Cis, a palazzo Nievo maggioranza in frantumi
Giovedi 14 Aprile 2011 alle 08:53 | 0 commenti
Da VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n. 211 in distribuzione da venerdì 8 aprile e scaricabile dal questa testata web
Dopo la seduta del consiglio provinciale di martedì 5 aprile il maxi parco commerciale a Montebello caro al leghista Filippi è in discussione. Mentre l'asse Stefani, Schneck, Sartori rischia una batosta
(Ultima ora: E' convocato il Consiglio Provinciale, in sessione straordinaria, per le ore 15 di giovedì 21, aprile 2011 e di martedì 26 aprile 2011, n.d.r.)
Il destino del centro commerciale al Cis si deciderà a scrutinio segreto ma per questo motivo la maggioranza di centrodestra che regge le sorti del consiglio provinciale è andata letteralmente in pezzi.
L'istantanea che è uscita dall'assise del 5 aprile a palazzo Nievo lascia ben pochi spazi di manovra soprattutto per quella parte del Carroccio che fa riferimento al deputato berico Stefano Stefani nonché al presidente della provincia, il leghista d'assalto Attilio "Titti" Schneck, il quale in un sol colpo ha visto evaporare la nomea di panzer di sfondamento senza rivali. Più nel dettaglio martedì 5 aprile in aula l'opposizione di centrosinistra, per mesi dominata dal decisionismo di Schneck, è riuscita a trovare un asse comune con quella parte del Pdl che fa riferimento all'europarlamentare Sergio Berlato e con un plotoncino di tre consiglieri che fanno riferimento non a Stefani ma all'onorevole leghista Manuela Dal Lago. Questa inusuale compagine, da settimane contraria all'ipotesi di un centro commerciale a Montebello da costruirsi sui terreni della famiglia del senatore leghista Alberto Filippi in area Cis, ha operato a stretto contatto con Ascom e (questa è la voce insistente di "radio scarpa") con il Gruppo Ingui che a Montecchio, non molto lontano da Montebello avrebbe in animo un altro shopping centre, da realizzarsi per vero non su un terreno vergine, ma su di un'ex area industriale. Nonostante «le intemerate di Schneck» la maggioranza ha dovuto patire un uno due che l'ha messa al tappeto tanto da obbligare proprio il centrodestra a rifugiarsi nel corner della sospensione del consiglio fino ad attendere la prossima seduta della settimana entrante, sempre se non sarà ancora rinviata. Sul tavolo dell'aula però rimane un emendamento che votato, complice lo scrutinio segreto, così com'è potrebbe essere la pietra tombale dell'operazione Filippi. Non per nulla martedì in aula era intervenuto anche il segretario generale Angelo Macchia che aveva dato un parere tecnico negativo alla votazione a scrutinio segreto, il quale era stato percepito dalle opposizioni però come un diktat politico. Allo stesso modo l'ha pensata infatti il presidente del consiglio Valter Gasparotto (Pdl) che non ha giudicato sostanziato il parere di Macchia e ha acconsentito ad un voto segreto così come voluto dalla maggioranza trasversale. Il tutto mentre in aula si parlava di pressioni e finanche di intimidazioni per votare secondo i desiderata della giunta. Con più precisione i due schieramenti si erano divisi non tanto sulla votazione a scrutinio segreto sull'emendamento, bensì sulla votazione che introduceva lo scrutinio segreto. Votazione che il centrosinistra, pur con la contrarietà di Schneck, chiedeva ancora a scrutinio segreto: «questo per evitare ritorsioni politiche» sui consiglieri di maggioranza non allineati alla giunta. E quando i piani del centrosinistra si sono materializzati è scoppiata una bagarre. Tant'è che «il colpo patito» non è andato giù al capo dell'esecutivo il quale poche ore dopo il cazzotto rimediato in aula ha contrattaccato con un dispaccio al vetriolo nei confronti di Gasparotto. Epperò il messaggio per la giunta rimasto sui banchi della sala consiliare è chiaro: l'esecutivo senza i consiglieri della compagine «Berlato Dal Lago» può dire addio ai numeri per governare. Frattanto si parla già di trattative in corso ai piani alti dell'economia e della politica berica. Nel centrodestra i telefoni sono roventi. Nel Pdl poi l'ala che fa riferimento all'europarlamentare Lia Sartori, alleata di ferro di Schneck, è in subbuglio perché la vera sconfitta appare proprio la Sartori, uno dei politici più in vista nel Pdl regionale. La quale già nel 2008 aveva rimediato una bastonata alle elezioni municipali. Per di più se gli equilibri dovessero cristallizzarsi come usciti dalla seduta di martedì si potrebbe verificare l'ipotesi di un piano provinciale del territorio de facto modificato e fatto approvare da una nuova maggioranza trasversale creatasi ad hoc. Una situazione molto simile a quella vissuta durante gli ultimi anni del centrodestra quando questo sino al 2008 ha retto le sorti del comune di Vicenza.
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