Cervello in fuga a Parigi. Per tornare a Vicenza
Martedi 1 Novembre 2011 alle 09:50 | 0 commenti
Di Lorenzo Scalchi
Ho 22 anni, e mi sono appena trasferito da Vicenza a Parigi per motivi di studio. Starò via un biennio. Sono anni che saranno importanti per la mia vita. Stiamo parlando infatti di un periodo cruciale per la mia formazione universitaria ed umana. Questo periodo non lo vivrò in Italia, ma lo passerò lontano, in una terra, la Francia, molto simile e molto diversa. E, in particolare, a Parigi anche se i motivi che mi hanno spinto ad andare all'estero sono prevalenti su quelli per i quali, poi, una volta decisomi, ho scelto Parigi.
In questi casi la notizia è quella ultimamente sempre più frequente: attenzione, ennesimo cervello in fuga! La notizia si forma dalla opinione comune che quando si parte non si parte, ma si abbandona. Falso! In primo luogo, la scelta di Parigi soddisfa il bisogno personale di trovare una scuola di ricerca che facesse per me, cioè specializzata in scienze sociali, con un profilo prestigioso. Sono andato a cercare quindi la particolarità , il meglio dell'offerta. Non sono a Parigi per Parigi, ma per la scuola. In secondo luogo la scelta dell'estero è il motore di tutto. Amo l'Italia, la sua società e la sua vita politica. Ho studiato scienze politiche. Voglio continuare a farlo, e cercherò di costruire un percorso di studi che mi permetta di prepararmi al meglio, analizzando politiche e politica. Ricerco l'estero perché credo che dall'estero si possa guardare l'Italia meglio, meglio nella sua totalità . Vivere all'estero mi mette nelle condizioni di comparare continuamente l'Italia agli altri paesi. Per individuare gli aspetti che funzionano e quelli da migliorare. Da fuori. E' la mia personale scelta. E scommessa. Con la fine del lavoro indeterminato e con la continua flessibilità del lavoro e della formazione accademica, gli studenti oggi hanno talvolta la possibilità , altre volte la necessità , altre ancora il dovere (sempre più spesso tutte queste cose insieme) di specializzarsi nella maniera più originale possibile attraverso tanti percorsi accademici e di vita, anche diversi. Ma la scelta di andare all'estero non è originale se non la si inquadra nel mio obiettivo finale: tornare in Italia. L'estero mi serve per acquisire altre conoscenze, per comparare e focalizzare da lontano il mio Paese. Il mio scopo è fare tutto questo per tornare a immergermi di nuovo nell'intricato ma per me affascinante mondo del pianeta Italia. Un cervello in fuga non fa più notizia ormai. Ma un cervello che torna forse sì.
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