Manuela Dal Lago.
Rewind
Pensare che solo un paio d'anni fa l'ex presidente della Provincia pareva avere saldamente in mano la politica vicentina. Forte di un decennio in cui aveva guidato Palazzo Nievo con polso di ferro e in cui aveva raccolto consensi a destra e a manca, in ascesa nel borsino politico nazionale, alla presidenza dell'autostrada Brescia Padova, con un consenso personale che andava ben oltre i confini di partito, e con solidi appoggi anche nel mondo imprenditoriale (a cominciare dai vertici di Assindustria) e nelle altre istituzioni, la Dal Lago pareva in grado di fare il bello e il cattivo tempo. E forse ci sarebbe anche riuscita: ancora oggi, basta scambiare quattro chiacchiere con chi bazzica tra sedi di partito e corridoi di Palazzo Trissino per sentirsi dire che, con lei candidata, il centrodestra avrebbe probabilmente vinto le comunali a mani basse. Invece le cose sono andate diversamente: le comunali le ha vinte Variati, gli industriali hanno scelto come loro presidente Roberto Zuccato, e in meno di due anni a Vicenza è cambiato tutto. Maggioranza di governo ed equilibri di potere.
Case chiuse e armi spuntate
La Dal Lago deve così accontentarsi, si fa per dire, di un posto da parlamentare, dove è vicecapogruppo della Lega Nord alla camera. In questo primo scorcio di legislatura, il suo nome compare come cofirmatario sotto una lunga sfilza di progetti di legge, da quelli per aumentare gli incentivi fiscali a favore delle famiglie a quelli per la tutela delle città murate. Di sua iniziativa, oltre ad alcune interrogazioni su argomenti disparati, l'esponente del Carroccio ha presentato un progetto di legge per chiedere l'abrogazione della legge Merlin e la regolamentazione della prostituzione con una serie di iniziative che assomigliano molto alla riapertura delle case chiuse. A livello locale le resta il ruolo di capogruppo in Comune, già ricoperto nel corso della passata amministrazione, ma la sua sfera di influenza si è drasticamente ridotta. E la scarsa incisività in sala Bernarda ne è una cartina di tornasole. Lega e Pdl hanno tentato di mettere in difficoltà l'amministrazione sull'aumento della tariffa rifiuti agli inizi del 2009, con la battaglia contro i nuovi minicampi per rom e sinti in autunno e, senza troppa convinzione, con qualche critica al Pat. Ma sono state punture di spillo. Di fatto, la giunta Variati ha portato avanti il proprio lavoro senza intoppi, se non quelli causati dai propri errori, come il pasticcio con la Provincia sul tracciato della nuova tangenziale nord.
Il centrosinistra
Complessivamente il centrosinistra può dunque guardare al 2009 con sostanziale soddisfazione: il nuovo corso di Aim è andato avanti, nonostante l'accordo tra sindaco e il presidente Fazioli non sembri più quello dei primi tempi; il Pat è stato approvato senza scossoni; Variati è anche riuscito ad abbandonare posizioni troppo vicine al No Dal Molin e ad abbracciare la politica delle compensazioni senza che nessuno gli rinfacciasse una campagna elettorale e una vittoria ottenute in buona misura proprio grazie all'opposizione al progetto delle Ederle 2; l'asfaltatura delle strade e il rifacimento dei campi da calcio sono ottimi biglietti da visita per far breccia tra la gente meno attenta al dibattito politico, mentre il potenziamento del sistema di pannelli solari sugli edifici pubblici e l'avvio della raccolta differenziata porta a porta strizzano l'occhio ai critici che si sarebbero aspettati interventi molto più decisi, ad esempio in tema di politica ambientale.
Incognite per il 2010
In realtà , qualche ombra c'è. Il rimpasto di fine anno, presentato come un semplice aggiustamento dei carichi di lavoro, è in realtà un tentativo di correggere la rotta su alcune materie chiave in cui non si sono visti i risultati sperati. E proprio il Pat lascia in sospeso molte questioni: dalla convenienza per il pubblico dell'operazione nuovo stadio, su cui nonostante le rassicurazioni di sindaco e assessore continuano ad esserci molti dubbi, alla reale volontà di invertire la rotta dopo anni e anni di politiche urbanistiche discutibili, visto che esattamente come quello di Hullweck, anche il Pat targato Variati disegna una città in continua espansione, con un consistente consumo di suolo e di territorio. In sala Bernarda quasi nessuno ne ha parlato, tantomeno l'opposizione, che del resto su questi argomenti avrebbe le armi spuntate. Così le voci più critiche sono confinate quasi tutte al di fuori del consiglio comunale. L'Italia dei Valori (oltre l'8 per cento alle europee del 2009, con oltre 4500 voti in città ), che un consigliere ce l'ha ma non troppo in sintonia con i vertici del partito. Qualche comitato, come quello antiabusi e, per motivi opposti, quello dei firmatari del Bid. E le forze dell'ex sinistra arcobaleno e della galassia comunista, da cui sono arrivate analisi attente, ma che come al solito devono fare i conti con numeri esigui e con l'eterno problema di un'eccessiva frammentazione. Così Variati può guardare al futuro con fiducia. E la sensazione è che, se proprio deve temere qualcosa, debba prestare attenzione più all'emergere di eventuali contrasti all'interno della propria coalizione che ad un'opposizione che, dopo la batosta elettorale, ha ancora le polveri bagnate.
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