Comitato anti-abusi: "Torre Girardi, legge violata"
Mercoledi 29 Luglio 2009 alle 08:00 | 0 commenti
«Constato una sorta di schizofrenia fra l'alto momento progettuale del Pat e le scelte su casi specifici come la Torre Girardi». Paolo Crestanello del Comitato Anti-abusi ha fiducia nell'assessore Francesco Lazzari. Decisamente meno nel suo collega dell'edilizia privata, Pierangelo Cangini. I due impersonificano la scissione che lui denuncia, carte alla mano.
La Torre Girardi è un contestatissimo grattacielo che svetta nella zone ovest della città , non lontano da un corso d'acqua noto come Roggia Dioma (ed è un particolare decisivo, come ora vedremo). Il problema, che ha visto scontrarsi in tribunale Provincia e Comune ai tempi di Hullweck e Dal Lago, erano la destinazione d'uso, che l'area stabilirebbe come produttiva e non direzionale, e l'altezza, superiore di due piani ai 25 metri consentiti. Il caso è stato sanato dall'assessorato di Cangini (dirigente: Michela Piron, in attesa di conferma) con una multa di quasi un milione di euro e l'obbligo per il privato, la Geal-Bdf, di mantenere industriali i primi sette piani, mentre gli ultimi due possono convertirsi in uffici. L'assessore all'ambiente Antonio Dalla Pozza in seconda battuta ha puntualizzato che la sanatoria è stata l'opzione migliore per evitare contenziosi da parte del privato. Un modo, insomma, per evitare la richiesta di danni.
Ma il punto, secondo il mastino Crestanello, non è nella demolizione di quei due famosi piani in più. E' l'edificio stesso ad essere abusivo per intero. E questo perché si trova nei 150 metri di terreno adiacente alla Roggia Dioma, che li rende vincolati da un punto di vista paesaggistico. E per dimostrarlo ci racconta una storia che parte nel 2004. «In quell'anno l'Aim chiede l'autorizzazione paesaggistica alla Provincia per l'interramento di un elettrodotto, insomma per scavare. La Provincia domanda a sua volta al Comune. Nel 2005 arriva la risposta a firma del dirigente della mobilità Adolfo Trevisan, alquanto ambigua: nega che ci sia il vincolo ma non spiega perchè». Frattanto la Provincia autorizza ma apre un'istruttoria e chiede il parere della Regione, che dice la sua con estremo ritardo, nel 2008: la Roggia è vincolata in tutto il suo corso per 150 metri. Del resto, anche il Piano di Coordinamento Provinciale afferma che lì sussiste un vincolo. «Il fiume, infatti, fa parte di un elenco regionale di acque pubbliche che costituiscono vincolo in base alla legge nazionale (regio decreto 25/1/1923, ndr)». Cangini in consiglio comunale, incalzato dalla consigliere Cinzia Bottene, ha detto che l'area non è vincolata. «Mi spiace per lui, ma è clamorosamente falso. La Regione e la Provincia dicono il contrario. Perché lui non applica il vincolo, invece di trincerarsi dietro perizie che non c'entrano niente, che sono state una perdita di soldi?». Crestanello è allibito. E lo è ancor di più dopo aver sentito l'assessore, nella serata sul Pat del 20 luglio, dichiarare di conoscere la carta dei vincoli. «Come comitato, comunque, andremo fino in fondo. Chi firmerà la sanatoria dovrà risponderne in sede giudiziaria e contabile. A quel punto Cangini, messo di fronte all'evidenza, avrà tre possibilità : o tornare indietro perdendoci la faccia, o dimettersi, o andare avanti magari scaricando la responsabilità sul dirigente. E, sapendo come vanno le cose a Vicenza, credo sarà la terza».
Quanto alla giustificante di parare il colpo di un risarcimento danni, Crestanello cita l'altro caso di questi giorni, quello dell'ampliamento edilizio del terreno di proprietà della famiglia Scalesia, vicina ad An, nota come ristorante Conchiglia d'Oro. «Qui è stata fatta una variante ad hoc, e se la diamo per buona, cioè ben fatta, ci può stare (sempre al netto della valutazione politica: è giusto coprire gli errori del passato?). Ma come principio, io dico che un'amministrazione comunale può rivalersi dei danni proprio su chi l'aveva preceduta, e che può sempre cancellare i permessi in autotutela». Tornando alla Girardi, insomma, il contenzioso poteva essere girato agli ex responsabili dell'edilizia privata. Conclusione di Crestanello: «Cangini è dell'idea che lo scopo dell'amministrare sia il "buon senso". Sì, ma tenendo ferma come stella polare la legge, che dev'essere la linea di demarcazione sulla quale non si può transigere. Altrimenti non è più una questione di un edificio abusivo, ma di funzionamento dell'ordinamento civile e democratico». Il principio legale contro quello di realtà , ci verrebbe da dire. In quei 150 metri vincolati è presente, grossa come un macigno, anche la Fiera, oltre ad una bella fetta della zona industriale. Un giudice a Berlino seguirebbe la legge tout court. Ma siamo sicuri che lo farebbe anche il giudice di Vicenza?
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