Cronistoria dell'aviazione vicentina e dell'Aero Club "Ugo Capitanio": 1949-1994
Domenica 23 Ottobre 2011 alle 18:27 | 0 commenti
Cronistoria dell'aviazione vicentina e dell'Aero Club "Ugo Capitanio": 1949-1994 (qui la III puntata e qui la Photo gallery)
La rinascita dell'Aero Club di Vicenza
Superato il problema del divieto d'atterraggio sul "Dal Molin", in quanto campo militare, l'attività dell'"Ugo Capitanio" iniziò in gran lustro l'8 settembre del 1949 con il primo avioraduno nazionale. Un'esperienza indimenticabile che fu ripetuta anche l'anno seguente.
Il tutto accadeva quando ancora l'Aero Club era intento a risollevarsi dalle macerie della guerra, nell'attesa di un qualche mecenate, e puntava sulla Scuola Industriale della città , dove si garantiva una buona istruzione aeronautica. Nel 1951, l'"Ugo Capitanio" riprese l'attività di volo e la scuola di pilotaggio.
Così continuò l'intensa attività dell'Aero Club di Vicenza, fruendo anche di campi siti nella provincia, come Asiago, Valdagno e Thiene, nella ricerca di sempre nuovi e più avanzati aeroplani, nel nome di una passione: il volo.
Furono numerose le manifestazioni aeree organizzate dall'Aero Club di Vicenza tra gli anni '50 e i '90, e non mancarono di tinteggiare il cielo berico neppure le famose "Frecce Tricolori". Proprio in occasione di una manifestazione indetta dall'"Ugo Capitanio", nel settembre 1994 nacque il Club "Frecce Tricolori n. 34", di Vicenza.
N.A.T.O.: il furto del Dal Molin
Nel giugno 1951 il Gen. D.D. Eisenhower annunciò la costituzione del Comando Forze Sud Europa con sede a Napoli. La 56esima T.A.F. (Tactical Air Force) fu fondata il 1° novembre dello stesso anno con sede a Vicenza, presso l'aeroporto "Dal Molin". Dotata di nuovi mezzi e velivoli, in cui non mancarono anche missili a testata nucleare, nella logica della Guerra Fredda, l'aeroporto vicentino fu ritenuto d'importanza strategica e letteralmente scippato ai cittadini berici, come tributo da pagare poiché popolo sconfitto.
I tentativi di ricostruirne un uso civile naufragarono, preferendo il Marco Polo di Venezia e il Catullo di Verona. Eppure, il "Dal Molin" dimostrò, nel corso degli anni, di poter sostenere un ingente traffico aereo, ma per operazioni militari, riguardanti, ad esempio, il conflitto nei Balcani e la questione somala. Caduto il muro, la NATO cambiava obiettivi.
Tuttavia, il "Dal Molin" aveva ancora tanto da raccontare.
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