Commercio, Usb: deregolamentazione orari dannosa per settore e lavoratori
Sabato 7 Gennaio 2012 alle 00:40 | 0 commenti
Germano Raniero, responsabile Usb lavoro privato - Il Lavoro Privato aderisce convintamente a sciopero generale 27 gennaio
USB Lavoro Privato esprime netta contrarietà alla liberalizzazione degli orari di apertura e di chiusura degli esercizi commerciali contenuta nel decreto del governo Monti, noto come "salva Italia". La completa deregolamentazione delle attività commerciali non porterà alla crescita economica, ma solo all'inasprirsi di una crisi che già da diverso tempo sta affliggendo il commercio, aggiungendo un ennesimo tassello al puzzle di precarietà , basso salario, difficoltà nella vita di relazione e degli ormai pochissimi diritti per oltre due milioni lavoratori del settore.
L'apertura ventiquattro ore al giorno e per tutto l'anno non sarà infatti sostenibile per le piccole e medie imprese, che capitoleranno nei confronti della grande distribuzione organizzata. L'innalzamento dei costi di gestione delle strutture sarà inevitabilmente scaricato sul costo del lavoro, visto che gli altri costi (come l'energia, le merci, i trasporti), sono più o meno uguali per tutti.
Lo strumentale richiamo all'Europa, utilizzato per far passare le peggiori nefandezze sulla testa dei cittadini e dei lavoratori italiani, risulta inoltre fuorviante. In Francia e in Germania, ad esempio, per le attività del commercio non vi è alcun limite di orario giornaliero di apertura e chiusura ma è salvaguardato il principio dell'apertura per deroga nelle giornate domenicali e festive. In Italia, invece, si è scelta la via della completa deregolamentazione dell'attività , anche nelle giornate domenicali e festive.
USB Lavoro Privato è dunque pronta a rilanciare le mobilitazioni nel settore ed aderisce convintamente allo sciopero generale proclamato per il prossimo 27 gennaio dalle organizzazioni sindacali conflittuali, per la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, per rimettere al centro la difesa e la riconquista del CCNL, dei diritti, del salario, della democrazia.
Vanno pertanto valutate positivamente tutte le iniziative, comprese quelle istituzionali, per limitare questa decisione lesiva del diritto alla vita "normale" sia dei dipendenti che dei cittadini
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