Confindustria e il manifesto per il Veneto di Zuccato
Martedi 3 Febbraio 2015 alle 21:31 | 0 commenti
Gli Industriali del Veneto preparano un documento che verrà presentato a politici e categorie sociali a fine marzo. E' la nuova visione di Confindustria Veneto che ha deciso di iniziare un percorso. Chi vuole si accodi
Subire o agganciare lo sviluppo. Stretta tra questi due estremi, Confindustria Veneto ha scelto di rimboccarsi le maniche e gettare le basi dello sviluppo della regione. Si chiama #Veneto2020 (ossia il termine della prossima legislatura) il manifesto in via di definizione che è stato annunciato questa mattina dai vertici dell'associazione degli imprenditori veneti, il presidente Roberto Zuccato e i vice Luciano Miotto ed Enrico Carraro.
Si comporrà man mano che avranno luogo i tre incontri a porte chiuse previsti nelle prossime settimane. Stakeholders, opinionisti e le giunte confindustriali del territorio si daranno appuntamento per approfondire tre ambiti di lavoro che poi confluiranno in un documento finale. Si comincia dopodomani, a Vicenza, parlando di "Nuovo manifatturiero e Cultura" («la sfida di riuscire a trasferirla nei nostri prodotti»), si prosegue a Treviso il 26 febbraio con "Nuovo Manifatturiero e Capitale Umano Innovativo" («per alzare il livello»), per finire il 12 marzo all'Aeroporto Marco Polo di Venezia con ‘Nuovo Manifatturiero e Vocazione Metropolitana" («per ripensare il Veneto»).
Come appare chiaramente, sono i temi emersi dal Rapporto 2015 elaborato nei giorni scorsi dalla Fondazione Nord Est che ha individuato in questi tre pilastri le fondamenta della terza rivoluzione industriale regionale. Un percorso per orientare il Veneto e il Nordest del futuro verso un nuovo rinascimento, fondato sul manifatturiero quale fattore che ha determinato la forza economica del territorio, ma secondo una nuova concezione che, per rispondere alle sfide globali, poggia su tre pilastri: capitale umano innovativo, cultura e vocazione metropolitana. L'esito finale diventerà materia di discussione il 27 marzo, quando al Campus di Ca' Foscari a Mestre, il sociologo Ilvo Diamanti presenterà le riflessioni elaborate alla classe politica, ammesso che venga visto il disinteresse totale dimostrato la settimana scorsa alla presentazione dell'analisi della Fondazione. Invitate anche le altre categorie economiche, dal turismo alle infrastrutture, dai servizi al commercio, «perché mettiamo a disposizione la nostra visione affinché venga condivisa - ha spiegato Zuccato -. Se qualcuno vuole, può farla propria nel programma elettorale, ma non è una lista della spesa. Noi imprenditori indichiamo la strada sulla quale ci incamminiamo, comunque».
Chi ha orecchi per intendere, capisca che «non possiamo rassegnarci, abbiamo deciso di rimboccarci le maniche, il Veneto è ripartito prima delle altre regioni grazie alla coesione sociale che ancora oggi possiede, perché le maestranze si sono strette intorno all'imprenditore per andare avanti, nonostante tutto» ha proseguito Zuccato. Nessun attacco alla politica, che «non ha più soldi da riversare sul territorio», ma la consapevolezza che «la Regione deve coordinare e facilitare il lavoro con leggi efficaci, ma il Veneto deve farcela da solo». E' la visione 2.0 dell'imprenditoria nostrana, che negli anni della Locomotiva d'Italia riusciva a lavorare nonostante la politica (alla quale domandava di essere lasciata in pace), e oggi chiede alla classe dirigente di accompagnare lo sviluppo industriale con provvedimenti ad hoc. Non più, come negli ultimi anni, l'indicazione di cosa andava fatto, rimasto in larga parte disatteso, ma un progetto già pronto da condividere.
«Anche Renzi ha capito che siamo importanti venendo qui appena eletto premier - ha continuato Zuccato -, abbiamo delle caratteristiche particolari che non possono essere ignorate». Ecco perchè è necessario adottare una nuova visione d'insieme, che metta al centro il Veneto come area metropolitana capace di attrarre talenti e investimenti stranieri, che possa dialogare con pari dignità con l'Europa e si coaguli intorno al brand di Venezia, anzi della «Venice manifacturing district». Allora stop ai venti indipendentisti «che ci fanno solo del male» e all'isolamento che frena lo sviluppo, nonostante le polemiche (subito arrivate) dei leghisti che difendono la lotta per l'autonomia e replicano, per bocca del capogruppo in Consiglio regionale Federico Caner, che «illustri iscritti a Confindustria» invitano «a lottare senza risparmio per l'autonomia regionale, affinché il gettito fiscale rimanga sui territori». Ma Confindustria sembra, almeno all'apparenza, coesa e decisa ad andare avanti sulla sua nuova strada.
di Fiorella Girardo, da VeneziePost
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