Ciambetti: "Concorso notai a Roma pilotato. Dove sta la notizia?"
Sabato 30 Ottobre 2010 alle 20:34 | 0 commenti
Riceviamo da Roberto Ciambetti (assessore Regione Veneto per Lega Nord) e pubblichiamo.
Chissà quale straordinaria congiunzione astrale ha fatto sì che la seconda prova d'esame per il concorso da notai svoltasi giovedì scorso a Roma fosse decisamente simile a quella proposta alla scuola Anselmo Anselmi dell'Ordine notarli romano un paio di settimane fa. Proteste degli esaminandi, esame sospeso e non c'è partito o esponente politico che non abbia preso spunto per esprimere la propria indignazione.
Coro unanime, come sempre in queste occasioni, proteste, denunce. Poi scenderà il sipario anche su questo scandalo e tutto ritornerà come prima.
Ha ragione il professor Michele Ainis: un Concorso pubblico nazionale che si svolge a Roma pilotato per favorire alcuni candidati non dovrebbe far notizia. Clamoroso sarebbe il contrario: un concorso pubblico, a Roma, svolto nella massima cristallinità , limpidezza e severità , portato a termine nell'imparzialità assoluta e vinto dai migliori.
Nella mia provincia, Vicenza, qualche anno or sono si scoprì che nella graduatorie per bidelli su cento in lista ben 53 provenivano dallo stesso paese, Siano, cittadina campana, diecimila abitanti in provincia di Salerno, con una straordinaria propensione a esportare bidelli. E' solo uno dei tanti esempi che si potrebbero raccogliere: lo sanno bene tantissimi giovani del Nord che a fatica raggiungono titoli di studio sudatissimi e si vedono puntualmente scavalcati da colleghi con votazioni decisamente superiori alle loro.
Dai bidelli a notai, passando per i professori, i dirigenti scolastici, funzionari dell'agenzia delle entrate e delle dogane, agenti penitenziari e via dicendo con concorsi truccati si disegna la mappa forzatamente unitaria dello stato italiano, uno stato che parla stranamente con un forte accento meridionale negli uffici pubblici, uno stato che continua a far pagare le tasse al Nord e assumere, appunto attraverso concorsi pubblici, al Sud; anche così, aggiungo per inciso, si fanno saltare i conti pubblici, creando sacche di spesa improduttiva sotto la forma del pubblico impiego. Una spesa doppia, data non solo dal parassitismo quanto dall'inefficienza e incapacità professionale di tanti assunti.
Non parliamo così della farsa della fabbrica dei titoli di studio: vi sono regioni dove si sfornano diplomai e lauree, con titoli formali ben più elevati del livello di istruzione effettivamente raggiunto dai diplomati o laureati. Titoli che hanno valore legale, anche se non attestano nulla, anche se poi sanciscono delle disparità inaccettabili il che ci fa dire che prima o poi togliere valore legale al titolo di studio, per molte professioni, sarà una vera rivoluzione.
La faccenda è a tal punto immorale e insostenibile che persino esponenti politici del Nord provenienti dalla destra nazionalista ammettono che bisogna imporre una svolta, magari giungendo a regionalizzare i concorsi pubblici il che è indubbiamente il riconoscimento dell'esistenza di due Italie. Anche nei concorsi e nei titoli di studio, in altre parole, ci vorrebbe una sana ventata di federalismo, come ben sanno quei dirigenti scolastici del Nord che si vedono puntualmente scavalcati dai loro colleghi del Sud.
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