Ciambetti: lobbies e cricche contro federalismo
Mercoledi 11 Agosto 2010 alle 09:17 | 0 commenti
Roberto Ciambetti, Regione Veneto - C'è chi s'illude e punta ad affossare il bipolarismo e con esso il processo di riforma federale in atto nel Paese rispolverando quell' ingovernabilità che logora le Istituzioni, ma che permette a comitati d'affari trasformati in partiti di approfittare e usare le maglie larghe della spesa pubblica per alimentare una spirale perversa che sottrae risorse al Paese reale.
Il ritorno alla politica delle coalizioni e alle logiche consociative, che non hanno un programma omogeneo da presentare agli elettori, perché quel programma nascerà da mediazioni, con tempi di governo scanditi dalla clessidra di verifiche e controverifiche, è la scelta strategica di chi vuole impedire la modernizzazione del paese e il suo adeguamento alla realtà che sta uscendo dalla grande crisi economica, con una disoccupazione che non è di natura keynesiana, bensì classica, tecnologica e strutturale e che impone scelte difficili e anche dure, come ha fatto ben capire Marchionne negli ultimi mesi. Il welfare pubblico come la rete di protezione familiare hanno retto, molti cittadini hanno fatti grandi sacrifici, in tanti hanno mutato stili di vita, consumi e abitudini: la nostra realtà sociale sta cambiando. Purtroppo c'è chi non lo ha capito, chi non pensa che la perdita di posti di lavoro sia una prospettiva reale mentre il welfare, pubblico come privato, alla lunga non riusciranno a reggere: c'è chi non ha capito che lo scenario è mutato radicalmente e che la nuova società , la nuova economia, hanno bisogno di nuove regole e non certo di agevolazioni, assistenza o aiuti e contributi vari di stato.
Certo, le nostre imprese, export oriented, sono state avvantaggiate negli ultimi mesi dall'indebolimento dell'Euro e dalle rivalutazioni di Dollaro e Yen, ma ciò non deve trarre in inganno e, di certo, non basta per essere domani competitivi: bisogna abbassare i costi di produzione, salariali come no, interni ed esterni alle aziende, compresi quelli che le imprese sopportano impropriamente per le inadeguatezze del nostro sistema pubblico.
L'inadeguatezza delle inadeguatezze è la divaricazione tra la redistribuzione di poteri, funzioni e ruoli pubblici nel territorio e finanza pubblica, la divaricazione tra chi gestisce i flussi di entrate, lo stato, e la spesa, che fa capo agli enti locali e alle Regioni, il tutto in uno scenario di incredibile opacità . Una opacità che ha iniziato a diradarsi in virtù della straordinaria azione chiarificatrice del ministro Tremonti, che ha fatto del controllo della spesa una, se non la prima, delle forme in cui si esercita una politica pubblica degna di questo nome; Tremonti ha lasciato intendere come il domani dovrà essere fatto da stato, enti locali e Regioni virtuosi, da amministratori pubblici che abbandonino la strada della spesa pubblica, dell'assistenzialismo, dei favoritismi come delle clientele, come scorciatoia per conquistare e gestire il consenso elettorale per imboccare decisamente al strada dell'austerità e del rigore. Cura dimagrante per lo stato-apparato, per burocrazie inette e cricche d'ogni genere. Ma pensiamo veramente che cricche, burocrazie e apparati mollino la presa tanto facilmente?
La posta in gioco è altissima, come imponenti sono i flussi, di entrate e spese, che ruotano attorno alle diatribe di questi giorni e ai tentativi di un ritorno ad un passato in cui al bene pubblico era anteposto l'interesse privato.
Non è un caso se oggi i maggiori avversari della riforma, da Fini a Casini, da Lombardo a Rutelli, sono maggiormente radicati nel Mezzogiorno, dove le problematiche dell'economia produttiva e dell'impresa non sono così dirompenti come nel centro-nord, un Mezzogiorno dove è più facile suonare le vuvuzela della demagogia presentando il federalismo fiscale come fortemente penalizzante per il Sud. Non bisogna cadere nel tranello: la contrapposizione non è tra Nord e Sud, ma tra chi vuole accettare la sfida della modernità e chi, invece, preferisce il ritorno al passato anche a costo di staccare l'Italia dall'Europa.
ROBERTO CIAMBETTI Assessore regionale al Bilancio e enti locali
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