Ciambetti a Langella: dopo retorica da domani i conti veri. E i tagli per le spese altrui
Giovedi 17 Marzo 2011 alle 13:32 | 1 commenti
Roberto Ciambetti, Assessore regionale Lega Nord - Giorgio Langella nel suo intervento commemorativo dell'Unità d'Italia mette in luce una serie di punti sui quali occorre riflettere: è vero, e non lo dico da oggi, che la vera Italia, non quella sabauda, nasce nel popolo, sia esso quello che combatte nelle trincee della Grande Guerra, come quello che cercò di contrastare i nazisti, quello che subì bombardamenti infami come i 54 raid che colpirono Zara, colpevole d'essere italiana e perciò dimenticata, tra gli eroi di Cefalonia come tra gli alpini, morti sull'Ortigara come sul Don, nei lager nazisti come nelle foibe, tra i partigiani della brigata Maiella come tra quelli della Brigata Osoppo.
E' anche vero Insomma, parlo dell'Italia che si riconosce nella Costituzione del 1948 non nello Statuto Albertino: quella Costituzione repubblicana che pone al centro del suo interesse il cittadino non più suddito, il lavoro, la democrazia, la giustizia, il regionalismo e non lo stato o il re come appunto accadeva nel Regno d'Italia. Non è un caso se la Costituzione italiana sia stata lungo disattesa e inapplicata e ancor oggi contrastata nell'applicazione avanzata e moderna del regionalismo: essa veniva, e viene, letta con gli occhi e la cultura che, da destra come da sinistra, vede la supremazia dello stato davanti al quale il cittadino passa in secondo piano. Personalmente dico che siamo ancora sudditi di uno stato inefficiente e ingiusto che in troppi non vogliono cambiare. Se non ci fosse stata la Lega siamo certi che ci sarebbe stata questa straordinaria proliferazione di Tricolori, camice rosse, 17 marzi e via discorrendo? Credo proprio di no: lo tsunami di retorica con il quale si vuole sommergere la battaglia federalista domani s'arresterà e allora bisognerà fare i conti, sia con i problemi veri, sia con una realtà tremenda che ci impone durissimi sacrifici nei servizi pubblici e nel welfare e che spinge a modificare la struttura statale, rendendola più leggera, più adatta alle esigenze dei tempi moderni. Insomma, la storia sta spingendo per la riforma ma qui da noi c'è chi vorrebbe ancorarci al passato e alla lettura mitica del passato, magari cancellando tutte le pagine scure, da Bronte a Pontelandolfo, da Bava Beccaris alle foibe e al martirio dei veneti dalmati e istriani. Una nazione vera, veramente unita, si tirerebbe su le maniche e farebbe i conti con la realtà oltre che con la propria vera storia: non siamo ai livelli di Grecia o Irlanda, Spagna, Portogallo, ma non stiamo nemmeno tanto bene perché non basta lo sforzo di tre regioni produttive e a trainare la carretta italiana, non bastano Lombardia, Veneto ed Emilia a risanare i conti di chi sperpera e spende, in assistenzialismo e clientele, inefficienza e incapacità . Passato il 17 marzo, domani si torna a fare i conti veri e i compagni di Langella assieme ad altri verranno a protestare perché la Regione taglia i fondi per il trasporto pubblico, i servizi sociali, gli investimenti e via dicendo. Tagliamo perché altri spendono al posto nostro: c'è chi la chiama Unità . Per me è ingiustizia, una ingiustizia che nasce in uno stato incapace di fare i conti, fare i conti con la propria storia, fare i conti con i problemi perché, dopotutto, arrivano sempre quei mone di veneti o lombardi a pagare il conto.
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