Centro antiviolenza, Zentile: la donna è un soggetto di diritto e non una proprietà
Lunedi 6 Maggio 2013 alle 10:57 | 0 commenti
Guido Zentile, candidato sindaco Prc - Il crescente e drammatico aumento dei casi di violenza nei confronti delle donne, circa cento casi seguiti dal Centro Antiviolenza di Vicenza, da maggio 2012 ad aprile 2013, necessita di risposte decise per arginare il fenomeno. Rifondazione Comunista si è sempre schierata a favore di una legge nazionale contro la violenza sulle donne, un fenomeno che si sviluppa in tutte le classi sociali, e nei diversi ambiti, da quello familiare, a quelli del mondo del lavoro, ma anche nell'ambito istituzionale e in quello pubblico quotidiano.
La nostra lista (Rifondazione Comunista) ha posto questo punto nell'ambito dei diritti civili, poiché la donna, la persona, non deve essere vista come un oggetto, una proprietà , ma un soggetto di diritto. Per questo propone la continuità , dei centri antiviolenza e degli sportelli antiviolenza, del patrocinio con l'ordine degli avvocati, affinché le donne che non hanno i mezzi possono portare avanti le cause contro i loro aguzzini, ma anche l'apertura di una casa rifugio comunale. L'amministrazione deve farsi promotrice, in recepimento della recente legge regionale dell'aprile 2013, affinché il proprio personale preposto sia formato, e lavori in sinergia con il pronto soccorso e le forze dell'ordine, al fine di fornire un servizio adeguato, per seguire, con la giusta delicatezza, i casi che si presentano al fine di debellare la piaga del femminicidio, della violenza non solo familiare, ma anche sociale e nel posto di lavoro, compresi lo stalking e il mobbing. Deve altresì adoperarsi per introdurre nelle scuole le materie dell'educazione sessuale e civica, necessarie per combattere il crescente fenomeno che considera le persone una proprietà . Per tutto questo si può trovare sostegno economico attraverso la collaborazione di Fondazioni, e richiamando puntuali fondi comunitari e regionali.
Siamo dell'idea che sia necessaria una legge nazionale che riconosca il femminicidio come reato contro la persona, e che impartisca delle pene elevate, e preveda, altresì, un finanziamento agli enti pubblici che si occupano delle vittime di violenza. Nello stesso tempo pensiamo che tale piaga non si può debellare senza una crescita civica e culturale, che riconosca l'universalità dei diritti civili senza distinzione di sesso, e che riporti nell'ordine la persona come soggetto di diritto, e non come oggetto usa e getta, una proprietà esclusiva di un'altra persona o di una azienda.
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