Coldiretti: stop all’invasione del grano straniero per il pane vicentino
Mercoledi 24 Febbraio 2016 alle 16:31 | 0 commenti
Coldiretti Vicenzainforma che anche nel Vicentino fa capolino il grano d’oltrefrontiera, che si trasforma in pane, in particolare sugli scaffali della grande distribuzione, che promuove a gran voce pane fresco tutti i giorni, traendo in inganno il consumatore finale, non sempre in grado di distinguere tra le diverse tipologie di prodotto e, soprattutto indotto in inganno da una comunicazione battente ed efficace. Sono questi i presupposti che hanno portato al osservare come dal grano al pane i prezzi aumentano del 1450%, con il grano che è oggi pagato come trent’anni fa, su livelli al di sotto dei costi di produzione attuali.
È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti presentata in occasione della mobilitazione degli agricoltori al porto di Bari, dove sbarca grano straniero destinato a produrre pane e pasta senza alcuna indicazione in etichetta sulla reale origine. “Nel 2015 sono più che quadruplicati gli arrivi di grano dall’Ucraina, per un totale di oltre 600 milioni di chili e praticamente raddoppiati quelli dalla Turchia, per un totale di circa 50 milioni di chili – spiegano il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù – e questo non può che allarmarci sulla sopravvivenza delle nostre aziende, che producono con metodi tradizionali e rispettosi dei processi naturali, dalla lievitazione alla produzione stessa del grano, che comportano sacrifici, in termini di tempo ed economici, che la grande distribuzione non sostieneâ€. Si tratta del risultato delle scelte poco lungimiranti fatte nel tempo da chi ha preferito fare acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da “spacciare†come pasta o pane made in Italy, per la mancanza dell'obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato. “Un comportamento reso possibile dai ritardi nella legislazione comunitaria e nazionale – sottolineano Cerantola e Palù - che non obbliga ad indicare la provenienza del grano utilizzato in etichetta. È fatto con grano straniero un pacco di pasta su tre e circa la metà del pane in vendita in Italia, ma i consumatori non lo possono sapere, perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichettaâ€. Il drastico crollo dei prezzi deve allarmare, infine, sul versante della sopravvivenza delle aziende e, di conseguenza, dell’occupazione. “I prezzi del grano duro sono crollati del 31% rispetto allo scorso anno – concludono Cerantola e Palù - su valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro del granaio Italia. In pericolo non c’è solo la produzione di grano ed il futuro di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano, ma anche un territorio di due milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione made in Italyâ€.
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