Chiuso laboratorio Arpav e ora scoppiano i problemi. Colombara: dov'è la prevenzione?
Giovedi 11 Luglio 2013 alle 16:17 | 0 commenti
Raffaele Colombara, lista Variati Sindaco - L’inquinamento delle acque emerso in questi giorni e che interessa in misura differente la rete idrografica della provincia di Vicenza, tocca in modo significativo anche la nostra città . Al di là delle misure messe in atto a tutela della salute pubblica (la potabilità dell’acqua; i nostri fiumi, inoltre, oltre che dai turisti tedeschi, sono utilizzati anche per attività sportive e di pesca) e delle decisioni che verranno prese in sede legislativa per stabilire i valori limite degli inquinanti.
I fatti di questi giorni mettono in evidenza che nonostante i progressi tecnici, quella dell’inquinamento ambientale è una questione che necessita della massima attenzione, anche a livello di scelte politiche; rimane perciò importante un sistema di analisi di prevenzione, che dev’essere indipendente; con la chiusura del laboratorio di Vicenza di fatto viene meno sul territorio la prevenzione e si perdono le competenze necessarie ad individuare sostanze chimiche nuove che necessitano di nuovi metodi di prova.
Il laboratorio dell'ARPAV sede operativa di Vicenza dal primo luglio non è più in funzione. Non era solo un normale laboratorio di analisi. Al suo interno vi si trovava l'“Unità di Ricerca e Sviluppoâ€, struttura a valenza regionale giustificata dalle caratteristiche industriali e produttive della provincia vicentina, il cui scopo, essendo svincolato dalla routine, si sarebbe dovuto occupare di sviluppare e validare nuove metodiche, funzioni che non possono essere quelle di un normale laboratorio di analisi privato.
Le ragioni d'essere del laboratorio vicentino sono legate alla specificità territorio: diversità di caratteristiche idrogeologiche; specificità degli insediamenti industriali; soprattutto, unicità di esperienze e metodiche di osservazione ed analisi legate alle professionalità .
Ricordiamo infatti che l’“Unità di Ricerca e Sviluppo†nasce per essere un riferimento specialistico per l’analisi delle acque di processo, ossia delle acque reflue degli impianti industriali che richiedono profili analitici specifici e complessi, anche alla luce dell’esperienza maturata nel settore dal Laboratorio di Vicenza al servizio di un’area produttiva con rilevanti problemi ambientali.
Il caso emerso in questi giorni è emblematico ed allarmante nello stesso tempo, e niente garantisce che non si possa ripetere in futuro.
Mette ancor più in evidenza come il piano di ristrutturazione di ARPAV sia miope e vada in direzione diversa da quella degli interessi della comunità .
Il sistema è tale per cui i pochi laboratori rimasti tendono a fare tutti le stesse analisi, che diventano standard e assimilabili a quelle di un laboratorio privato, venendo meno alla mission di prevenzione di ARPAV; nel nostro caso specifico si perde la capacità di sviluppare la ricerca di nuovi inquinanti.
Arpav dichiara di garantire le prestazioni analitiche passate e, anzi di migliorarne le qualità , ma nei fatti il numero di controlli è in caduta libera. Se numericamente il dato è allarmante, diventa addirittura inquietante il fatto che non si lavori all'individuazione e alla quantificazione di centinaia di composti potenzialmente presenti, con caratteristiche diverse nelle varie realtà territoriali, come il caso dei composti PFOA , ma ci si limiti alla mera routine.
Se ci fosse stata maggior investimento sulla prevenzione queste sostanze sarebbero state individuate per tempo e non casualmente come in questo caso.
Sostanze chimiche nuove  necessitano di nuovi metodi di prova.
L’attuale sistema non garantisce la prevenzione, ma solo la routine.
Chi tutelerà i cittadini da questi nuovi microinquinanti emergenti?
Come si tutelerà la salute stessa del cittadino?
Tutto ciò premesso, si INTERROGANO l’Amministrazione Comunale ed il Sindaco,Â
su quali siano le misure messe in atto da parte della nostra amministrazione a tutela della salute dei cittadini, visto l’alta concentrazione di inquinante rilevata in questi giorni in un pozzo della zona industriale, rispetto alla potabilità dell’acqua e considerato che i nostri fiumi, oltre che dai turisti tedeschi, sono utilizzati per esempio anche per attività sportive e di pesca;
se ritengano di dover intervenire presso ANCI, affinché l’associazione dei comuni sia parte attiva nel colmare il vuoto normativo riguardante l’inquinamento delle acque causato da sostanze perfluoro-alchiliche;
si INTERPELLANO gli stessi, che già si sono fatti parte attiva presso la Giunta Regionale del Veneto rispetto al futuro di ARPAV Vicenza, a sostenere anche alla luce dei fatti sopraesposti la revisione del piano di ristrutturazione dell’ARPAV e la riapertura del laboratorio di Vicenza, del quale si sottolinea ancora una volta e a maggior ragione l’importanza come sistema di analisi di prevenzione indipendente.
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