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Commemorazione dei caduti a Malga Zonta: oggi 67° anniversario dell'eccidio nazifascita

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 15 Agosto 2011 alle 11:13 | 0 commenti

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Anpi Vicenza  -  Lunedì 15 agosto 2011 ricorre il 67° anniversario dell'eccidio nazifascita di "Malga Zonta", che viene ricordato con una manifestazione organizzata dall'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (A.N.P.I.) di Vicenza, d'intesa con l'A.N.P.I. di Trento e di Schio, sotto l'egida del Comitato Permanente "Onoranze Caduti Partigiani", dell'Amministrazione Comunale di Schio, di Folgaria, di Caldogno e di tanti altri Comuni del Vicentino e del Trentino, in particolare di quelli che hanno dato i natali ai caduti.

La cerimonia celebrativa del tragico episodio che ricorda il sacrificio di Bruno Viola, Medaglia d'Oro al V.M., e dei suoi partigiani, vede ogni anno la partecipazione di migliaia di cittadini ed è considerata una delle più grandi manifestazioni interregionali.
I fatti storici risalgono al 12 agosto 1944.
Nella notte fra l'11 e il 12 agosto le forze naziste in rastrellamento nella Val Posina e sull'Altopiano di Folgaria, probabilmente guidate da collaborazionisti del posto, riuscirono a penetrare attraverso la Vallorsara, evitando i vari posti di blocco partigiani, in direzione di Malga delle Melegnette, di Malga Melegna e di Malga Zonta. I tedeschi circondarono la Zonta nella quale era acquartierato un gruppo di partigiani, alcuni dei quali saliti lassù nei giorni precedenti, in attesa del promesso lancio di armi da parte degli Alleati. Solo alcuni di loro erano armati. Li comandava Bruno Viola, nome di battaglia «Lampo - Marinaio», nativo di Vicenza e residente a Caldogno, già distintosi in precedenti combattimenti per coraggio ed abnegazione. Resosi conto dell'accerchiamento, attaccò i nemici con una furiosa sparatoria che li disorientò ed allo stesso tempo servì di avviso ai partigiani delle altre malghe, consentendo così il loro sganciamento.
In breve tempo per il rastrellamento si scatenò una vera e propria tempesta di fuoco da Folgaria a Posina. In particolare attorno alla malga il combattimento si fece intenso e violento e il «Marinaio» riuscì a resistere strenuamente con i suoi uomini. Un capitano tedesco e altri soldati caddero sotto i colpi dei partigiani e parecchi altri rimasero feriti. Quando, in momenti diversi del combattimento, due tedeschi tentarono di penetrare di sorpresa nella malga, egli piombò loro addosso, li disarmò e li catturò, ma poi generosamente li rimandò indietro anche nella speranza di allentare la morsa dell'accerchiamento e di salvare almeno i partigiani disarmati e i malgari.
Il combattimento proseguì finché, dopo circa un'ora e mezza di sparatoria, i partigiani finirono tutte le munizioni, anche quelle tolte ai tedeschi catturati. Essi furono costretti così ad uscire allo scoperto e ad arrendersi. I tedeschi allinearono allora tutti gli uomini del capo pattuglia «Lampo-Marinaio» e alcuni malgari lungo il muro del porcile della malga insieme ad una quindicina di altri prigionieri fatti nel corso del rastrellamento. Avvenne la cernita; alcuni di essi, per lo più i giovanissimi e i malgari più anziani, vennero tolti dalla fila dei condannati a morte. Diciassette però furono fucilati sul posto, quattordici partigiani e tre malgari.
Bruno Viola «Lampo-Marinaio», prima di essere colpito, ebbe la forza di esprimere il suo disprezzo contro tedeschi e fascisti e di gridare "Viva l'Italia!".
Si consumò così il tragico eccidio di Malga Zonta, una delle innumerevoli "tappe" della storia della Resistenza italiana per la conquista, con l'insurrezione nazionale del 25 aprile 1945 e la Liberazione vittoriosa, della pace, della libertà e della democrazia.
Malga Zonta è uno straordinario luogo simbolo della memoria del ‘900, punto di confine e fronte nella Prima Guerra Mondiale (proprio da qui partì il primo colpo di cannone nel maggio del 1915), nella Seconda Guerra Mondiale tra Alpenvorland e Italia e, poi ancora, nella "Guerra Fredda" con la presenza dell'unica base missilistica NATO dell'arco alpino, sita proprio in questo luogo.
Per questi importanti trascorsi storici le Regioni Trentino-Alto Adige e Veneto, d'intesa con le Amministrazioni Comunali contermini, hanno impostato e stanno attuando il progetto del "Parco Trentino-Veneto della Memoria".
La manifestazione si svolge proprio su questi dati storici e in questi luoghi e richiama tutti all'impegno per assicurare ai popoli pace, giustizia, libertà e democrazia.

 

"MALGA ZONTA: SIMBOLO DI INCONTRO, DELLA MEMORIA E DELL'IMPEGNO"
In quello che oggi è diventato il Parco Trentino-Veneto della Memoria, Malga Zonta costituisce
un punto di riferimento di forte valenza storica, culturale e civile nel processo di superamento delle
divisioni, delle guerre e nella conquista della pace e della democrazia. Fu infatti per secoli linea tormentata i confi ne tra Austria e Repubblica di Venezia e successivamente tra Impero austroungarico
e Regno d'Italia. Qui, lungo questa breve linea di confi ne, caddero più di 6.000 giovani italiani, austriaci, cecoslovacchi nella prima guerra mondiale. Qui, dopo l'8 settembre 1943, a seguito dell'Annessione al Terzo Reich dell'Alpenvorland (province di Trento, Bolzano e Belluno), venne istituita dai tedeschi una nuova linea difensiva, in vista dello spostamento del fronte sulle Alpi. Furono ancora
sangue e sofferenza. Qui, all'alba del 12 agosto 1944, nell'ambito dell'azione a tenaglia che i nazifascisti
condussero dalla Valdastico, dalla Valsugana e da Trento, avvenne la strage dei 17 di Malga
Zonta. Qui, agli inizi degli anni '60, nella logica della "Guerra Fredda", proprio a Malga Zonta fu
realizzata la più avanzata base missilistica alpina della N.A.T.O., con ogive atomiche puntate verso le
linee del blocco militare dell'Est. Ora Malga Zonta è luogo di pace e punto signifi cativo di incontro.
In quanto tale è stato scelto dall'A.N.P.I. nazionale quale simbolo per le celebrazioni del 25 aprile.
L'incontro del 15 agosto vuole dunque valorizzare i progressi democratici conquistati con tanto sacrificio e trasmettere ai giovani l'insegnamento della storia.
Dal discorso di Piero Calamandrei ai giovani sulla Costituzione:
Quando io leggo nell'art. 2, "l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica
e sociale", o quando leggo, nell'art. 11, "l'Italia ripudia la guerra come strumento di
offesa alla libertà degli altri popoli", la patria italiana in mezzo alle alte patrie, dico: ma questo
è Mazzini; o quando io leggo, nell'art. 8, "tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere
davanti alla legge", ma questo è Cavour; quando io leggo, nell'art. 5, "la Repubblica una e indivisibile
riconosce e promuove le autonomie locali", ma questo è Cattaneo; o quando, nell'art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate,"l'ordinamento delle forze armate si informa allo spirito
democratico della Repubblica" esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo, all'art.
27, "non è ammessa la pena di morte", ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria. Grandi voci
lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto
dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi
dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei
campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade
di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa
carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo
è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo
dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri
dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare
la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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