Ciambetti: un errore bloccare federalismo demaniale per pagare debito pubblico
Venerdi 1 Giugno 2012 alle 21:27 | 0 commenti
Roberto Ciambetti, Lega Nord - Ciambetti "Bloccare il federalismo demaniale per pagare il debito pubblico: un errore storico, lo Stato spreca e fa pagare i suoi errori a lavoratori, pensionati ed enti locali"
"L'atto di indirizzo della Commissione bicamerale in materia di federalismo è una involuzione pesante, una svolta centralistica antidemocratica pericolosa". L'assessore regionale al Bilancio ed Enti Locali del veneto commenta così la notizia del voto espresso dalla Commissione che "nei fatti - dice Ciambetti - riduce il processo di riforma federale a ben poca cosa".
"Le forze politiche che reggono il governo Monti - continua l'assessore regionale - hanno respinto innanzitutto l'emendamento della Lega che chiedeva l'eliminazione dell'Imu sulla prima casa lasciando ai Comuni l'intero incasso della rimanete imposta che oggi viene invece mandato in buona parte a Roma costringendo gli enti locali a tagliare servizi essenziali soprattutto in materia assistenziale. Ma ancor più grave, e indicativo della svolta centralistica - rimarca l'assessore - è l'indirizzo votato dalla Commissione per cui il patrimonio demaniale di spettanza agli enti locali, il patrimonio al centro del cosiddetto federalismo demaniale, può essere impiegato a copertura del debito pubblico; in altre parole, patrimonio pubblico destinato ai Comuni, sul quale i Comuni facevano conto, secondo le forze di maggioranza, deve servire, cioè deve essere svenduto per abbattere il debito pubblico. La svendita è un atto irresponsabile ed è l'esatto contrario di quanto prevedeva la norma, secondo la quale i Comuni dovevano valorizzare un patrimonio sottostimato e sottoutilizzato. Con il voto di oggi - prosegue Ciambetti - a pagare le disfunzioni dello Stato e l'incapacità di effettuare una autentica politica di tagli nella spesa pubblica sono ancora gli enti locali e il decentramento. Insomma, a pagare sono sempre i soliti già tartassati e colpiti. A questo punto la cerimonia del 2 giugno diventa il simbolo di uno stato che non rinuncia alle sue spese, nemmeno a quelle francamente inutili vista la situazione, uno stato che non è capace di intervenire nelle sue disfunzioni e che scarica ogni costo, in maniera diretta o indiretta sui cittadini, i lavoratori, i pensionati, gli enti locali. Uno stato squilibrato, direi, visto che nello stesso voto della Commissione bicamerale non si interviene in tagli nel capitolo Roma Capitale, che, al pari della cerimonia di sabato prossimo, dovrebbe passare decisamente in secondo piano: prima di imporre l'accisa sui carburanti che sappiamo incidere in maniera pesante doppiamente tra i consumatori chiamati a pagare sia l'aumento alle pompe, sia gli aumenti del costo dei trasporti che si scaricano su beni e prodotti, uno stato serio avrebbe valutato dove tagliare per aiutare chi sta male e soffre. Per Roma capitale i soldi ci sono, per Mirandola o San Felice sul Panaro bisogna invece aumentare le accise? per le sobrie sfilate e cerimonie del 2 giugno i soldi ci sono invece". L'assessore al Bilancio ed Enti locale del Veneto rincara la dose: "Proprio ieri le parole del governatore di Bankitalia, che chiede di ripartire in maniera equa i sacrifici, erano un segnale chiaro come chiarissima era la preoccupazione di Visco - ha continuato Ciambetti - per una eccessiva imposizione fiscale che compromette ogni ipotesi di ripresa. Svuotando le casse dei Comuni, bloccando il processo del federalismo demaniale non si fa che ripercorrere errori tragici: dal governo della crisi stiamo andando, al passo di parata, magari sobria, alla svendita fallimentare dei gioielli di famiglia. Questo stato dimostra sempre più di voler far pagare ai cittadini e agli enti locali i suoi vizi e i suoi errori"
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