Coldiretti davanti a Montecitorio: "rischiano la scomparsa 33 formaggi veneti"
Mercoledi 8 Luglio 2015 alle 15:25 | 0 commenti
Coldiretti Vicenza resoconta la manifestazione a Roma contro il formaggio senza latte
Asiago messo sotto scacco dalla polvere di latte. L'8 luglio Coldiretti ha manifestato in Piazza Montecitorio a Roma per la difesa del made in Italy e per contrastare la produzione di formaggi e yogurt a partire da latte in polvere. Numerosa la delegazione vicentina, guidata dal presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola e dal direttore Roberto Palù, con la presenza del presidente dell’Associazione regionale allevatori del Veneto, Floriano De Franceschi.ÂLa scomparsa del vero formaggio. Il via libera alla polvere di latte farà sparire 487 formaggi tradizionali, di cui 33 sono veneti. A rivelarlo è Coldiretti, che oggi ha manifesta a Roma con allevatori, casari e consumatori in Piazza Montecitorio, a difesa del made in Italy. Con un chilo di polvere di latte, che costa sul mercato internazionale due euro è possibile produrre 10 litri di latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt e tutto con lo stesso identico sapore, perché viene a mancare quella distintività che solo il latte fresco può garantire a seconda dei territori.
Ci rimette la qualità , ci guadagnano le lobby. Con un chilo di latte in polvere si ottengono dieci litri di latte, al prezzo di circa 20 centesimi al chilo, che è pari quasi alla metà di quanto costa agli allevatori produrre il latte fresco dall’allevamento con le mucche. Gli stessi soggetti che chiedono all’Unione Europea di produrre il “formaggio con la polvere†sono coloro i quali sottopagano il latte agli allevatori italiani con prezzi che non coprono neanche i costi dell’alimentazione del bestiame.
A rischio chiusura molte stalle. A rischio c’è un settore che rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare italiano, con un valore di 28 miliardi di euro con quasi 180 mila gli occupati nell’intera filiera, ma che svolge anche un ruolo insostituibile di presidio del territorio, nel quale la manutenzione è assicurata proprio dal lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali al pascolo. In Italia sono sopravvissute 35mila stalle, che hanno prodotto nel 2014 circa 110 milioni di quintali di latte, mentre sono circa 86 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente. In Veneto le aziende coinvolte sono 3.500, che mungono ogni anno 11 milioni di quintali, dei quali l’80% è destinato alla trasformazione in Asiago, Grana Padano, Montasio, Piave, Monte Veronese e Casatella Trevigiana solo per citare i Dop.
Cala l’export, aumenta la dipendenza dall’estero. Il via libera alla polvere di latte significherebbe aumentare la dipendenza dall’estero con la chiusura delle stalle, la perdita di posti di lavoro e l’abbandono delle montagne, dove il formaggio si fa con il latte vero. Per ogni centomila quintali di latte in polvere importato in più scompaiono 17mila mucche e 1.200 occupati solo in agricoltura, secondo un’analisi della Coldiretti. Ma c’è anche un costo ambientale, perché il processo di trasformazione del latte in polvere in quello fresco, comporta, per la re-idratazione, un elevato il consumo di acqua.
Una battaglia da combattere fino in fondo. “Gli effetti di questa campagna contro il vero formaggio made in Italy – commenta il presidente Martino Cerantola – non riguarda solo gli allevatori, ma anche i consumatori ed un importante indotto che conta migliaia di lavoratori. Persone che, davanti allo scaffale, non sapranno più cosa stanno acquistando, anche per effetto di una normativa che favorisce la confusione e non premia la qualità e tracciabilità del prodotto, che per noi rappresentano un punto di forza da sempre. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che la polvere di latte è un prodotto “mortoâ€, privo di proprietà organolettiche, che potrebbe distruggere in brevissimo tempo la distintività di un prodotto la cui preparazione si è tramandata da generazioni e che tutto il mondo ci invidia e tenta di imitareâ€.
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