Ciambetti a Langella: un tempo per comunisti italiani vera patria era altrove e non in Italia
Giovedi 17 Marzo 2011 alle 21:51 | 1 commenti
Roberto Ciambetti, Assessore Regionale Lega Nord - C'è stato un periodo in cui per i comunisti italiani la vera patria era altrove e non certo in Italia. Per anni l'Unità , parlo del giornale e non del 17 marzo, era impegnata, una pagina sì e l'altra ancora, a dimostrare che gli Usa erano l'inferno dei lavoratori mentre la staliniana Urss era il Paradiso e comunque quello uscito dalla Rivoluzione d'ottobre etra il migliore dei mondi possibile (nell'immagin ei funerali di Togliatti nel quadro di Guttuso).
La straordinaria saga di Guareschi immortalata nella versione cinematografica di don Camillo e Peppone è di gran lunga più credibile della riscoperta italianità dei comunisti, post-comunisti e rifondatori comunisti che oggi sventolano tricolori nella nuova versione della festa dell'Unità . Costoro potrebbero sventolare un Tricolore sul quale si legge, in trasparenza, una nota lettera a firma di Palmiro Togliatti indirizzata a Vicenzo Bianco a proposito dei prigionieri di guerra (prigionieri italiani, il particolare non è marginale: parliamo di Alpini, non di leghisti) in Urss "...L'altra questione sulla quale sono in disaccordo con te, è quella del trattamento dei prigionieri. Non sono per niente feroce, come tu sai. Sono umanitario quanto te, o quanto può esserlo una dama della Croce Rossa. La nostra posizione di principio rispetto agli eserciti che hanno invaso la Unione Sovietica, è stata definita da Stalin, e non vi è più niente da dire. Nella pratica, però, se un buon numero dei prigionieri morirà , in conseguenza delle dure condizioni di fatto, non ci trovo assolutamente niente da dire (....) Il fatto che per migliaia e migliaia di famiglie la guerra di Mussolini, e soprattutto la spedizione contro la Russia, si concludano con una tragedia, con un lutto personale, è il migliore, è il più efficace degli antidoti...". Per chi oggi sventola il tricolore sabaudo si tratta di parole imbarazzanti. Che per il Pci andasse a due velocità lo dimostra anche l'incredibile jato tra la coraggiosa denuncia di Nikita Krusciov e le tiepidi, quanto tardive, ammissioni di Togliatti e soci relativamente alla presenza di non pochi dirigenti o semplici comunisti italiani (italiani, si badi), emigrati in Urss, vittime delle purghe staliniste. Non parliamo poi di Zara, Dalmazia e Istria e degli italiani (italiani, d'accordo veneto-italiani, finiti nelle foibe o cacciati di casa, costretti al profugato) o dei cominformisti ancor loro tricolori relegati da Tito nell'Isola Calva, calvario di tanti, ad iniziare dagli operai di Monfalcone, piccola Siberia nell'Adriatico: non c'è tricolore abbastanza grande per nascondere queste vergogne. Avanti popolo, alla riscossa, il tricolore trionferà ...
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........avanti popolo Veneto, alla riscossa.