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Dainese, una storia di successo iniziata nel 1972. Inventandosi un mercato

Di Rassegna Stampa Lunedi 6 Marzo 2017 alle 09:05 | 0 commenti

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Nello spazio per la missione Nasa su Marte nel 2030, su due ruote a 300 km all’ora, scivolando su due lame a 150 all’ora, a 50 nodi su un catamarano AC50. Lino Dainese quando nel 1972 fondò l’azienda che porta il suo nome pensava esattamente a questo. Proteggere il corpo umano negli sport dinamici, in modo da poter spingere al massimo le performance. Nella provincia di Vicenza, all’uscita della A4, si staglia un grande cubo nero, che per tutti rappresenta il miracolo tecnologico della sicurezza, la Dainese appunto.

Sembra un centro di ricerca spaziale anche se in effetti il centro dove gli ingegneri costruiscono le tute avveniristiche sono sulle più tranquille e defilate colline vicentine. Quelle che incorniciano Marostica. Lì si studiano le tute air-bag, invenzione del genio di Lino Dainese con cui questo imprenditore incredibile ha modificato il modo stesso di concepire lo sport. È così che Grant Dalton, ceo di Emirates Team New Zeland e lo skipper di Luna Rossa Max Sirena oggi nel management dei Kiwi, cioè il team più all’avanguardia del panorama velico internazionale, hanno chiesto agli ingegneri della Dainese di confezionare una giacca salvagente con protezione da impatto e con supporto al galleggiamento in un’unica soluzione integrata. È nato così il primo sistema di protezione studiato appositamente per il mondo velico. “I catamarani ‘volanti’ con cui si disputerà la prossima America’s Cup sono quanto di più tecnologico si possa immaginare –spiega l’ad di Dainese Cristiano Silei- sono dei missili che possono raggiungere i 50 nodi con elementi di pericolo significativi per chi fa questa attività, le barche cappottano a grandissima velocità, si immergono, sbalzano fuori. E allora l’equipaggio deve essere protetto, questo è l’unico sistema di protezione al mondo per la vela, che abbiamo mutuato dalle moto e che abbiamo applicato allo sci”. L’innovativa giacca può integrare una oxygen tank, una bombola d’ossigeno che gli atleti utilizzano in situazioni di emergenza in caso di ribaltamento della barca, e presenta un emergency opening system, una zip studiata per la rimozione rapida del capo. Il sistema di air bag di protezione applicato alle moto e allo sci è uno dei prodotti più intelligenti che si possano immaginare. In una giacca, protetta da oltre 35 brevetti a seconda dello sport, sono alloggiati dei sensori in grado di riconoscere le condizioni di pericolo, degli accelerometri, un giroscopio e un gps. La giacca, intelligente, ha una centralina che raccoglie dai sensori i dati, un algoritmo mille volte al secondo verifica se ci sono condizioni di pericolo per attivare il sistema. La cartuccia di gas ad alta pressione gonfia la superficie ingegnerizzata della giacca in 25 millisecondi, per proteggere dall’impatto. Tanto per capirci un battito di ciglia avviene ogni 400 millisecondi. Dainese si può immaginare solo così. Le sue giacche, il diavoletto sul petto reso celebre dalle meraviglie di Valentino Rossi a cavallo della sua moto supersonica. Una storia d’amore quella tra il pilota e l’azienda iniziata vent’anni fa. Anche se la prima giacca Dainese Valentino l’ha messa addosso che di anni ne aveva 7. Un’avventura cominciata per amore della velocità, dello sport, delle situazioni estreme a cui la dinamica ti porta. Ma inseguendo la sicurezza. Erano gli anni ’70, quando un giovane motociclista e imprenditore, inizia a progettare e produrre abbigliamento protettivo per motociclisti. La sua ispirazione viene dalle forme della natura, come la corazza delle aragoste e dei pangolini, e da quelle più artificiali create dall’uomo, come le antiche armature del Rinascimento italiano. Da subito Lino Dainese intuisce come i piloti professionisti possano essere i migliori su cui costruire le sue innovazioni. Inizia quindi a collaborare, in diversi ambiti sportivi, con i più grandi campioni delle diverse discipline in cui opera. Dieter Braun è il primo pilota ufficiale Dainese nel Motomondiale: nasce con lui la protezione composita, ovvero con base morbida e conchiglia rigida, che permette di assorbire e disperdere l’energia trasmessa al corpo a causa di un impatto. Nel 1978 insieme a Barry Sheene viene realizzato il primo back protector. Nel 1980 vengono introdotti con Kenny Roberts gli knee sliders e vengono messe in produzione le prime linee di guanti sportivi da moto. Nel 1981 con Toni Mang viene rivoluzionata l’ergonomia delle tute da corsa, fino ad arrivare nei primi anni ’90 al sistema D-Axial per limitare la torsione della caviglia. In oltre 40 anni di storia ed evoluzioni, Dainese è diventato marchio leader nella produzione di abbigliamento protettivo per la pratica di sport dinamici. Dainese, infatti, non si limita al motociclismo ma, già dai primi anni ’90, porta le prime protezioni in altri sport, come la mountain bike, lo sci alpino, lo snowboard e l’equitazione. Nel 1994 Dainese introduce per la prima volta il paraschiena nel mondo degli sport invernali. “A metà anni Novanta –racconta Silei- Kristian Ghedina e Deborah Compagnoni vengono qui in Dainese dicendo: scendiamo a 150 km all’ora con indosso un pigiamino, abbiamo bisogno di essere protetti”. Così tutti gli atleti della Valanga Azzurra usano protezioni Dainese nella Coppa del Mondo di Sci. Nel nuovo millennio avviene una svolta epocale. Si passa dalle protezioni tradizionali passive a quelle elettroniche attive: con il sistema D-air, la protezione intelligente basata sulla tecnologia air-bag. Come accaduto per le protezioni composite, anche il D-air viene inizialmente introdotto nei circuiti del Motomondiale per poi arrivare a proteggere i motociclisti di tutti i giorni e gli atleti della Coppa del Mondo di Sci. Dainese porta le sue invenzioni in Usa. Collabora con il Mit di Boston e la Nasa per rendere più sicura l’attività degli astronauti. Nel 2007, Dainese acquisisce i caschi Agv. E nel 2015 il brand POC, leader nella produzione di equipaggiamento di protezione dedicato al mondo degli sport invernali e del ciclismo. Oggi il gruppo è controllato dal fondo Investcirp, quotato alla Borsa del Bahrain, a cui Lino ha ceduto l’80% nel 2015. “Siamo un gruppo da 200 milioni di euro, di cui il 60% fatto dall’abbigliamento per moto, il 20% sono i ricavi dai caschi Agv e un altro 20% da Poc”, spiega l’ad. Di questi ricavi poco più di un decimo è fatto in Italia. “Dainese si è inventato letteralmente un’industria -dice Silei- che noi stiamo portando anche nella vita quotidiana delle persone. Anche se gli sport dinamici resteranno sempre il principale driver di crescita”.
Di Roberta Paolini, da Repubblica Affari&Finanza 


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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