Cosa c'entrano i due marò con il 25 aprile?
Domenica 24 Aprile 2016 alle 21:52 | 1 commenti
A forza di rottamare qualcosa o qualcuno, nel nostro paese si vuole cancellare quello che “non è più di modaâ€. In questa maniera anche la memoria storica e, con essa, la coerenza e l'onestà intellettuale stanno diventando un lontano ricordo. Ma cosa ci si può aspettare da chi controlla l'informazione, offusca la realtà , confonde le cose, nasconde la verità , stravolge la storia a proprio uso e consumo? È giusto parlarne e sarebbe giusto ribellarsi per non assistere al tentativo giornaliero di subordinare la realtà agli obiettivi di una classe dirigente sempre più corrotta e mediocre. Dalle notizie sull'occupazione, a quelle su una presunta crescita che non esiste. Dal silenzio che avvolge gli infortuni e le tragedie che avvengono nei luoghi di lavoro, alla negazione dei diritti costituzionali che subisce chiunque viva del proprio lavoro.
Dallo stravolgimento della costituzione alla legge elettorale che impedisce una vera rappresentanza dei cittadini sostituendo il governo con il comando, la sovranità collettiva con il potere personale ... è tutto un accumularsi di menzogne, omertà , diritti negati e privilegi crescenti, perdita della memoria e conseguente cancellazione anche solo di sperare in un futuro migliore, in una società più giusta.
Quanto di più distante da quello che avevano sognato e costruito i partigiani che avevano combattuto e sconfitto il nazifascismo nelle nostre montagne, nelle pianure, nelle città , nelle fabbriche.
Esempio eclatante del tradimento della memoria storica lo abbiamo potuto letto in questi ultimi giorni. È l'accostamento della vicenda dei “due marò†alla festa della Liberazione. Una notizia che è passata come “logicaâ€. Prima la decisione della circoscrizione 1 di Torino di dedicare il 25 aprile ai due militari sotto processo in India. Decisione presa con l'approvazione di una mozione di Forza Italia votata anche dai consiglieri del PD. Poi le parole del presidente della Repubblica, quel Sergio Mattarella solitamente silenzioso, che in occasione di una cerimonia di celebrazione del 25 aprile ha detto"Voglio esprimere la vicinanza mia e di tutto il Paese a Salvatore Girone e a Massimiliano Latorre confermando l’impegno per una soluzione favorevole che si trascina da troppo tempo" dedicando, di fatto, la Festa della Liberazione ai “due marò†ormai assunti al ruolo di eroi nazionali. Ma cosa c'entrano loro con la Resistenza? Che senso hanno le parole di Mattarella e la mozione torinese se non quello di confondere la memoria storica di cosa è stata la guerra di Liberazione? E come si possono paragonare Salvatore Girone e Massimiliano Latorre ai partigiani?
Luigi Longo (il comandante “Galloâ€), Camilla Ravera, Dante Di Nanni, i sette fratelli Cervi, i fratelli Bogotto di Schio, Antonio Giuriolo, Bruno Viola “Marinaioâ€, Fiorenzo Costalunga “Argiunaâ€, Ferrer Visentini, Quirino Traforti “Carnera†e le tante donne e uomini, persone note e ignote, che si sono ribellate alla barbarie nazifascista non possono essere chiamate in causa in una vicenda, quella dei “due maròâ€, che vede due militari italiani sotto processo per l'uccisione di due pescatori indiani. Non c'è, né ci può essere, alcun nesso e nessuna similitudine. Ma la propaganda ha bisogno di creare falsi accostamenti per alimentare la confusione e l'ignoranza. Rientra in una normale logica di regime.
Il 25 aprile abbiate memoria dei Partigiani e non seguite i falsi miti. Ricordate i veri eroi che hanno ridato dignità alla nostra povera patria e che ci hanno consegnato un paese migliore e una bellissima Costituzione. Sappiate che oggi, politicanti eletti (ma sarebbe meglio dire “nominatiâ€) grazie a una legge elettorale dichiarata incostituzionale, la stanno demolendo e vogliono trasformare la nostra democrazia, nata dalla Resistenza e faticosamente difesa nei decenni successivi, in una oligarchia arrogante e totalitaria. Lottate perché questo scempio non avvenga.
Ora e sempre Resistenza.
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Sta bene ricordare i due marò, meno le retoriche, sempre più stantie, dai palchi di politici e intellettuali che non hanno certo contribuito a realizzare in Italia quei valori di cui parla con affettata maniera e qualche gridolino.