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Cosimo Bruzzo, Studenti e precari di tutta Vicenza, unitevi! Da VicenzaPiù n. 205

Di Alessio Mannino Sabato 15 Gennaio 2011 alle 02:46 | 0 commenti

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Dalla lotta di classe che ancora c'è all'analisi della protesta locale contro la Gelmini. Fino alla sconfitta del No Dal Molin

Marx è ancora fra noi. Non ha più la zazzera grigio-topo e il barbone profetico: oggi si presenta col ciuffo vagamente emo, la sciarpetta impegnata e la freschezza giovanile di un ventunenne che si dichiara comunista (sapendo, badate bene, cosa voglia dire questa parola). Cosimo Bruzzo coordina il Circolo Gramsci di Vicenza, ossia i giovani di Rifondazione Comunista, ed è il fondatore del Collettivo Studenti Scuola Pubblica della città.

Diplomato al liceo classico Pigafetta, studia all'Università di Trieste. La fede nel socialismo scientifico l'ha abbracciata grazie ai genitori, "che mi hanno trasmesso i valori dell'uguaglianza, della libertà, della democrazia, e della Costituzione".
Come la Costituzione? E' diventato un testo marxista?
E' il frutto di un compromesso in cui ha avuto molta importanza il Partito Comunista...
D'accordo ma se per essere comunisti basta amare la Costituzione, dovrebbe essere iscritta a Rifondazione mezza Italia...
Chiariamo: io voglio abbattere la società capitalista.
Oh, ora ci siamo. Domanda: anche se il socialismo reale si è rivelato tutto fuorché democratico e ha fallito nella sfida di efficienza col capitalismo?
Il socialismo reale ha commesso una serie di errori. Uno soprattutto: l'eccessivo autoritarismo. Vorrei una democrazia di classe.
Ci sono ancora le classi, borghesi e proletari?
Certo che ci sono, perché ci sono ancora oppressi e oppressori. I secondi sono, per capirci, Marchionne e la Gelmini, i primi sono gli operai e gli studenti. Il marxismo è uno strumento di analisi ancora valido. Prendiamo la libertà di stampa: oggi è una scusa per i ricchi per controllare l'informazione, mentre tutti devono poter esprimersi.
Questo il quadro. Veniamo alla protesta contro la riforma universitaria che ha visto sollevarsi anche i vicentini. Com'è andata da queste parti?
Qui la mobilitazione è stata fatta dagli studenti medi. Gli universitari come me hanno messo a disposizione la propria esperienza. A Vicenza gli studenti dell'università sono pochi, e poi le facoltà sono controllate da Confindustria.
Prego?
Non esiste un movimento organizzato per l'università pubblica, gli universitari qui sono caratterizzati dalla passività, da una mentalità di origine ecclesiastica per cui ascoltano il sermone e se ne stanno buoni. E le facoltà sono state volute e sponsorizzate da Confindustria, per cui hanno sempre osteggiato l'auto-organizzazione studentesca. Il No Dal Molin, in questo senso, è stato uno spartiacque: prima Vicenza non era abituata a mobilitarsi. Io stesso sono cresciuto con le lotte contro la base, purtroppo fallita anche per colpa del Presidio, che ha scelto di farne una battaglia solo locale invece che nazionale. Accontentandosi del Parco della Pace, che, come hai scritto tu, è la foglia di fico della sconfitta.
Nel concreto come si è svolta la protesta vicentina?
Innumerevoli assemblee che il 30 novembre sono sfociate in un grande corteo e nell'occupazione del Martini, durata da mezzogiorno alle 10 di sera, grazie a un accordo col preside. Il giorno dopo è stata occupata un'aula per qualche ora dal Coordinamento Studentesco. Poi c'è stata anche la mobilitazione del 14 dicembre, giorno del voto alla riforma.
Di quali sigle si compone il movimento qui?
Ci siamo noi Giovani Comunisti che abbiamo fondato il Collettivo, che inizialmente doveva essere uno spazio in cui si sarebbero dovute ritrovare tutte le realtà contrarie alla riforma, ma l'intento è fallito perché, a causa delle rispettive convenienze, il Coordinamento, cioè i centri sociali, e la Rete degli Studenti (che si rifà all'area Pd-Cgil) si sono tirati fuori. La Giovane Italia, organizzazione del Pdl, non ha rappresentanti negli istituti, e anche al Rossi i Giovani Padani sono stati battuti.
Non entriamo, qui, nel merito della riforma, ampiamente dibattuto nelle scorse settimane in tutto il Paese. Parliamo del nocciolo della questione: la precarietà. Gli imprenditori sostengono che, a causa della globalizzazione che piaccia o meno è un fatto, occorre adattarsi a contratti flessibili.
Un futuro precario significa che non c'è la possibilità di auto-realizzarsi. La mia sarà la prima generazione che starà peggio dei propri padri. Noi vogliamo che sia attuata la Costituzione, che garantisce dignità e lavoro per tutti. La caratteristica fondamentale di questo movimento è di essere spontaneo proprio perché parte da queste basi. Sono stati i partiti a salire sui tetti della protesta, non, come dice il governo, noi che saremmo stati strumenti dei partiti.
Siete stati accusati di difendere lo status quo. E in effetti, per un comunista come te, come conciliare la "rivoluzione" con la difesa di diritti acquisiti? Pare una "rivoluzione conservatrice".
In un certo senso... sì. Ma in realtà nessuno ha sostenuto di mantenere l'università e la scuola così come sono. Alessandro Benigno della Giovane Italia in un'assemblea pubblica ha difeso la riforma perché c'è la crisi e bisogna tirare la cinghia. Però i miliardi di euro per salvare le banche che hanno causato la crisi ci sono. E perché non devono tirare la cinghia anche i manager delle aziende pubbliche?
Tuttavia con la crisi bisogna fare i conti.
Sì ma non possiamo essere solo merce sul mercato. Se il modello dev'essere la Cina, non mi va bene.
La realtà attuale dice che in Italia non siamo ai livelli cinesi.
I salari sono fermi da dieci anni, le tasse sono aumentate, il carovita è salito di anno in anno. E ci vengono a dire che dobbiamo adattarci alla precarietà, che significa che uno non può costruirsi un progetto di vita, di famiglia. Le persone così non si realizzano. Ci si chiede di essere solo delle macchine. L'imprenditore ha l'interesse ad aumentare il capitale tramite la flessibilità, io ho quello di farmi una vita.
Tu riproponi la lotta di classe. Non credi però che nella piccola impresa, come quella veneta ma in generale tipicamente italiana, sia superata nei fatti da un bel pezzo?
Secondo me le piccole imprese vedono a torto come loro avversario lo Stato, mentre il vero avversario sono la grande industria e le banche. Un'idea potrebbe essere quella che le piccole imprese si unissero in cooperative.
La lotta è avvenuta anche tramite violenze di piazza. Non sono stata inutili, anzi, controproducenti?
Il perbenismo è dire un no alla violenza semplice e puro. La maggioranza dei manifestanti condivideva quelle azioni. Il rischio è che si espanda, dando vita a uno scenario da anni '70. Inutili? Sono state utili a dare visibilità alle nostre ragioni. Dopo anni che la gente è incazzata, è chiaro che uno cerca lo sfogo. E' stato deleterio, però, che si sia parlato solo di violenza deviando l'attenzione dal merito, in maniera molto "mediatica".


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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