Condannato da Giovane Italia falò leghista di Garibaldi
Venerdi 4 Marzo 2011 alle 13:44 | 0 commenti
Alessandro Benigno, Presidente provinciale Giovane Italia Vicenza - Troviamo sconcertante l'episodio avvenuto a Schio nei giorni scorsi, che ha visto "presunti" venetisti bruciare la sagoma di Garibaldi in un falò alla presenza di alcuni sindaci, consiglieri comunali, provinciali e regionali della Lega Nord ma anche della Liga Veneta per l'autonomia (foto notizie.virgilio.it).
A quelli che minimizzano catalogando questo fatto come una "carnevalata" rispondiamo dicendo che nessuno può avere il diritto di insultare le icone della storia d'Italia, prendendosi quindi gioco del nostro patrimonio culturale, per alimentare un livore ideologico sfociante in celebrazioni che ricordano più quelle delle popolazioni tribali che della tradizione veneta e italiana.
Certo, sappiamo che argomentare di storia con coloro che vanno alle sagre leghiste con le corna di vacca e le pelli di lupo o che vanno a fare riti pagani sulle rive di un fiume può rivelarsi impresa ardua ma a questi, che rappresentano soltanto una parte del nord, vogliamo ricordare a gran voce come i sentimenti ostili allo spirito unitario sono un insulto a coloro che proprio dal Veneto hanno espresso un chiaro esempio di patriottismo italiano. Uno su tutti che si inserisce nel tema attuale: furono ben 151 i veneti e 34 i vicentini tra i Mille che seguirono Garibaldi nella celeberrima "impresa" del 1860 e tra questi vi era proprio uno scledense, Giuseppe Baice da Magrè!
Ma sono molti altri gli episodi che ricollegano Veneto e vicentino all'epopea risorgimentale.
Si pensi al maggio 1848 di Vicenza, quando la cittadinanza insorta a marzo contro gli austriaci ne respingeva eroicamente il successivo assedio, soccorsa da Daniele Manin e Niccolò Tommaseo in persona e appoggiata dalle truppe pontificie di Durando, che rifiutarono di ritirarsi all'ordine di Pio IX, preferendo combattere e morire per l'idea nazionale. Si pensi alla caduta cittadina del 10 giugno: stremati dalla violenta battaglia, i patrioti abbatterono la bandiera bianca rialzando il Tricolore veneto, riprendendo una lotta ormai persa. Si ricordino i plebisciti cittadini di Vicenza, Bassano, Padova, Treviso e Venezia del '48, che votarono l'unione al Regno che Carlo Alberto per poco non realizzò.
E successivamente si ricordino quei tanti giovani di tutta Italia che nelle trincee venete durante la Prima guerra mondiale hanno creduto, lottato e sacrificato la propria vita per la Patria. Si ricordi il valore simbolico che tuttora hanno il Piave e il Grappa per gli italiani non solo il 4 novembre.
Questi sono solo pochissimi riferimenti che dimostrano come il Veneto sia stato protagonista nella storia per costruire la nostra Italia.
Il resto è sterile propaganda che poco ha di culturale e tanto ha di strumentale.
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