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Maxi frode nei cellulari: società vicentina usa 49 "cartiere", mezzo mld fatture false

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 17 Dicembre 2011 alle 12:59 | 0 commenti

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Guardia di Finanza -  Società vicentina commercializza telefonini ottenuti attraverso 49 "cartiere" per frodare l'iva. Contestate false fatture per circa mezzo miliardo di euro: 2 indagati. La Guardia di Finanza di Vicenza individua una colossale frode nel mercato della telefonia cellulare

L'Italia è il Paese occidentale con il più alto tasso di penetrazione della telefonia mobile: secondo una recente statistica pubblicata dalla C.I.A., l'agenzia centrale di intelligence statunitense, nel "world factbook", gli italiani si collocano al primo posto, tra i cittadini dei paesi occidentali, nella classifica relativa alla diffusione dei telefoni cellulari.

E se ogni 100 italiani ci sono 155 telefonini, è evidente che il mercato continua a richiederne a prezzi sempre più bassi ed appetibili per le vetrine dei negozi di elettronica ed i banchi espositivi dei centri commerciali.

In questo contesto, vista anche l'estrema rapidità delle movimentazioni di merce che caratterizza il mercato dell'hi-tech, c'è qualcuno che tenta di incrementare i propri guadagni, "risparmiando" sulle tasse.
Per questo motivo, la Guardia di Finanza di Vicenza ha avviato un'azione di monitoraggio del settore finalizzata ad individuare le pieghe del sistema all'interno delle quali "i furbi" cercano di insinuarsi, facendo poi ricadere il peso economico delle irregolarità sulla massa dei contribuenti e dei commercianti onesti.
Attraverso l'incrocio dei dati acquisiti consultando le banche dati informatiche, i finanzieri hanno individuato una società a responsabilità limitata, con sede in provincia di Vicenza, che, nel giro di pochissimo tempo dal momento dell'avvio della propria attività, risalente al 2005, è riuscita a sviluppare un giro d'affari rilevantissimo, oggi giunto a circa 70 milioni di euro annui.
Tra gli elementi che hanno destato il sospetto degli investigatori delle Fiamme Gialle, è emerso che il "guadagno" medio a fronte della rilevante mole di merce compra-venduta risultava estremamente basso, attorno all'1%.
Dalla sede della società, al piano terra di un edificio residenziale, dove in un piccolo locale di circa di 40 metri quadrati e in un attiguo garage adibito magazzino, di dimensioni assai ridotte, è risultata lavorare una sola impiegata, i due soci gestivano il business.
I lotti di telefonini, comprati e venduti in decine di operazioni sviluppate ogni giorno, non venivano acquistati dai produttori o dai distributori "ufficiali".
La merce veniva acquistata attraverso le "vantaggiose" offerte proposte da anonimi fornitori, ubicati in tutto il territorio nazionale, che presentavano analoghe caratteristiche: aziende nate dal nulla e subito protagoniste di uno start-up brillantissimo, solidità patrimoniale del tutto esigua, riconducibilità a soggetti pregiudicati, stranieri o a "prestanome" privi di esperienze imprenditoriali, omissione (in molti casi) della presentazione delle dichiarazioni e, sempre, mancanza dei versamenti dell'IVA.
L'attività dei verificatori del Nucleo di Polizia Tributaria - da subito coordinata dalla Procura della Repubblica di Bassano del Grappa, nelle persone del Procuratore Capo, Cons. Carmelo Ruberto e del Sost. Procuratore Dott. Giovanni Parolin che ora vaglieranno gli elementi prospettati dalla Guardia di Finanza per assumere le proprie determinazioni - ha consentito di tracciare e ricostruire l'intera filiera di approvvigionamento della società berica: in relazione a ben 49 fornitori, rivolgendosi ai quali la società verificata aveva ottenuto l'85% dei propri acquisti complessivi (con punte, per talune annualità, superiori al 95%), è stato possibile rilevare che si trattava di "cartiere" ovvero di "filtri" che, a propria volta, si erano interposti, rendendo più intricata la "rete", in acquisti rinvenienti da ulteriori "cartiere".
Attraverso tale tipologia di acquisti, la società vicentina è riuscita a disporre di telefonini a prezzi vantaggiosi e poteva rivenderli, a prezzi altrettanto competitivi, ad altri operatori economici.
Il corrispettivo applicato, tuttavia, era il frutto dell'evasione dell'IVA operata dalle "cartiere" a monte della catena commerciale che, in questo modo, erano state in grado di "scontare" i telefonini anche del 20%.
Le "cartiere" ovviamente avevano una vita breve e, nel giro di pochi mesi, dopo aver accumulato un consistente debito IVA non versato all'Erario, cessavano ogni attività, facendo sparire le proprie tracce e, spesso, distruggendo la documentazione contabile.
Se può anche occasionalmente capitare che un imprenditore incorra, in modo del tutto inconsapevole, in un acquisto di merce rinveniente da una frode di questo tipo, appare antitetico alla comune logica quando, rivolgendosi a decine di soggetti diversi, per la quasi totalità dei casi, ci si trovi ad acquistare merce oggetto di una frode.
Peraltro, è stato riscontrato che la società in esame pagava molto di frequente, e consapevolmente, i propri fornitori attraverso "bonifici urgenti" ed, in taluni casi, addirittura in anticipo, in modo da consentire loro di far fronte al all'acquisto dei medesimi telefoni rivenduti.
Nella gran parte delle transazioni, la merce non veniva fisicamente movimentata in corrispondenza dei passaggi "fatturati" ma la stessa risultava stazionare presso società logistiche, senza entrare mai nella disponibilità fisica dei vari soggetti che ne gestivano la compravendita.
Nel periodo dal 2005 al 2010, il vorticoso giro delle fatture, ritenute per operazioni soggettivamente inesistenti, è quantificabile in circa mezzo miliardo di euro: quelle "utilizzate" dalla società sottoposta a controllo ed oggetto di contestazione dai finanzieri ammontano ad oltre 236 milioni di valore imponibile. Attraverso tali documenti ottenuti dalle "cartiere" e dai "filtri" cui si è rivolta, all'Erario sono stati sottratti ben 47 milioni di euro di IVA.
In relazione a tale condotte reiterate, i due soci, amministratori di diritto e di fatto della società sono stati denunciati per il reato di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
In taluni casi, come accertato nel corso delle indagini, la merce compravenduta dalla società in argomento proseguiva il proprio percorso attraverso ulteriori operatori per continuare a produrre indebiti benefici fiscali, a volte "girando" più volte attraverso le stesse "cartiere".
Per tale circostanza, a carico dei due amministratori della società berica è stata prospettata all'Autorità Giudiziaria anche l'ipotesi di reato di emissione di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, per un ulteriore valore imponibile di oltre 26 milioni di euro.
Nel corso degli approfondimenti investigativi, i finanzieri di Vicenza hanno riscontrato la contestuale presenza di ulteriori indagini condotte da altri Reparti della Guardia di Finanza ovvero di verifiche eseguite da Uffici dell'Agenzia delle Entrate che, in parallelo, avevano individuato forti criticità a carico di altri "anelli" della filiera: in ben 18 casi è stata appurata anche la sussistenza di separati procedimenti penali avviati da altre Autorità Giudiziarie (in Emilia Romagna, Lazio, Marche, Umbria e Trentino Alto Adige), sempre per i reati di utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
L'indagine esperita dalle Fiamme Gialle vicentine pone in luce la diffusione di un vero e proprio "sistema" finalizzato all'acquisto di telefoni cellulari al "netto" dell'IVA, evasa nei passaggi tra le imprese coinvolte nella frode.
Al riguardo, la ricorrenza di analoghi casi di frode nel settore del commercio di apparecchi telefonici ha indotto il Legislatore ad assumere contromisure volte ad arginare il fenomeno:
dal 1° aprile 2011, infatti, anche la compravendita di telefoni cellulari (come già avvenuto in altri settori economici frequentemente colpiti da fenomeni di frode IVA) soggiace alla disciplina del cd. "reverse charge" (ai sensi dell'art. 17, comma 6, del D.P.R. 633/1972).
Attraverso tale istituto normativo, l'IVA viene, di fatto, applicata solo sulla cessione finale dei beni, ossia verso i clienti ultimi, evitando, in tal modo, che nei passaggi intermedi si propongano cessioni imponibili operate da "cartiere" che, dopo aver riscosso l'IVA, ne omettono il versamento.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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